
Le sette ere di Givenchy dopo Hubert de Givenchy
Da John Galliano a Sarah Burton, ripercorriamo la direzione creativa della maison
06 Marzo 2025
Nel 1968, quando chiuse del suo atelier, Cristóbal Balenciaga indirizzò la sua clientela al conte Hubert de Givenchy, che considerava l’erede naturale del suo stile. Vent’anni prima, nel 1952, Givenchy aveva fondato la sua maison di moda segnando l’inizio di un percorso che avrebbe definito un’era. Givenchy riuscì a ritagliarsi un posto d'onore nel panorama dell'alta moda per il suo stile aristocratico che, privo da ogni stravaganza sensazionalistica, seppe però innestare nella sua sobria eleganza un moderato brio di fantasia, una circoscritta vena di eccentricità e un effetto sorpresa ereditato dagli anni di lavoro accanto a Elsa Schiaparelli. Fino al suo ritiro nel 1988, quando decise di vendere la maisonper 45 milioni di dollari al gruppo francese LVMH di Bernard Arnault. Da allora, la storia di Givenchy ha visto una successione di direttori creativi, ciascuno portatore di una visione differente, tra momenti di grande successo e controversie.
John Galliano (1995-1996)
Givenchy Fall 1996 Couture - Galliano's first collection pic.twitter.com/SVdeklR7ZI
— elena (@givemethecoins) March 18, 2023
Quando John Galliano prese le redini di Givenchy nel 1995, oltre a rappresentare il suo primo grande incarico, segnò un momento unico nella storia della moda britannica, essendo lui il primo inglese a capo di una maison francese. Givenchy fu proiettata in una nuova era di teatralità: la sua sfilata di debutto per l’Alta Moda Primavera/Estate 1996 trasformò le passerelle in un palcoscenico dove storia e sogno si intrecciavano. Abiti ispirati a Maria Antonietta, con corsetti aderenti e gonne ampie, celebrarono l’opulenza della Francia pre-rivoluzionaria. Galliano introdusse anche elementi narrativi che evocavano i fasti delle corti francesi, utilizzando materiali ricercati come broccati e velluti. Mentre Cathy Horyn scrisse su The New York Times che Galliano aveva «iniettato un’energia vitale in una maison che rischiava di diventare un pezzo da museo», la critica Suzy Menkes sottolineò sull'International Herald Tribune che «l’enfasi sull’esuberanza visiva rischiava di oscurare la raffinatezza silenziosa costruita da Givenchy stesso». Il 14 ottobre 1996, Galliano divenne il direttore creativo di Dior. La breve permanenza del designer inglese da Givenchy rappresentò una parentesi di novità per la maison e un'anticipazione del suo futuro. Parentesi che si riaprì con il suo successore nel 1997, quando Galliano e Alexander McQueen condivideranno il premio di British Designer of the Year.
Alexander McQueen (1996-2001)
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L’esperienza di Alexander McQueen a Givenchy rappresenta un capitolo complesso e polarizzante nella storia della moda. La sua nomina a direttore creativo nel 1996 fu un evento dirompente: un outsider britannico, noto per la sua estetica grunge e anticonformista, alla guida di una delle maison più prestigiose di Parigi. Il contrasto tra il suo background proletario e l’élite dell’alta moda francese generò un naturale “clash culturale”, trasformando la sua permanenza in un esperimento carico di tensione creativa. La sua collezione Primavera/Estate 1997, Search for the Golden Fleece (Alla ricerca del Vello D’oro), si ispirava al logo della Maison e alla mitologia greca. In particolare al mito di Giasone (discendente del Dio Ermes) e gli Argonauti. Con la collezione Autunno/Inverno 1998, Eclect Dissect McQueen unì simbolismi religiosi e immagini di martirio con un’estetica innovativa, trasformando la moda in performance. La collaborazione con Björk per il videoclip Alarm Call dimostrò ulteriormente la sua capacità di unire moda e arte. «La couture dovrebbe essere libera», disse McQueen in un’intervista al Guardian, esprimendo la sua frustrazione verso i vincoli della maison. Nelle collezioni di prêt-à-porter, come la SS99 e la FW99, il designer ridefinì i confini tra moda e arte performativa.
@form.community Alexander McQueen Interview on Fashion Television (1997) In the captivating interview on Fashion Television by Jeanne Beker, Alexander McQueen reflects on the state of fashion following his Givenchy debut in 1997. Lee shares a thought-provoking perspective on the industry, stating that he does not see clothes as inherently important, viewing them simply as garments rather than objects of veneration. McQueen challenges the seriousness with which the fashion industry often regards clothing, emphasizing the need for a more balanced and nuanced approach tied to his sexuality and lived experience. Shop now at FORM.SPACE
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L’operato di McQueen da Givenchy fu tanto rivoluzionario quanto controverso. Se da un lato riuscì a introdurre un linguaggio estetico innovativo e a esplorare il potenziale teatrale della moda, dall’altro le sue collezioni spesso destabilizzarono i fedeli clienti del marchio, che non si riconoscevano nel suo stile iconoclasta. Inoltre, come sottolinea Hilton Als su The New Yorker, McQueen dichiarò di non voler cedere alle aspettative di vestire clienti come Anne Bass «in abiti insanguinati», affermando che «il motivo per cui lo faccio è perché ho 27 anni, non 57». Nel 2001, quando si concluse la collaborazione con Givenchy, McQueen aveva già siglato un accordo con il Gruppo Gucci, che acquisì il 51% del suo marchio.
Julien MacDonald (2001-2005)
madonna wearing a givenchy haute couture f/w 2003 dress by julien macdonald during the making of her ‘vogue’ backdrop for the “re-invention” tour — directed by steven klein pic.twitter.com/FPVAVAgJb1
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Con l’arrivo di Julien MacDonald alla guida creativa di Givenchy, la maison prese una direzione più orientata al glamour hollywoodiano, segnando un cambio di rotta netto rispetto all'approccio provocatorio e concettuale di Alexander McQueen. La collezione Autunno/Inverno 2003 incarnò questa trasformazione: abiti da sera scintillanti, silhouette seducenti e dettagli audaci caratterizzarono le sue passerelle. Le creazioni sembravano progettate appositamente per catturare l’attenzione delle celebrità e del pubblico mainstream, con figure iconiche come Beyoncé e Madonna tra le principali muse del nuovo corso stilistico. Tuttavia, questa virata verso l’opulenza e l’immediata attrattiva visiva non convinse del tutto la critica. Cathy Horyn del New York Times osservò che MacDonald appariva «più interessato a vestire celebrità che a sviluppare una narrativa coerente per la maison», evidenziando come l’obiettivo primario sembrasse essere il consolidamento dell’immagine di Givenchy come marchio glamour piuttosto che il rinnovamento della sua tradizione di eccellenza sartoriale e innovazione artistica. Questo approccio, spesso considerato superficiale, non riuscì a ripristinare Givenchy come punto di riferimento per l’avanguardia della moda: brillante sotto i riflettori, ma privo di un'autentica direzione creativa.
Riccardo Tisci (2005-2017)
Riccardo Tisci, originario di Taranto e laureato alla Central Saint Martins, ha rivoluzionato la moda contemporanea trasformando il rapporto tra streetwear e lusso e riportando Givenchy ai vertici della scena internazionale. Durante il suo mandato come direttore creativo (2005-2017), ha ridefinito i codici estetici del brand imponendosi come uno dei designer più influenti degli ultimi vent'anni. Il suo approccio personale, radicato nel legame con la sua famiglia matriarcale e con la sua terra d’origine, si è fuso con una visione artistica complessa e originale, dando vita a uno stile spesso descritto come Urban Gothic Baroque. Tra le sfilate più memorabili di Tisci spicca la collezione Haute Couture Autunno/Inverno 2010, caratterizzata da una commistione di elementi gotici e dettagli intricati, come l’uso del pizzo nero abbinato a materiali innovativi. La collezione, che includeva abiti con silhouette audaci e dettagli barocchi, è stata fondamentale per rilanciare la couture di Givenchy come simbolo di avanguardia. La collezione Primavera/Estate 2012 segna un altro momento iconico, con ispirazioni tratte dal surf e dalla subacquea. Qui, neoprene e stampe marine si mescolano a dettagli lussuosi, confermando la capacità di Tisci di tradurre temi inaspettati in alta moda. Vanessa Friedman, allora critica del Financial Times, osservò che Tisci «ha ridefinito il confine tra lusso e utilitarismo, unendo eleganza e funzionalità in modo unico».
@nadirataniaa Riccardo Tisci at Givenchy was such an era, you just had to be there — #fashiontiktok #runway #givenchy #riccardotisci #archivefashion Veridis Quo - Daft Punk
Nel 2015, la sfilata Primavera/Estate tenutasi a New York in occasione del decimo anniversario del suo ingresso in Givenchy è stata un tributo alle sue radici italiane e al suo stile gotico. Ambientata all'aperto, con un tramonto come sfondo, ha celebrato la diversità e la spiritualità attraverso modelli di ogni etnia e religione. L’estetica di Tisci, che combina elementi religiosi, atmosfere barocche e riferimenti pop dark, ha attratto un seguito senza precedenti tra le celebrity. Madonna, Beyoncé, Rihanna e Kanye West sono stati ambasciatori naturali del suo stile. La collezione Autunno/Inverno 2011, con le sue iconiche stampe di pantere e fiori su sfondi cupi, è stata indossata da star internazionali, consolidando l'immagine di Givenchy come sinonimo di streetwear di lusso. Le sue collaborazioni con artisti come Marina Abramović hanno ulteriormente ampliato l’influenza culturale del brand. In particolare, la decisione di disegnare il merchandising per il tour Watch the Throne di Kanye West e Jay-Z ha sancito la fusione tra alta moda e musica, rendendo Tisci il primo direttore creativo di una grande maison a esplorare questa dimensione. Tisci è noto per creazioni iconiche come le Cuban Fit T-shirt con stampe audaci e la cucitura a “T” sulla schiena, le sneakers Tyson con borchie a forma di stelle e i pantaloni palazzo ispirati agli anni ’90. Ha reso il tartan, il neoprene e i dettagli gotici elementi centrali della sua poetica, influenzando designer emergenti e grandi maison. La critica Jessica Michault ha scritto su Business of Fashion: «La moda contemporanea è divisa in un prima e un dopo Tisci. Ha reso cool ciò che prima era considerato underground, portando lo streetwear ai vertici del lusso.»
Clare Waight Keller (2017-2020)
Every now and then this Givenchy Haute Couture by Clare Waight Keller red carpet look worn by Lady Gaga pops up in my head. Probably one of my all-time favorite red carpet looks of her.
— Jude Macasinag (@judeisjude) December 20, 2023
The lace could’ve looked so old, but with the silicon and foil treatment it feels quite new. pic.twitter.com/GFOUDQ49WX
Clare Waight Keller è stata la prima donna a capo della maison, ricordata soprattutto per l’iconico abito da sposa di Meghan Markle che consolidò la sua reputazione come designer elegante e sofisticata. La collezione Haute Couture Primavera/Estate 2018 si ispirò a linee pulite e materiali pregiati, rievocando l’eleganza senza tempo di Hubert de Givenchy con una modernità che celebrava la tradizione senza stravolgerla. Tuttavia, il suo approccio minimalista si scontrò con un mercato sempre più dominato dallo streetwear e dalla necessità di un’estetica più audace, rendendo le sue collezioni prêt-à-porter meno rilevanti per il pubblico contemporaneo. Nel 2020 il sodalizio finì, e lasciò il posto a Matthew M. Williams.
Matthew M. Williams (2020-2023)
@ryanyipfashion Mathew Williams and Givenchy has been on my mind ever since 2020 and it is not a good thought, because it is so mind boggling that the designs being put out turned out like that. What was suppose to be super exciting ans new and in Givenchy’s style to intorduce new blood to the brand has resulted in what we see in the latest collection #givenchy #matthewwilliams #alyx original sound - Ryan Yip
Matthew M. Williams entrò a far parte di Givenchy nel 2020 con l’intento di modernizzare il marchio, mantenendo al contempo una connessione profonda con le sue radici storiche. La sua carriera ha visto una rapida ascesa, grazie alla sua capacità di fondere design high-tech e lusso. Originario di Chicago, Williams fondatore di 1017 Alyx 9SM, ha iniziato il suo percorso nel mondo della moda lavorando con alcuni dei nomi più influenti e innovativi della scena contemporanea, come Kanye West, Travis Scott e Lady Gaga. Questa esperienza gli ha permesso di sviluppare una sensibilità per l’intersezione tra streetwear e alta moda, creando una visione in cui i confini tra le due sfere sono sfumati. Il suo approccio creativo è stato minimalista ma audace, caratterizzato dalla fusione di elementi utilitari e couture, con un’attenzione meticolosa ai dettagli. Williams ha enfatizzato l’uso di materiali innovativi, come il neoprene, e ha creato accessori iconici, tra cui la Cut-Out Antigona Bag. Una delle sue collezioni più celebri, la SS22, si è svolta in un’imponente struttura ovale che diffondeva una luce bianca e abbagliante, creando un’atmosfera unica che rifletteva la visione futuristica di Williams per la maison. Questo show ha segnato un'evoluzione evidente nel suo stile, che ha continuato a sperimentare con la commistione di elementi couture e sportivi, un’idea che aveva già accennato nelle collezioni precedenti e che ricordava l’approccio di Tisci. Sebbene il suo lavoro per Givenchy abbia suscitato ammirazione per la sua innovazione e il suo coraggio, il percorso di Williams con la maison francese si è interrotto alla fine del 2023. Durante il suo periodo alla guida del brand, Williams ha più volte dichiarato: «Guidare la direzione creativa di Givenchy è stato, come ho detto al mio arrivo nel 2020, il sogno di una vita».
Sarah Burton (2024-now)

La nomina di Sarah Burton come direttrice creativa rappresenta la chiusura di un cerchio simbolico con il suo mentore, Alexander McQueen. Con una carriera che ha saputo equilibrare innovazione e rispetto per la tradizione, Burton, che ha ricoperto il ruolo di direttrice creativa di McQueen per tredici anni e ha sviluppato un legame profondo con Lee McQueen prima della sua tragica morte, ha sempre dimostrato un grande rispetto per il suo mentore. Ora, avendo acquisito una visione propria, avrà finalmente l'opportunità di esprimerla liberamente, ricollegandosi simbolicamente a McQueen e chiudendo così quel cerchio. Il debutto di Burton in questa nuova fase arriverà domani, alla Paris Fashion Week, quando avrà la possibilità di delineare il futuro del brand.