
Il grande debutto di Mordecai alla Milano Fashion Week
"The Intelligence of Others" racconta il DNA della sartoria italiana contemporanea, con un'enfasi sulla resilienza

17 Gennaio 2025
Tra i debutti più anticipati di questa Milano Fashion Week Men's c’era Mordecai, il brand emergente milanese fondato nel 2022. Capostipite di un nuovo Made in Italy, che mixa l’eredità della sartoria italiana con la funzionalità della moda tecnica. Per la FW25, The Intelligence of Others, Mordecai ha deciso di dedicare la nuova collezione alla resilienza, come racconta il direttore creativo Ludovico Bruno: «La resilienza è diventata centrale nella nostra visione, soprattutto in un momento storico così complesso. È un omaggio allo spirito umano, alla capacità di adattarsi e reinventarsi senza perdere identità». La collezione riflette la volontà di dialogare con un consumatore che ricerca non soltanto l’estetica, ma anche una prospettiva concreta sul vivere contemporaneo. «Oggi la moda non può limitarsi a essere bella: deve avere una funzione, deve parlare alla vita delle persone e offrire loro qualcosa che rispecchi la loro realtà» afferma Bruno. Dalla manualità couture si passa a tessuti tecnici dal taglio quasi industriale, in un continuo rimando tra tradizione italiana e uno spirito urban-militare. I capi si adattano a molteplici contesti, grazie a zip, coulisse, volumi avvolgenti e la possibilità di modularne l’utilizzo. «Abbiamo lavorato molto sulla modularità e sulla versatilità, perché vogliamo che i nostri capi accompagnino chi li indossa in ogni situazione, senza mai sacrificare stile o praticità».
Il racconto visivo di The Intelligence of Others si concentra su un guardaroba protettivo, fatto di piumini-shield dalla linea scultorea e di sovrapposizioni che amplificano la versatilità. «Il concetto di protezione è fondamentale per questa collezione: vogliamo che i nostri capi siano un rifugio, qualcosa che non solo ti veste, ma ti protegge dal mondo esterno», spiega Bruno. Lavorazioni ad hoc su nylon, mussola di cotone, canvas e tessuti lavati e tinti in capo esprimono una visione dinamica, in cui i confini tra il casual e il formale si fanno volutamente sfumati. Spiccano le nuance polverose – avorio, fango, sabbia caramello – alle quali si affiancano il nero e un grigio intenso, che rimandano a paesaggi metropolitani. «Abbiamo scelto colori che raccontassero la dualità tra natura e città, perché la nostra vita si muove continuamente tra questi due mondi», aggiunge Bruno. A completare l’insieme, dettagli stampati che richiamano i motivi decorativi tipici dei tappeti azeri, aggiungendo una nota inedita e leggermente esotica. «Questi motivi decorativi rappresentano per noi il valore dell'incontro tra culture, la capacità di prendere qualcosa di lontano e renderlo parte di un nuovo racconto», sottolinea il direttore creativo.
Il messaggio di Ludovico Bruno rimane chiaro: la collezione FW25 vuole essere un tributo alla capacità di adattamento, al sapersi reinventare quotidianamente in un mondo sempre più esigente. «Resilienza, per me, significa aprirsi al cambiamento, accogliere nuove idee e trovare il modo di crescere anche nei momenti più difficili», spiega Bruno. Il focus è sulla persona che si muove rapida, ma non rinuncia a una certa cura estetica e a capi che possano anche raccontare un’idea. In questa visione, The Intelligence of Others invita a una prospettiva aperta e condivisa: «Credo che sia essenziale imparare ad ascoltare gli altri, ad accogliere punti di vista diversi e a tradurli in qualcosa di concreto. È così che creiamo qualcosa di veramente nuovo». Così, ogni capo diventa un frammento di evoluzione, un ingranaggio funzionale e insieme narrativo, dove l’avanguardia tecnica incontra la concretezza del Made in Italy. Una nuova definizione di resilienza, declinata in tessuti e tagli capaci di crescere con chi li indossa, e di raccontare una storia che appartiene a tutti. «Alla fine, ciò che vogliamo è creare capi che non si limitino a vestire, ma che raccontino una storia universale, una storia di adattamento e condivisione», conclude Ludovico Bruno.