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The Last days of Glory

Chi fermò chi?

Nella società delle immagini le parole dovrebbero assumere un potere ancora più forte e determinante, eppure si guarda sempre meno il loro significato, la loro etimologia. Stop, ordinare a qualcuno di fermarsi, non è sempre una cruda imposizione ma vuole essere anche un momento di riflessione, dove poter mostrare, spiegare quanto fatto fin'ora ai più. Fermarsi per raccontare e rafforzare la forza del proprio pensiero, farlo conoscere, promuoverlo attraverso un momento di pausa lontano, per assurdo, dalla velocità digitale di questi tempi. 

Noi volevamo fermare Lei per sottolineare il suo operato, per far conoscere, qualora ce ne fosse stato bisogno, ancor di più la sua rivoluzione stilistica, non volevamo certamente spegnere le sue parole, semmai diffonderle. Ci vengono criticati i mezzi, troppo aggressivi ed invasivi, che rompono addirittura il confine tra realtà e finzione, vengono attaccate le modalità di diffusione troppo legate al web, ma fatto sta che la paura è un sentimento che ci rende vivi e più che bloccarci dovrebbe indurci a voler conoscere, capire, sperimentare. 

Solo chi ha paura può avere il giusto coraggio per cambiare le cose, altrimenti saranno le cose stesse a cambiare noi, e da protagonisti ci ritroveremo ad essere semplici e inermi testimoni. Forse come ha detto qualcuno siamo arrivati prima del dovuto, ma il tempo è un concetto molto relativo, la verità invece è molto più semplice ed ironica: se è vero che noi volevamo fermare qualcuno, quel qualcuno è andato oltre ed ha fatto meglio, bloccando letteralmente Lui a noi.

Amare verità del 2.0 sono andate in onda grazie a Simone Marchetti su d.repubblica.it lo scorso 6 Novembre ed oggi riproposte sul nostro portale ... ai posteri l'ardua sentenza...