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Che cos'è la Dead Internet Theory?

Il web si sgretola

Che cos'è la Dead Internet Theory? Il web si sgretola

Qualche anno dopo l'arrivo di Facebook sui computer di tutto il mondo, si discuteva di un futuro momento in cui sulla piattaforma ci sarebbero stati più profili fantasma di quelli attivi, ovvero un maggior numero di account di utenti scomparsi rispetto a quelli ancora vivi. Oggi, a questo fenomeno si aggiunge la Dead Internet Theory, un'idea complessiva che vede il web come un vero e proprio mondo in fase di decadimento. Quante volte, nell'ultimo anno, ci siamo imbattuti in una pagina 404 Error? È questa l'immagine alla base della teoria - anche se, al principio, si parlava di una cospirazione circa la presenza di bot e contenuti generati automaticamente dalla curatela algoritmica per ridurre l'attività umana organica su internet al fine di manipolare la popolazione. Secondo quanto riportato da ANSA, il 38% delle pagine web non sono più accessibili, la conseguenza del passaggio dal «web statico», spiega all'agenzia l'esperto digitale Vincenzo Cosenza, ai «social media, i contenuti vengono creati sempre più per fotografare un momento e poi scomparire». 

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Is the Internet dead? Not yet

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Secondo una recente analisi di Pew Research Center, che ha osservato quasi un milione di pagine web dal 2013 al 2023, la Dead Internet Theory sta invadendo ogni spazio digitale, dai social media - come nel caso di Facebook - a Wikipedia, dove nel 54% delle pagine esistono collegamenti inesistenti. In dieci anni è scomparso circa il 38% della totalità delle pagine web, e solo nel 2023 è sparito l'8%. Il 23% di pagine online che contengono articoli di cronaca ha almeno un collegamento "morto", anche se il sito è ancora altamente trafficato. In più, sui siti governativi statunitensi, il 21% delle pagine ha almeno un link scaduto. In merito ai social media, la ricerca evidenzia che quasi un quinto dei post su X sono diventati inaccessibili a pochi mesi dalla pubblicazione, poiché i profili da cui sono stati condivisi sono diventati privati, sospesi o cancellati, con una maggiore incidenza di censura su contenuti in turco o in arabo - circa il 40% di questi sono diventati inaccessibili a tre mesi dalla condivisione.

Poco tempo fa, discutevamo del futuro di internet con Valerio Bassan, giornalista ed esperto di digitalizzazione, autore di Riavviare il sistema – Come abbiamo rotto Internet, e perché tocca a noi riaggiustarla. Il libro parla esattamente della responsabilità dell'uomo di proteggere la tecnologia, di costruire un Internet più sensibile. «Senza le persone internet come qualsiasi tecnologia è vuota. Noi siamo quelli che vi portano tanto valore», affermava l'esperto. Fino a pochi anni fa, film come The Matrix, Her e persino Avatar ci avevano fatto spaventare, mostrando come internet e l'avanzamento tecnologico avrebbero distrutto l'umanità, ma adesso ci ritroviamo proprio di fronte al problema opposto: abbiamo tra le mani uno strumento che ci permette di connetterci e di portare avanti la scienza, eppure lo abbiamo ridotto ad un cumulo di link morti e di stories che spariscono nel giro di 24 ore.