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A caccia di talenti all'International Talent Support

Tra un cocktail con Demna e un fashion show

A caccia di talenti all'International Talent Support Tra un cocktail con Demna e un fashion show

Quando si pensa alla moda in Italia, Trieste non è certo il primo posto che mi viene in mente. Città di frontiera, potremmo dire con un piede da una parte e uno dall’altra, il capoluogo del Friuli-Venezia Giulia accoglie da vent’anni i migliori talenti della moda provenienti da tutto il mondo, la culla della moda di domani che ha visto passare - solo per citarne alcuni - nomi come Matthieu Blazy, Chopova Lowena e Demna. Dopo una battuta d’arresto dovuta alla pandemia, l’ITS, International Talent Support, è tornato nella sua forma fisica con “The Ark of Creativity”, ventesima edizione del progetto nato dall’ambizione e dalla voglia di della fondatrice Barbara Franchin. «Mi si devono rizzare i peli» mi dice quando le chiedo cosa cerca in un designer emergente. «Se succede significa che c’è qualcosa. Un concetto difficile da esprimere a parole. Il lavoro dietro la collezione, le forme che ha tirato fuori, le tecniche di lavorazione o i materiali nuovi e mai visti prima.» Una pluralità che traspare anche dai premi assegnati, capaci in un certo senso di soddisfare qualsiasi idea di moda, da quella più pratica espressa da Charlie Constantinou, vincitore dell’ITS Arcademy Award con il suo gorpcore tie-dye ispirato alle tribù del Canada e dell’Alaska, a quella orientata alla sostenibilità di Mata Durikovic, designer slovacca vincitrice dell’ITS Media Award con la sua “crystal leather bioplastic”, un materiale edibile creato dalla designer stessa nella sua cucina.

Con loro anche la vincitrice dell’OTB Award Lili Schreiber, il vincitore dell’ITS Responsible Creativity Award Victor Salinier, la coppia Zong Bo Jiang & Xiaoling Jin, vincitrice dell’ITS Digital Fashion Award e tanti altri. Ma oltre alla celebrazione della moda e del talento, qualcosa che Barbara Franchin e ITS fanno da vent’anni, quello che mi ha sorpreso davvero di questi due giorni è il senso di famiglia che è nato intorno alla manifestazione, un momento di “raccolta” in cui è possibile scambiarsi idee e storie. Così si finisce per ascoltare rapiti i racconti di Deanna Ferretti sui suoi incontri con Martin Margiela o a chiacchierare nella lobby dell’albergo con Imran Amed, founder e CEO di The Business of Fashion: «La prima cosa che cerco in un giovane designer è la creatività, non solo nel design delle collezioni ma nella totalità del loro lavoro. Ieri abbiamo visto i portfolio, quello è un elemento che dice molto sulla visione di un designer. La seconda cosa che mi interessa non è tanto il lato commerciale, ma capire come possano trasformare la loro visione creativa in qualcosa che la gente voglia comprare. La moda è un business basato sulla creatività, ma per far in modo che questa possa andare avanti c’è bisogno che la gente compri i prodotti. La terza cosa che mi interessa è la chiarezza nella comunicazione, devono essere in grado di spiegare il loro lavoro, tanto nella parte scritta quando a parole.»

Se tutto questo non bastasse, l’ITS è anche quel posto in cui può capitare di passare mezz’ora a parlare con Demna, tornato dopo la vittoria del 2004 come membro della giuria,  del suo prossimo show di Parigi - ovviamente quello che mi ha detto rimane top-secret - bevendo un gin-tonic e mangiando un panino al salame. A preservare questa magia unica c’è poi il Museum of Art in Fashion, uno spazio che unisce l’archivio, lo spazio espositivo e l’accademia e che raccoglie vent’anni di ITS Contest, esponendo i lavori dei designer passati da Trieste. Se per l’apertura ufficiale bisognerà aspettare la primavera del 2023, noi fortunati abbiamo avuto la possibilità di visitarlo in anteprima, ammirando il portfolio presentato da Matthieu Blazy nel 2006 o “Fully dressed without a smile”, parte della collezione di Demna del 2004. È proprio guardando le creazioni custodite nel museo che ci si rende davvero conto del lavoro svolto dall’ITS nel corso degli anni, qualcosa che va oltre il semplice scouting avvicinandosi, in molti casi, a qualcosa di sovrannaturale come la preveggenza.