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La protesta per il clima allo show di Louis Vuitton

“Overconsumption = Extinction”

La protesta per il clima allo show di Louis Vuitton “Overconsumption = Extinction”

Ieri pomeriggio, alla sfilata SS22 di Louis Vuitton al Louvre che doveva chiudere la Paris Fashion Week, una manifestante è salita in passerella con uno stendardo che recava la scritta Overconsumption = Extinction e i loghi di tre gruppi  Les Amis de la Terre, Youth For Climate France ed Extinction Rebellion France. Su Twitter è stato subito diffuso il video della donna che, dopo aver camminato brevemente sulla passerella nel mezzo dello show, è stata placcata dalla security e portata via, non senza aver aggiunto un po’ di dramma alla sfilata finale della settimana.

Una portavoce di Youth for Climate France ha dichiarato sul sito di Amis de la Terre: «LVMH, il più grande gruppo del lusso al mondo, definisce i trend, massacra gli spazi pubblici con le sue pubblicità e ispira la popolazione a consumare oltre ogni limite, inclusi quelli che non possono permettersi i loro prodotti». Altri portavoce dei tre gruppi hanno anche accusato il governo Macron di non prendere le misure necessarie contro il cambiamento climatico e il sovra-consumo. L'episodio ha in effetti fatto tornare alla mente i molti discorsi sentiti da parte dei brand all'inizio della pandemia, quando la preoccupazione per il climate change era salita alle stelle e numerosi designer dichiaravano che avrebbero iniziato a produrre meno collezioni e meno item l'anno - discorsi che a lockdown finito hanno avuto poco seguito.

Extinction Rebellion era lo stesso gruppo che l’anno scorso aveva mandato un’attivista sulla passerella di Dior a sventolare un simile slogan, We Are All Fashion Victims. Ma altri eventi simili erano capitati a uno show di Nina Ricci del 2014, a mano del gruppo Femen, e soprattutto nei primi 2000, con le proteste della PETA che interruppero uno show di Dior nel 2003 e uno di Victoria’s Secret nel 2002. Naturalmente oggi la questione del climate change e del ridimensionamento dell’industria della moda è diventata qualcosa di molto più urgente.

Su Instagram e Twitter molti utenti si sono trovati d’accordo con la protesta e alcuni hanno pure sottolineato come la musica dello show, cupa e minacciosa, fosse stranamente adatta al momento. L'attivista Kendall Lee, ad esempio, ripostata da @hftgroup ha scritto: «Onestamente l’ho amata. Quando si parla di sostenibilità ci concentriamo sempre sul fast fashion ma la moda di lusso può essere altrettanto dannosa. Il sovraconsumo e la sovraproduzione sono un problema enorme […]. Con le mille stagioni […] che ci sono ogni anno con una media di 50 capi a collezione stiamo producendo molto più di quello che ci serve – anche più di quanto effettivamente vogliamo. Si vede chiaramente che i designer sono sovraccarichi di lavoro, e sforzarsi di essere sempre creativi non fa solo male all’ambiente e all’umanità, ma continua la speculazione tardo-capitalista sull’arte e fa produrre collezioni scadenti». Ma altri sono stati anche critici del gesto, sottolineando come i brand di moda producano in quantità relativamente limitate e sia il fast fashion il principale colpevole dell’inquinamento e delle emissioni.