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James Jebbia commenta per la prima volta il caso Supreme Italia

In un'intervista rilasciata a The Business of Fashion, il fondatore di Supreme NY attacca sul "legal fake"

James Jebbia commenta per la prima volta il caso Supreme Italia In un'intervista rilasciata a The Business of Fashion, il fondatore di Supreme NY attacca sul legal fake

Supreme NY è passata all'attacco.
Dopo circa due anni dall'esplosione del fenomeno Supreme Italia - conosciuto da molti come il caso del legal fake o legit fake - il brand di New York è passato da un silenzio assordante ad attaccare direttamente IBF (società che possiede Supreme Italia e Supreme Spain). L'escalation è avvenuto da dicembre 2018, quando il caso Samsung in Cina ha attirato l'attenzione della stampa globale - da Highsnobiety fino alla CNN - seguita poi dalla prima apertura di IBF di uno store a Shanghai. 
Supreme NY ha quindi deciso di aprire fronte pubblico - oltre a quello delle aule dei tribunali - attraverso dichiarazioni e attacchi diretti ad IBF. Il primo è stato il video pubblicato sul profilo IG intitolato FUCK THE FAKES, il secondo uno statement rilasciato ad Hypebeast, e il terzo (e più importante) sono le parole di James Jebbia rilasciate stamattina a The Business of Fashion.

Non penso esista un'altra azienda al mondo che ha dovuto affrontare una situazione del genere. Questo è un livello nuovo e inesplorato di truffa organizzata. Questa è un'azienda (IBF) che è riuscita a convincere una delle più grandi multinazionali al mondo che sono veri ed onesti.

 

Per approfondire: Breve guida a Supreme Italia e Supreme Spain -

 

Jebbia rilascia pochissime interviste e il suo coinvolgimento diretto sottolinea l'importanza che Chapter4 (la società che controlla Supreme) sta dando alla vicenda. Il cambio di strategia comunicativa è stato probabilmente spinto anche da Carlyle Group - il gruppo internazionale che nel 2017 ha rilevato il 50% del brand per 500 milioni di dollari - al fine da preservare il valore del brand proteggendo gli elementi chiave del business di Supreme: l'artificiale scarsità del prodotto e l'estrema fidelizzazione del cliente.
La presenza di IBF con store fisici in paesi come Spagna e Cina, impedisce l'espansione di Supreme NY in questi mercati e di fatto ne pregiudica il valore a livello globale. Sempre dall'intervista di Jebbia.

La gente deve sapere che il legal fake è una farsa. Sarebbe triste se le giovani generazioni dovessero pensare che fosse legittimo. Noi non facciamo casino sulla stampa, siamo sempre stati piuttosto tranquilli. Questa gente si è approfittata di questo... Noi non abbiamo neanche avuto il tempo di andare dietro a tutta la disinformazione e alle fake news che hanno mandato in giro...

 

Sulla situazione legale riguardo la registrazione del logo di Supreme, James Jebbia ha detto che "stiamo facendo ogni singola cosa possibile per sconfiggerli (IBF) e penso che alla fine ci riusciremo". La registrazione del logo è il punto fondamentale di tutta la questione: Supreme NY non ha registrato il proprio logo in molti paesi del mondo ed IBF ha iniziato a farlo sfidando così il brand americano.

 

Per approfondire: Perché Supreme NY ha problemi a registrare il Boxlogo? -

Al momento la battaglia legale tra IBF e Chapter4 si sta svolgendo su vari fronti: in Spagna, Italia, Cina e a livello Europeo, dove l'EUIPO ha rigettato per due volte il tentativo di registrazione del boxlogo da parte di Supreme, ma la stessa Supreme sostiene che la richiesta è ancora in stato di analisi. 
A precisare la situazione legale ci ha pensato Darci J. Bailey - general counsel di Supreme e responsabile del programma di registrazione del marchio di Supreme - che è stato menzionato nell'articolo di Business of Fashion

Non c'è una giurisdizione nel mondo in stanno facendo le cose in modo legale (in riferimento a IBF, ndr). Aprire negozi in giro per il mondo renderà la loro sconfitta solamente più clamorosa nel momento in cui li manderemo giù.

 

Riguardo l'articolo di BoF, IBF ha rilasciato ad nss magazine una breve dichiarazione in linea con la generale strategia adottata fino ad oggi:

Commentiamo le dichiarazioni di Jebbia limitandoci a dire che l’uso di termini e aggettivi rilasciati in maniera gratuita e disincantata sulla nostra società saranno portati all’attenzione degli organi competenti penali e non soprassederemo ulteriormente a questa diffamazione e calunnia internazionale. 

Continuate a seguire la vicenda su nss magazine.