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Antologia dei Cosmetic Pantashoes di Balenciaga

Le ispirazioni storiche e i tributi dello stivale del momento

Antologia dei Cosmetic Pantashoes di Balenciaga Le ispirazioni storiche e i tributi dello stivale del momento

Siamo tutti d'accordo nel dire che il premio come miglior trend di stagione se lo aggiudicano senza dubbio i "pantashoes" di Balenciaga. Nel caso qualcuno di voi fosse vissuto senza Internet fino a questo momento, stiamo parlando degli stivali-pantaloni in spandex che Demna Gvasalia ha ideato per la collezione SS17 di Balenciaga. Si tratta del capo più hot della collezione, e della stagione, ed è forse l'accessorio che meglio incarna l'idea creativa dello stilista, ovvero quella di unire moda e feticismo, di dare vita a un nuovo tipo di sartoria.

 

Dunque, gli stivali "due in uno" in spandex hanno confermato ancora una volta il talento di Demna Gvasalia nel monopolizzare i riflettori del mondo della moda, provocando il pubblico con collezioni concettuali o lanciando trends destinati a durare a lungo. Questa volta è stato un doppio capo in spandex ad assicurare a Balanciaga il primo posto sul podio dei brands più influenti del momento. E il fatto che il tessuto elasticizzato dei pantashoes e la Maison di moda dovessero incontrarsi per creare qualcosa di memorabile era già scritto nel loro destino, visto che lo spandex è stato inventato nel 1958, anno in cui Cristobal Balenciaga ha realizzato il celebre tessuto in seta Gazar diventato poi marchio di riconoscimento del brand. Tuttavia, l'incoronamento dell'incontro tra Balenciaga e gli stivali-leggings è solo l'ultima parte di un percorso che va avanti da molti, molti anni. Se pensavate che l'idea dei pantashoes fosse esclusiva di Demna Gvasalia, mi spiace, ma devo deludervi. 

(...) l'incoronamento dell'incontro tra Balenciaga e gli stivali-leggings è solo l'ultima parte di un percorso che va avanti da molti anni.


Il primo anello di congiunzione tra gli stivali a coscia alta – calzatura adottata anche dalle donne solo negli anni Sessanta grazie agli enfant prodige Yves Saint Laurent e Roger Vivier – e i pantashoes si ha con Beth Levine che negli anni Sessanta ha sperimentato l'unione di calze in nylon e scarpe di pelle o plastica per creare un unico capo. Nel 1967, invece, David Evins disegna per Oscar de la Renta alcuni stivali in pelle molto alti, che quasi sembravano pantaloni nel servizio fotografico che Vogue gli aveva dedicato.

In tempi più recenti, una versione più pop e ironica dei pantashoes è apparsa nel 2010 quando Willow Smith si è presentata ai Kid's Choice Awards con indosso un paio di Converse All Star rosa alte fino alla vita che diventano dei pantaloni. Tralasciando il dubbio gusto di quel singolo caso capo, nel 2013 è Tamara Mellon, ex Direttrice Creativa di Jimmy Choo, a realizzare un paio di legging-boots in morbida pelle. "Actually I'm really happy that they did that, because everyone thought I was crazy. It validates the idea. And I think more people will be willing to try it now that they've seen it", ha detto Mellon a riguardo dei pantashoes di Balenciaga. Infine, i casi forse più noti: gli altissimi stivali in latex di Raf Simons per Dior e quelli in jeans della collaborazione tra Rihanna e Manolo Blahnik. 

Adesso che abbiamo chiaro il background che ha preparato la strada per il successo di questo capo, resta solo una cosa da chiarire: perché i pantashoes piacciono?


Questa volta non è tutto merito di volti noti della moda e dello spettacolo che hanno "pompato" l'hype alle stelle, ma dell'immaginario che Demna Gvasalia è riuscito a creare intorno a questi pantashoes. È ormai noto che lo stilista georgiano sia il Re Mida della moda, che trasforma in tendenza ogni cosa che creare e che ogni suo capo d'abbigliamento ha il potere di conquistare il largo pubblico. Grazie a quell'aura di couture misto trash che sprigionano, la forza dei suoi abiti sembra proprio essere quel tocco di "innaturalezza" che li caratterizza, quel dettaglio inaspettato, grottesco, quasi fastidioso che però vi affascina. Gli abiti di Demna Gvasalia sono come un'opera surreale che vi disorienta, ma che non potete smettere di guardare affascinati. La seconda collezione di Demna Gvasalia per Balenciaga è tutto questo e i pantashoes in particolare sono la sintesi perfetta della linea creativa dello stilista.

Gli abiti di Demna Gvasalia sono come un'opera surreale che vi disorienta, ma che non potete smettere di guardare affascinati

Non solo, il capo "due in uno" piace perché mischia astutamente citazioni di diverso stampo: i colori saturi dello spandex richiamano lo stile sporty degli anni Ottanta - quello di Jane Fonda nelle sue lezioni di aerobica -, la linea pulita della silhouette ricorda il rigore anni Sessanta di Pierre Cardin, mentre il tacco a spillo e il design donano al capo la giusta dose di fetish, che, a sua volta, attinge dal bondage dei magazines di serie b degli anni Settanta e al look gotico di molta scena musicale underground dei primi Ottanta. Ispirazioni che mi mescolano insieme creando un capo tanto assurdo quanto affascinate, che gioca con una femminilità accattivante senza risultare volgare, anzi, auto-ironica. 

Dunque, Demna Gvasalia colpisce ancora.
La sua sartoria sovversiva piace perché non ha paura di sperimentare, di ribaltare le regole e di rendere l'inusuale bello, desiderabile.