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Come nasce un’opera digitale: la 3D Digital Art secondo Dangiuz

Il giovane artista ci racconta come funziona il processo creativo ai tempi del metaverso

Come nasce un’opera digitale: la 3D Digital Art secondo Dangiuz Il giovane artista ci racconta come funziona il processo creativo ai tempi del metaverso

Leopoldo D'Angelo, meglio noto con lo pseudonimo Dangiuz è un artista visivo-digitale e direttore artistico specializzato nella creazione di vasti dreamscapes ispirati all'estetica cyberpunk che ha pubblicato le sue opere sulle migliori pubblicazioni di settore del momento, come Sohu, Arte, Wallpaper Magazine, NVIDIA Studio Standouts e Juxtapoz Magazine. Dangiuz ha anche partecipato a mostre come DART2121 al Museo della Permanente di Milano e Heart of Cyberpunk a Hong Kong, collaborando con Maserati alla concept art del nuovo modello MC20 e con Rui Hachimura creando l'artwork che decora il primo kimono della serie Black Samurai. Le ispirazioni di Dangiuz sono i classici della fantascienza, Blade Runner in testa, ma anche capolavori del genere cyberpunk come Matrix, Ghost in the Shell e Akira - ispirazioni che traspaiono nelle sue opere incredibilmente complesse e stratificate, in cui sagome umane appaiono in controluce davanti a monumentali panorami futuristici che suscitano meraviglia e sono venati da una lieve malinconia.

Proprio Dangiuz è stato scelto da NVIDIA per la creazione di un artwork in collaborazione con il retailer di tecnologia Ollo Store che ha fornito uno degli ultimi laptop firmati NVIDIA Studio - branding che contraddistingue tutti quei prodotti ottimizzati in maniera specifica per il lavoro di content creation in vari ambiti. Questi prodotti infatti offrono il meglio dell'hardware attualmente a disposizione per il lavoro creativo, come le schede video GeForce RTX Serie 30 di NVIDIA. Inoltre, grazie ai driver NVIDIA Studio, il lavoro con i più comuni software di content creation è ulteriormente ottimizzato. Un tipo di strumento tech così avanzato è fondamentale per la creazione degli artwork di Dangiuz, che per la loro complessità richiedono un'elevata potenza di calcolo che consenta di disegnare velocemente, spostarsi all'interno dell’ambientazione 3D, aggiungere uno alla volta i singoli elementi, colori ed effetti visivi ma, soprattutto, di tagliare i tempi di renderizzazione. L'idea dietro il progetto è fornire, attraverso gli artwork digital di Dangiuz, una prova tangibile dell'efficienza dei nuovi prodotti NVIDIA Studio specialmente per quanto riguarda la modellazione 3D - campo che, con l'avvento del metaverso, sta per espandersi a dismisura e richiederà in breve tempo un grande numero di professionisti.

Per farci raccontare meglio il ragionamento, il know-how e i processi creativi che stanno dietro alla creazione di un digital artwork in 3D abbiamo intervistato Dangiuz, che ci ha parlato del suo lavoro, delle sue ispirazioni e anche del suo progetto collaborativo con NVIDIA.

Quando hai iniziato ad approcciarti all’arte in digitale? E cosa ti ha spinto a dedicarti a tempo pieno in questa attività?

Sono sempre stato attratto dall’arte fin da quando ero bambino. Tutto ciò che rientrava nella sfera della creatività riusciva a catturare la mia attenzione più di qualsiasi altra cosa. Ho avuto modo di capirne di più quando ho frequentato l'Istituto Superiore di Arti Grafiche e Fotografiche di Torino, dove ho deciso che avrei lavorato nell'arte. Ho scoperto il digitale in modo del tutto naturale, come per molti altri colleghi della mia generazione, e ho sempre guardato allo schermo del PC come a un universo che non aveva limiti. Al termine delle scuole superiori mi sono trasferito a Milano. Sentivo il bisogno di addentrarmi di più nel mondo della digital art, di cui oggi mi sento di far parte e dedicarmi a tempo pieno a quello che oggi è diventato il mio lavoro.     

Quali erano gli strumenti hardware e software che utilizzavi agli esordi e come sono evolute tecnicamente e artisticamente le tue opere in base alle tecnologie disponibili nel tempo?

Ho fatto tanta gavetta per arrivare a realizzare ciò che oggi mostro sui miei canali. Quando ho esordito nell'arte digitale sviluppavo le mie idee con semplici tecniche 2D: fotomanipolazioni, editing e qualche disegno stilizzato - i mezzi a mia disposizione erano tutt’altro che prestanti. Però ho avuto sempre un occhio attento a ogni nuova tecnologia hardware e software, proprio perché sentivo che quello che realizzavo non rappresentava appieno la mia visione iniziale. Con il passare del tempo, più progrediva la tecnologia più io miglioravo e ad affinavo le mie tecniche. Passando alla 3D Art, poi, ho aggiunto una dimensione in più. Oggi posso permettermi di uscire di casa, aprire il mio laptop e prendere ispirazione per i miei lavori praticamente ovunque e realizzare opere molto complesse composte da un’infinità di elementi, livelli ed elaborazioni sul posto. Cosa che era impossibile fino a pochissimo tempo fa.

Cosa stai utilizzando nello specifico oggi?

Ho a disposizione un PC fisso che ho assemblato da solo e un laptop di ultima generazione. Entrambi montano l’ultima serie di schede grafiche GeForce RTX di NVIDIA, che sono il cuore pulsante dei dispositivi - e che essenziali per esprimermi al massimo del potenziale. Soprattutto quando si tratta di finalizzare l’art a cui sto lavorando o renderizzare un lavoro, uso un laptop MSI Creator Z16 Nvidia Studio per portarmi il lavoro dietro e continuare a lavorare ai miei progetti ovunque mi trovi. I driver di Nvidia Studio, che supportano e ottimizzano l’hardware e software che uso tutti i giorni, rendono l'intero processo migliore e più fluido perché riesco a velocizzare al massimo i tempi di renderizzazione - un benchmark essenziale per chiunque operi nel campo della modellazione 3D e non solo. Il mio lavoro, e l'arte digitale in genere, non è solo frutto della creatività, ma anche dello strumento con cui lo creo. 

Come funziona il tuo processo creativo? 

Per terminare un lavoro da cima a fondo impiego in media dai 15 ai 20 giorni. Inizio sempre da un processo di ricerca delle reference da prendere in considerazione e che possono aiutarmi a visualizzare l’opera finale nella mia testa. Faccio le dovute prove, modifico, metto pian piano insieme gli elementi che voglio inserire, ci dipingo sopra e continuo fino a quando non ho ottenuto un’impostazione d’insieme che mi soddisfa. Mi capita anche di partire sketchando qualcosa sul mio taccuino, oppure direttamente sul mio laptop. A quel punto, mi piace definire la scena e il rapporto tra soggetti e oggetti definendone la composizione. Da lì proseguo con colori, luci e materiali. Non è mai escluso che io possa cambiare idea a metà strada, proprio perché sento il bisogno di trovare sempre soluzioni nuove a ogni rappresentazione.  

Come rapporteresti la tua arte in digitale rispetto a quella di un’opera su tela di un pittore, al di là delle palesi differenze tra fisico e digitale?

Sono convinto che, al di là di tutto, l’arte sia arte. Il mezzo utilizzato per produrla resta sempre e comunque un mezzo. La differenza sostanziale la fa l’esperienza, la conoscenza e ovviamente la creatività dell’essere umano. Io, con pennelli e colori in mano, sono certo che non riuscirei a creare quello che un pittore può fare con anni d’esperienza, così come un pittore non potrebbe opere come le mie con mouse, tastiera e anni d’esperienza sulle spalle.

Qual è secondo te il futuro dell’arte digitale? E come ti immagini il tuo futuro come artista digitale? 

Anche se non posso che essere di parte, l’arte digitale, nel senso più ampio del termine,  prenderà sempre più spazio e godrà di ottima considerazione mano che andrà definendosi. I segnali che ciò potrà avvenire prossimamente sono già abbastanza chiari: tantissimi nuovi artisti ‘non convenzionali’ sono saltati alla ribalta mostrando le loro tecniche sperimentali, così come nuovi stili e nuove espressioni stanno prendendo sempre più piede. Avverto freschezza e tanta voglia di cose nuove nel campo dell’arte, anche dal punto di vista dei curatori di mostre in musei e gallerie. Esporre opere su schermi digitali non sarà più un fatto sperimmentale, ne sono certo. E poi, per il momento, abbiamo solo bussato alla porta del ‘metaverso’ di cui tutti in questi giorni parlano. Io continuo a tenere sempre attento il mio sguardo in quella direzione che accennavo poco fa e te ne saprò dire di più, spero, in futuro!