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Come una sneaker è diventata virale senza il suo designer

Tra repost, superficialità e altre cattive abitudini social

Come una sneaker è diventata virale senza il suo designer  Tra repost, superficialità e altre cattive abitudini social

Se come diceva Andy Warhol “ognuno vivrà almeno 15 minuti di fama nella sua vita”, è innegabile che i social abbiano portato questa dinamica al suo massimo livello. Basta un post, una foto o una IG Story per passare da essere nessuno ad essere qualcuno, in una montagna russa di like e follower che rischia spesso di dare alla testa, trascinandoci nel suo vortice di emotività instabile. Un mosaico in cui spesso si incastrano anche i media, responsabili più di chiunque altro di questa dinamica, che specialmente in questo caso deve passare per una fase di verifica delle fonti prima di innescare un pericoloso effetto domino. 

Un effetto domino che nell’ultimo periodo ha travolto un nome in particolare, quello di Andrew Kostman, nato in Italia nonostante nelle ultime settimane i suoi lavori abbiano fatto il giro del mondo. Tornato a Lanciano dopo una parentesi in Lettonia, Andrew inizia a lavorare a un render di una sneaker incanalando la sua passione per il 3D nel mondo streewear. “Nel mio subconscio avevo sempre questa tendenza verso il mondo del footwear, specialmente le sneaker, ma avevo sempre paura di intraprendere questo cammino, percependolo troppo complesso e ambizioso. Testando in 3D, presi confidenza e capii che non fosse così utopico perseguire questa strada, avendo lentamente dei riscontri.” Un percorso che l’ha portato ad avvicinarsi al mondo Yeezy, come spiegato da lui stesso: “Aspirando a lavorare con loro, ho deciso di creare un concept delle Yeezy. Tutta la progressione della scarpa è stata apprezzata da Steven Smith e ad un certo punto dal CEO Matt George, così ho deciso di spingere un po’ di più questa situazione e di riproporlo on-feet.” 


In pochi giorni il concept di Andrew Kostman ha fatto il giro di Instagram, repostato su tutti gli account vicini al mondo Yeezy, fino ad arrivare su alcuni magazine online. Nonostante il momento di notorietà, il lavoro di Andrew aveva iniziato a girare senza il suo nome: “Il design è stato molto apprezzato e ricondiviso da molte pagine, a tal punto che la fonte delle scarpe è stata alterata e scambiata per una creazione di Kanye West, diventando un fenomeno di Twitter e finendo anche su GQ, tra i primi trend 2021 affianco a Pyer Moss.” Il meccanismo social aveva creato un mostro di cui anche Andrew Kostman aveva perso il controllo, facendogli perdere la paternità del lavoro e togliendo quello che secondo molti è lo spirito stesso dei social network: la condivisione.

Se questi mesi di pandemia ci hanno insegnato qualcosa, è stata anche la forza di internet e dei social per dare voce ai creativi in un momento storico in cui l’incontro fisico è pura utopia. Una piazza virtuale in cui scambiarsi lavori, pareri e apprezzamenti per far nascere progetti e collaborazioni. Ma tutto questo ha bisogno di rigore e disciplina, capire che il web è ormai il mondo reale e che per questo tutto deve essere trattato con il giusto rispetto. Un rispetto che deve partire dalle realtà più piccole fino a quelle più grandi, vere portatrici della verità o presunte tali. Seppur piccolo nella portata, il caso di Andrew Kostman ricorda quello di Tra My Nguyen, l'artista che aveva accusato Balenciaga di aver usato alcuni dei suoi design dopo che questa aveva mandato il suo portfolio al brand senza ricevere risposta. Un caso che ci insegna come la creatività, digitale o non, meriti sempre rispetto.