
Il caso NewJeans e i problemi dell’industria dell’intrattenimento coreana Il gruppo è tornato ad essere operativo, ma c’è davvero da festeggiare?
Uno dei principali luoghi comuni quando si parla di k-pop, o più in generale dell’industria dell’intrattenimento coreana, è che sia troppo artefatta: la musica sembra tutta uguale, gli idol appaiono come bambole e, in linea generale, manca autenticità. Eppure, nell’estate del 2022 è avvenuto uno shift generazionale. Il debutto a sorpresa delle NewJeans, gruppo composto da cinque membri (Hanni Pham, Danielle Marsh, Minji Kim, Haerin Kang e Hyein Lee) sotto il più grande conglomerato musicale asiatico, HYBE, era destinato ad avere una storia più grande di quella di un semplice girl group.
Nei primi due anni della loro carriera, le NewJeans hanno raggiunto livelli di influenza artistica e stilistica paragonabili solo a quelli di gruppi come BTS o Blackpink. Ambassador di Maison come Chanel, Gucci e Dior, headliner al Lollapalooza, muse di Takashi Murakami: le NewJeans sembravano pronte a diventare il prossimo fenomeno ultravirale del pop globale. Tutto sembrava perfetto, fino a novembre 2024, quando durante una conferenza stampa le cinque artiste dichiarano di voler terminare il proprio contratto con ADOR, la sussidiaria di HYBE, denunciando cattiva gestione e abusi interni.
Una mossa senza precedenti nel k-pop, considerando la lunga tradizione dei cosiddetti “slave contract”, accordi che vincolano gli idol per periodi dai sette ai nove anni. Da quel momento è iniziata una disputa legale tra le NewJeans e ADOR, durata quasi dieci mesi e culminata a fine ottobre con un esito negativo per le artiste. Nonostante ciò, la battaglia non sembrava ancora finita, almeno fino alla mattinata del 12 novembre, quando i membri hanno improvvisamente deciso di tornare a operare sotto la stessa label che in passato avevano definito «un posto poco sicuro». A quel punto, la domanda è diventata inevitabile: cosa è andato storto?
La causa tra ADOR e le NewJeans
@cnn In the latest twist in a long-running legal dispute between K-pop group NewJeans and record label Ador that has gripped fans, the group announced a rebrand ahead of a headline performance at ComplexCon Hong Kong in March. CNN's Mike Valerio spoke to the group in Seoul to find out more. Read more at cnn.com/2025/02/06/style/newjeans-kpop-new-name-hnk-intl
original sound - CNN
Per capire la portata del conflitto bisogna tornare all’aprile 2024, quando HYBE Co. avvia un’audit interna contro Min Hee-jin, CEO di ADOR e mente creativa dietro le NewJeans, accusata di voler rendere la sussidiaria indipendente a causa di un presunto conflitto d’interessi con Bang Si-Hyuk, fondatore di HYBE e figura chiave dietro i BTS. Min respinge le accuse, ma ad agosto viene rimossa dal suo incarico, scatenando il malcontento del gruppo, che chiede il suo reintegro e accusa HYBE e ADOR di aver compromesso il rapporto di fiducia.
Le ragazze, tutte under 20, dichiarano di non voler più lavorare sotto HYBE o ADOR e denunciano episodi di molestie lavorative e interferenze nella loro carriera, incluse accuse di sabotaggio interno da parte dello staff. A peggiorare la situazione, durante la disputa, documenti sensibili, tra cui cartelle cliniche, video e fotografie scattate quando i membri erano ancora minorenni, sono stati utilizzati contro le artiste come prove da parte di ADOR senza il loro consenso.
Nel febbraio 2025, in un tentativo di riscatto, le NewJeans si rilanciano con un nuovo nome, NJZ, ma il tribunale blocca subito il progetto e le attività promozionali con un’ingiunzione. Nonostante ciò, il gruppo si esibisce al ComplexCon di Hong Kong e annuncia poi una pausa indefinita. Dopo quasi dieci mesi di battaglia legale, a ottobre 2025 il tribunale distrettuale di Seoul emette la sentenza definitiva: il contratto con ADOR rimane valido fino al 2029.
La corte respinge l’argomentazione secondo cui la rimozione di Min Hee-jin costituirebbe una violazione contrattuale e invita entrambe le parti a riflettere “con calma” sul futuro. Dal 30 ottobre le NewJeans avevano quattordici giorni per presentare appello, ma 24 ore prima della scadenza due comunicati stampa annunciano prima il ritorno di Hyein e Haerin, poi quello di Minji, Hanni e Danielle sotto il management di ADOR.
La questione dei diritti degli idol
We are so proud of you too, NJZ pic.twitter.com/WmHBLh2FDb
— (@eeugeo) November 3, 2025
Il caso delle NewJeans ha riportato l’attenzione su uno dei nodi più complessi dell’intrattenimento coreano. A oggi, in Corea del Sud non esiste un framework legale dedicato ai diritti dei lavoratori dello spettacolo, una lacuna che si ripropone da anni, anche perché molti idol iniziano la loro carriera da minorenni, talvolta a soli tredici o quattordici anni, come nel caso di Hyein e Haerin, che avevano firmato il contratto con ADOR da adolescenti. Secondo alcune speculazioni online, proprio questa condizione avrebbe contribuito alla decisione del gruppo di tornare sotto HYBE.
Solo nel 2023 la Corea del Sud compie un primo passo concreto verso la tutela dei lavoratori dell’intrattenimento, approvando un emendamento al Popular Culture and Arts Industry Development Act, come riportato da Quartz Magazine. La nuova normativa introduce limiti più stringenti alle ore di lavoro dei minorenni e impone maggiore trasparenza nei contratti e nei bilanci delle agenzie, con l’obiettivo di ridurre le pratiche scorrette che da anni affliggono il settore.
Ma è solo nelle ultime settimane, presumibilmente sulla scia del caso NewJeans, che il governo annuncia la creazione del primo sindacato degli idol, come riporta il Chosun Daily. Il progetto mira a riconoscere ufficialmente gli idol come lavoratori a pieno titolo, con diritti e tutele previsti dalla legge. La richiesta, presentata al Ministero del Lavoro, sostiene che gli idol forniscono manodopera sotto la supervisione delle agenzie, seguendo orari e luoghi prestabiliti e ricevendo compensi regolari. Tuttavia, secondo l’attuale quadro normativo, continuano a essere considerati “fornitori di servizi”, e quindi esclusi da coperture come assicurazione infortuni, tutele contro il mobbing o malattie professionali, un vuoto legislativo che in passato ha contribuito a casi di abbandono dell’industria o addirittura suicidi.
E ora, che ne sarà delle NewJeans?
my heart goes out to newjeans bc i can't imagine how beaten down they must feel after all this to go back to hybe. they commited the worst sin possible of being young girls who advocate for themselves and were punished for it
— kevin alert! (@computercart) November 12, 2025
I fan del gruppo, noti come Bunniez o Tokki, non accolgono positivamente la notizia del ritorno delle NewJeans sulle scene. Dopo mesi di supporto durante la battaglia legale, il ritorno forzato sotto HYBE e ADOR appare come una sconfitta morale più che una riconciliazione. Su X, i fan che fin dal debutto avevano celebrato la loro autenticità e il loro approccio “diverso” rispetto al tipico k-pop esprimono frustrazione per quella che sembra una scelta imposta, priva di libertà reale.
Molti temono che, senza Min Hee-jin e il team creativo originale, responsabile della direzione estetica, musicale e visiva che aveva definito l’identità del gruppo e riconosciuto anche da testate internazionali come il New York Times, la BBC, Dazed e Time Magazine, le NewJeans perdano la propria anima. Il rischio percepito è che HYBE ne snaturi il linguaggio, imponendo formule più commerciali e standardizzate, cancellando quella freschezza che le aveva rese un unicum nell’industria.
Sotto la superficie, però, il malcontento dei fan va oltre la delusione artistica. Molti vedono nella vicenda la prova di quanto il sistema k-pop continui a esercitare un controllo totale sugli artisti, negando autonomia contrattuale e decisionale. La storia di Hanni, Danielle, Minji, Haerin e Hyein conferma che la visione occidentale del k-pop come industria ipercontrollata non è poi così distante dalla realtà. Anche quando cinque giovani donne cercano di difendere i propri diritti, finiscono per tornare nell’ambiente da cui avevano tentato di fuggire, mettendo in gioco tutto, persino la carriera. Nell’ultima apparizione pubblica del gruppo, Danielle, mentre accettava un premio per il gruppo, urlava al pubblico: «NewJeans never die». Una frase che oggi risuona più che mai, ma che lascia aperta una domanda: a che prezzo?














































