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BLEC, l'evento nato per unire le culture

Intervista a Dikele Distefano e ai suoi quattro soci

BLEC, l'evento nato per unire le culture  Intervista a Dikele Distefano e ai suoi quattro soci

L'anno scorso il regista e scrittore Antonio Dikele Distefano ha lanciato ufficialmente un evento chiamato Blec, creato per unire tutti le menti di prima generazione che culturalmente hanno molto in comune, ma che non hanno mai avuto la possibilità di incontrarsi. L'evento, che si è svolto per la prima volta questo inverno, è stato ricco di musica afro beat ed outfit in total black, in celebrazione di tutte le comunità presenti riunite attorno a cibo e musica. Dikele Distefano si impegna a creare almeno uno di questi eventi ogni stagione, con l'intento di espandere la comunità e creare connessioni significative attraverso un'atmosfera che sia uno spazio sicuro, soprattutto per le persone afro-discendenti in Italia, per riunirsi e celebrare tutte le diverse sfumature di cultura che esistono nel Paese. Per la stagione primavera-estate, il secondo evento è stato lanciato lo scorso fine settimana, dove Dikele e il suo intero team hanno curato una serata di puro divertimento, con tutti i partecipanti vestiti di bianco, che è stata la seconda stagione di pura gioia Black. Abbiamo parlato con Dikele Distefano e i suoi quattro soci per conoscere i dettagli della creazione dell'evento. 

BLEC, l'evento nato per unire le culture  Intervista a Dikele Distefano e ai suoi quattro soci | Image 453165
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Parliamo meglio del nome “Blec”. Cosa rappresenta e come è stato scelto?

Diane Judith, è una delle proprietarie del format e organizzatrici dell’evento: «È arrivato prima il nome, e poi l'acronimo. Cercavamo un nome che non fosse scontato, ma che allo stesso tempo fosse facilmente ricordabile. Blec è come si pronuncia in italiano la parola nero in inglese. Sembra semplice, ma è un acronimo importante: Black Lights Evolving Culture. Vuole raccontare una naturale evoluzione, una nuova cultura e una fiera generazione di colori che si sta facendo avanti, e che sta finalmente diventando luce.»


Che cosa vi ha spinto a creare questo evento?

Antonio Dikele Distefano, ha chiesto ai ragazzi di lavorare al progetto assieme a lui, che si occupa della parte creativa: «Io voglio dimostrare che i neri quando stanno insieme sono in grado di fare cose importanti e trasmettere belle energie. spesso quando si parla di eventi organizzati per la comunità nera le cose che si dicono le conosciamo: “non sono organizzati” “sicuro faranno a botte” ecc.. Blec dimostra che tutto questo non è vero. Per me poi è importante riuscire a fare comunità, mettere in connessione persone che possono costruire insieme qualcosa di importante.Spesso pensiamo che ad accomunarci sia il colore della pelle o il paese di origine ma quando sei a Blec ti rendi conto che la cosa che più ci accomuna è come ci immaginiamo l’Italia tra qualche anno e i sogni che abbiamo.»

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Com’era l’atmosfera della serata? Come è andata?

DJ: «C'era serenità, ma soprattutto si respirava l'aria di una festa in cui si era tutti sullo stesso livello, una festa senza ego. Il dresscode total white, la sala e il cortile di Dopo Space pieni di piante, e la musica afrobeat messi insieme a tutti i balli hanno reso l'atmosfera unica. Mi sembrava di stare ad una grande festa di famiglia in Camerun, tipo quelle che si fanno ai matrimoni, ma con persone che parlavano italiano e vestivano secondo la loro personalità. Ma in total white.»

Qual è l’obiettivo più importante che vi siete posti con questa iniziativa?

Prince “Savage P The Therapist," Dj e direttore artistico del progetto lato musicale: «L’obbiettivo è creare uno spazio sicuro dove fare incontrare diverse persone della comunità di prima e seconda generazione. Il nostro obiettivo è quello di creare un ponte tra subculture che difficilmente si incontrano nella vita reale. Poi per me che sono un Dj e amo la musica lo scopo è anche quello di stare in un ambiente dove la musica che suono viene apprezzata ed è anch’essa un ponte tra chi fa parte della comunità.»

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Come vi siete incontrati?

Patrizia Ferro, Ceo della serata Akeem, una delle menti creative e che segue la parte di organizzazione del progetto: «Ci conosciamo tutti da tanto tempo perché abbiamo condiviso progetti comuni, lavoriamo insieme e siamo amici. Durante il Covid avevamo iniziato a pensare ad un evento in cui i ragazzi di prima generazione potessero incontrarsi e conoscersi, perché in Italia non esisteva un evento così. Quindi non appena è stato possibile abbiamo fatto in modo che BLEC diventasse realtà.»

Se qualcuno non fosse coinvolto nella community, come potrebbe supportare?

Marvely Perseverance, CEO della serata Akeem e direttore creativo di Blec: «Partecipando ai nostri eventi. Questo è il maggiore supporto che chiunque può darci. Per noi è fondamentale che Blec non sia uno specchio ma che diventi una finestra aperta a tutti verso la comunità.»