Addio a Marina Yee Chi era e che impatto ha avuto la designer membro degli Antwerp Six
Marina Yee, iconica designer belga e membro del leggendario gruppo "Antwerp Six", è venuta a mancare lo scorso 1° novembre all'età di 67 anni, dopo una coraggiosa battaglia contro il cancro. La notizia è stata annunciata dal MoMu Antwerp Fashion Museum, la cui direttrice Kaat Debo l’ha descritta come «una voce straordinariamente autentica nella moda belga», il cui lavoro era «radicalmente onesto, poetico e sempre radicato nel rispetto per le persone e i materiali».
Nel corso di una carriera passata lontano dai riflettori, Yee ha rappresentato un ponte tra l'arte concettuale e il design di moda, sfidando le convenzioni degli anni '80 con creazioni che celebravano la semplicità, il patchwork e quell’approccio decostruttivista tipico della moda di Anversa. Il suo ritiro precoce dal mondo della moda negli anni '90 le ha poi permesso di esplorare altri ambiti creativi, anche se più avanti, nel 2021, Yee tornò alla moda con collezioni upcycled che riconquistarono i riflettori internazionali. Ma chi era Marina Yee?
La vita di Marina Yee
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Marina Yee nasce nel 1958 ad Anversa, in Belgio. Entra alla Royal Academy of Fine Arts di Anversa alla fine degli anni '70, proprio quando il punk irrompe nella città e in tutta Europa. Si laurea nel 1981, studiando moda insieme a una generazione rivoluzionaria che include Ann Demeulemeester, Dries Van Noten, Walter Van Beirendonck, Dirk Van Saene e Dirk Bikkembergs, formando i leggendari Antwerp Six.Nel 1986, Yee partecipa al British Designer Show di Londra, evento che catapulta il gruppo sulla mappa internazionale.
Lavora inizialmente per marchi belgi come Gruno & Chardin e Bassetti, affinando le sue abilità dopo la laurea nel 1981, prima di fondare il brand Marie nel 1986, focalizzato su creazioni sperimentali con patchwork e grafiche dissonanti Nel 1990, però, al culmine del successo, abbandona la moda per dedicarsi a costumi teatrali, interior design e arte. Questa scelta è legata alla sua relazione con Martin Margiela, che la vede come musa, come ha raccontato Eugene Rabkin su BoF, si era tanto ispirato a lei per il suo show di debutto nel 1989 da farle interrompere il proprio lavoro nella moda: «Volevo essere d’ispirazione per me stessa e non ispirare qualcun altro», disse.
Negli anni successivi mise su famiglia, apre un caffè a Bruxelles e si orienta verso l’insegnamento: inizia all’École Supérieure des Arts Saint-Luc de Tournai, poi alla Koninklijke Academie voor Schone Kunsten (KASK) di Gand e alla Royal Academy of Art (KABK) all’Aia. Nel 2021, Yee tornò in passerella con la "M.Y. Collection", una capsule di design rivisitati da pezzi vintage. Il marchio, improntato all’upcycling e alla couture, si rilancia nel 2022, raggiungendo stockist come SSENSE, Farfetch e The Broken Arm. Questo ritorno sulle scene fu comunque temporaneo e Yee rimase comunque lontana dai riflettori per il resto della sua carriera.
L’ impatto sulla moda di Marina Yee
L’impatto di Marina Yee sulla moda è stato profondo ma trasversale: come membro degli Antwerp Six, ha sovvertito il glamour superficiale degli anni '80 con un approccio più cerebrale e etico, ridefinendo l'approccio della moda moderna. La sua estetica radicata in riferimenti classici e nei dettagli nascosti di indumenti storici ha sempre privilegiato l’artigianalità sul consumismo. Un approccio comune a tutti i “Six”. Inoltre, Yee ha influenzato direttamente figure chiave della moda: ex-fidanzata di Martin Margiela, è stata musa per la sua prima sfilata del 1989, ispirando tagli asimmetrici e sovrapposizioni. È stata anche strumentale nel lancio della womenswear di Dirk Bikkembergs, a cui lavorò per tre anni interi come spiega il De Tijd.
La sua filosofia racchiusa nel motto, anch’esso citato da Eugene Rabkin su BoF: «Mi piace la semplicità, perché è difficile da realizzare, bisogna eliminare tutti gli elementi superflui», ha permeato sia il suo insegnamento e che il suo design. Attraverso "Marie" e "M.Y. Collection", ha anticipato trend sostenibili e, come insegnante, ha formato generazioni, instillando rispetto per l’interno del capo e per la sperimentazione dei linguaggi della moda, affrontati più come l’incarnazione di una filosofia che un prodotto meramente commerciale.