
Helsinki e come le fashion week decentralizzate stanno cambiando il panorama della moda I 5 momenti chiave della Fashion in Helsinki 2025

Quando si parla di moda scandinava Copenhagen tende a monopolizzare l’attenzione, complice il crescente successo della sua fashion week negli ultimi anni. Un po’ più a nord, affacciata sulle rive del Mar Baltico, si trova però quella che può essere considerata la sorella più radicale e avanguardista della moda nordica, Helsinki. La capitale finlandese incarna alla perfezione le giustapposizioni caratteristiche della moda locale, in cui il brutalismo del complesso di Merihaka convive armonicamente con il romanticismo dei giardini di Esplanadi, situati a pochi minuti di distanza. Una dualità evidente durante l’edizione di quest’anno di Fashion in Helsinki, svoltasi dal 21 al 24 maggio e dedicata a esplorare le pratiche più innovative e sperimentali dei designer finlandesi. Il calendario dell’evento ha visto protagonisti giovani talenti emergenti accanto a brand già consolidati e istituzioni di arte e design, creando un dialogo continuo tra moda e arte attraverso sfilate, mostre, showroom ed eventi sparsi per la città. Come ha affermato Martta Louekari, Communication Director di Fashion in Helsinki: «I designer finlandesi spingono continuamente oltre i confini della moda e dell’arte. La moda finlandese preferisce la qualità alla quantità: è una celebrazione di libertà e stile personale». Ed è proprio qui che risiede la forza della moda finlandese, oltre i confini del classico e dell’elitario che sono ormai valori intrinsechi delle Big 4. Aperta a tutti, focalizzata sui nuovi talenti e svoltasi in mezzo alle strade e alle piazze, la nuova edizione della fashion week finlandese ha dimostrato come la moda decentralizzata dalle grandi capitali è essenzialmente democratica (e non una copia di sistemi obsoleti che fanno fatica a restare a galla).
Per capire com’è andata, ecco un recap dei momenti migliori di Fashion in Helsinki 2025.
Rolf Ekroth @ Merihaka
Il primo giorno di Fashion in Helsinki si è aperto con uno degli show più suggestivi dell’intera edizione, ambientato in un landmark iconico della capitale: il complesso brutalista di Merihaka. Cinque brand finlandesi – Industry Muscle x Latimmier, Hedvig, Linda Kokkonen, Sini Saavaala e Rolf Ekroth – hanno presentato le loro collezioni in un’atmosfera sospesa tra il post-apocalittico e il cinematografico, che ha amplificato il contrasto tra spazio urbano e visione creativa. Tra tutti, a distinguersi con forza è stato proprio Rolf Ekroth, che ha saputo trasformare un sottopassaggio buio in uno spazio emotivo grazie a una collezione costruita sul dialogo tra gli opposti. Da un lato, una sartorialità radicata nel menswear più classico, che per certi versi richiama la tradizione italiana, dall’altro, silhouette fluide e capi genderless adornati da motivi floreali sembravano voler riscattare l’ambiente circostante. Ekroth, che guida un’etichetta indipendente e profondamente ancorata alla cultura finlandese, lavora al confine tra utilitarismo e nostalgia, focalizzando la sua arte su antiche tecniche artigianali. Una continua dicotomia tra passato e presente, femminile e maschile.
Amos Rex SS25 by Minttu Vesala
Nel panorama della moda finlandese, Minttu Vesala è uno di quei nomi impossibili da ignorare. Modellə, curator, creativə e musa di lunga data nella relazione tra Demna e Balenciaga, quest’anno ha deciso di abbandonare i riflettori per dedicarsi a un lavoro più silenzioso ma altrettanto impattante, la curatela di uno degli appuntamenti centrali della settimana della moda finlandese. In linea con il focus curatoriale di questa edizione, che riflette sul rapporto tra moda e arte, molti eventi si sono spostati nei musei cittadini. È proprio l’Amos Rex, museo d’arte contemporanea nel cuore di Helsinki, a diventare il centro nevralgico di Fashion in Helsinki. Venerdì 23 maggio, lo spazio ha ospitato Amos Rex SS25, una sfilata-manifesto ideata da Vesala che ha riunito le collezioni di oltre 50 giovani designer finlandesi, tra studenti, nomi emergenti e grandi della scena. L’allestimento ha messo in luce la molteplicità di linguaggi che attraversano la moda finlandese contemporanea, in termini di identità artistica, sperimentazione materica e ricerca concettuale, il tutto aperto al pubblico nella piazza Lasipalatsi. Come ha spiegato Vesala: «La nuova ondata della moda finlandese è indipendente, progressista e va oltre i confini. Non nasce dal privilegio o dalla ricchezza, ma dalla creatività, dal coraggio e dalla libertà. Ci vestiamo per necessità e per noi stessi, non per gli altri. Lo stile è la tela della nostra identità, la nostra impronta personale. È il modo più rapido con cui entriamo in relazione con la comunità».
Näytös25 @ Aalto University
Per gli studenti della Aalto University, lo show di fine anno, Näytös25, sarà ricordato come uno dei più importanti di sempre. L’edizione di quest’anno ha raggiunto una scala mai vista prima, con ben 45 progetti di tesi in passerella. Un traguardo che ha coinvolto l’intera comunità accademica, con studenti provenienti sia dal corso di laurea triennale in Fashion che da quello magistrale in Fashion, Clothing and Textile Design. Per i nove premi conseguiti, c’è stata anche una giuria internazionale, che ha spaziato da Krzysztof J. Lukasik, Design Director di Bottega Veneta a Malene Kristiansen, docente alla Royal Danish Academy e direttrice del programma di Textile Design, fino ad arrivare Alla Eisenberg, professoressa alla Parsons School of Design di New York. Con una fortissima attenzione e dedizione per i materiali tessili e la maglieria, tutte e 45 le collezioni hanno dimostrato una maturità e forte sensibilità sul panorama contemporaneo della moda internazionale. Hanno spiccato all’occhio le collezioni di Markus Anttonen, con un’esecuzione sovversiva della maglieria tradizionale finlandese e quella dell’italiana Vanessa Agostini, che ha giocato con le forme e il layering giapponese.
La mostra Social Fabric @ EMMA Museum
In occasione di Fashion in Helsinki, l’EMMA (Espoo Museum of Modern Art) ha inaugurato una nuova mostra che affronta uno dei temi più urgenti del settore, il rapporto tra moda, sostenibilità e pratiche culturali. Intitolata Social Fabric, l’esposizione riunisce designer contemporanei e artisti visivi provenienti dalla regione nordica e dall’Europa settentrionale, tutti impegnati a indagare il tessuto sociale, reale e simbolico, che la moda contribuisce a costruire. Fortemente in tema con le centralità dell’arte nella moda, punto nevralgico di quest’edizione della FiH, la mostra propone una riflessione critica sul modo in cui abiti, materiali e gesti quotidiani legati al vestirsi influenzano il nostro modo di vivere e interagire. La moda viene analizzata non solo come fenomeno estetico, ma come strumento di connessione. Se da un lato il consumo collettivo resta una dinamica in cui si esprime lo status sociale, dall’altro emergono pratiche di creazione consapevole, in cui il design diventa atto di attivismo, solidarietà e resistenza. Con opere di Duran Lantik, nuovo direttore creativo di Jean Paul Gautier, e altri designer emergenti come Abbe Mandegar, ogni opera racconta in modo fortemente personale la storia della moda sociale, influenzata dai diversi contesti socio-economici dei protagonisti.
By Hinders «Growing Pains» collection
Nel mondo della moda accade spesso che i designer emergenti lascino il proprio paese per cercare opportunità nelle grandi capitali internazionali del settore. Raramente, però, questi talenti scelgono di tornare indietro per costruire qualcosa di nuovo nella propria terra d’origine. È proprio questa la scelta controcorrente fatta da Jonathan Ingerberg, alumno della Central Saint Martins che due anni fa ha deciso di rientrare a Helsinki per fondare il suo brand, By Hinders. Lo scorso 23 maggio, durante Fashion in Helsinki, il brand ha presentato Growing Pains, quarta collezione del designer concepita come l’inizio del secondo capitolo nel percorso del suo marchio. Un’installazione intima e riflessiva, che ha indagato stati di transizione attraverso il lavoro su materiali e silhouette, mantenendo fede all’impegno per una produzione sostenibile e un’estetica radicata nell’artigianalità finlandese, con un focus centrale sul Made in Finland. L’approccio di Ingerberg parte da una visione profondamente personale, che mette al centro l’onestà narrativa come atto creativo. Come ha raccontato lui stesso: «Essere sé stessi sembra un cliché, ma è una delle cose più vere che ho imparato. Quando ho iniziato a raccontare storie sulla mia vita in Finlandia, sul mio punto di vista e sul nostro background culturale, è lì che la gente ha iniziato davvero a entrare in connessione con ciò che facevo. Sono esperienze vissute, cose che solo tu puoi raccontare. Restare fedele alle proprie radici e sinceri con sé stessi è fondamentale».



















































