A Guide to All Creative Directors

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Vestiaire Collective ha lasciato montagne di vestiti di fronte al Senato francese

La nuova campagna immagina il futuro del Paese se non verrà approvata la Anti-Fast Fashion Bill

Vestiaire Collective ha lasciato montagne di vestiti di fronte al Senato francese  La nuova campagna immagina il futuro del Paese se non verrà approvata la Anti-Fast Fashion Bill

A quattro giorni dalla Giornata Internazionale della Terra, la piattaforma di rivendita di oggetti di lusso Vestiaire Collective sta portando avanti un progetto iniziato tre anni fa contro lo spreco tessile. Dopo aver bannato i brand di fast fashion dal proprio sito nel 2023, l’anno scorso ha avviato una campagna di sensibilizzazione per le influencer sulle shopping haul e su come queste possono influenzare negativamente i consumatori. Adesso, invece, ha pubblicato delle immagini suggestive che mostrano pile di vestiti usati ammucchiate di fronte ad alcune delle istituzioni politiche più importanti al mondo, dal Senato francese al Campidoglio. Con queste immagini, Vestiaire Collective ha voluto veicolare un messaggio di emergenza, a dimostrazione di quanto il problema dello smaltimento degli scarti tessili coinvolga tutto il Pianeta.  La campagna risulta particolarmente rilevante in Francia, che lo scorso 14 marzo ha promosso la Anti-Fast Fashion Bill, in attesa di approvazione da parte del Senato durante i primi giorni di giugno. Inoltre, nonostante a partire dal primo gennaio l’Unione Europea abbia inserito nuove regole sul riciclaggio dei rifiuti tessili, il retrofront regolamentare messo in atto dalla Comunione negli ultimi mesi ha sollevato diversi dubbi sul suo impegno ambientale. 

Un altro dei temi affrontati dalla campagna di Vestiaire Collective è il riposizionamento dei brand di fast fashion nel settore del lusso accessibile. Attraverso campagne e collaborazioni con alcuni dei creativi più rilevanti del sistema moda, brand come Zara e H&M stanno provando a intercettare una nuova fascia di consumatori, un’operazione strategica che per la piattaforma di rivendita rappresenta un grande paradosso dato che, sebbene i prezzi dei prodotti e la comunicazione siano stati elevati, la sovrapproduzione delle aziende resta invariata. Secondo la nuova proposta in Francia e supportata da Vestiaire Collective, entro il 2030 potrebbero venire imposti sovrapprezzi che vanno fino a 10 euro per ogni capo di abbigliamento definito “inquinante”, venire vietata la pubblicità a brand che operano nell’industria del fast fashion e imposti limiti agli influencer che ne promuovono l’attività. Le immagini della nuova campagna della piattaforma prendono ispirazione da un progetto della Stop Fast Fashion Coalition, che il mese scorso ha gettato montagne di scarti tessili fuori dal Senato francese in segno di protesta.