Vedi tutti

Il pionierismo di K-Way nell’universo dell’outerwear

La storia dell'item in caso di pioggia

Il pionierismo di K-Way nell’universo dell’outerwear La storia dell'item in caso di pioggia

Ci sono brand che sono così sedimentati all’interno del nostro immaginario collettivo da diventare tutt'uno con l’oggetto che identificano: «mi metto il K-Way», ad esempio, è una frase che potrebbe essere pronunciata per riferirsi alla giacca impermeabile per eccellenza. È un’invenzione che risale al 1965, quando il francese Léon-Claude Duhamel ebbe l’idea di voler creare un capospalla antipioggia che fosse più pratico di un ombrello e più comodo di un impermeabile e che, infine, si potesse richiudere in una tasca-marsupio una volta utilizzato. Qualcosa di più sportivo di un classico trench e più pratico, una sorta di ombrello indossabile. Da qui l’idea di utilizzare il nylon, tessuto tendenzialmente impiegato nella produzione di ombrelli, per realizzare un capo outerwear innovativo. 

K-Way è diventato così il nome di un brand e di un item, che è entrato a tutti gli effetti nei dizionari italiani e francesi per indicare un capo di abbigliamento iconico. Il pubblicitario Jean Castaign voleva un nome americano, mentre il fondatore preferiva restare su qualcosa di più pratico e funzionale: en case de, in caso di. Il compromesso fu raggiunto nella K, che richiamava “cas” e in “way”, dal chiaro vibe statunitense. Nel corso degli anni ’70 e ’80 il K-Way si è diffuso in maniera capillare, andando a delineare il successo di un capo diventato identificabile grazie ai suoi colori accesi, ai suoi tessuti tecnici, alle tasche, alla zip frontale e all’immancabile cappuccio. Sono gli stessi anni in cui il brand stringe collaborazioni anche con diverse squadre sciistiche. Nel 1992 il marchio è stato acquistato da Pirelli, per passare poi nel ’95 alla banca d’affari So.PA.F. e successivamente alla milanese Multimoda Network. Infine, nel 2004, entra a far parte del gruppo torinese BasicNet che si occupa del suo rilancio. 

In pochi anni, il marchio viene rilanciato sul mercato globale grazie al Marketplace del gruppo torinese. Nel 2006 le nuove collezioni K-Way vengono presentate alla Fiera Bread and Butter di Barcellona, mentre nel 2010 apre a Torino il primo flagship store K-Way. Due anni dopo arriva il primo store statunitense, a Soho, New York. Nel 2014, a dieci anni dall’acquisizione, viene lanciata la giacca K-Way di terza generazione, il Le Vrai 3.0: design ispirato al modello originale, ma realizzato con un tessuto ripstop ancora più tecnologico del precedente. Il successo è tale che K-Way Le Vrai 3.0 diventa una delle linee più importanti del marchio, aprendosi anche ad altre categorie di prodotto. La crescente attenzione riservata all'outerwear e la diversificazione stilistica dei capispalla - casual, sportivi, eleganti e le aree di intersezione annesse - hanno portato molta fortuna al brand franco-italiano, che ha puntato su un’offerta sempre più ampia. Oggi K-Way conta su una proposta merchandising che include maglieria, accessori sportswear e beachwear. E soprattutto ha trovato nelle collaborazioni una nuova dimensione espressiva per esplorare nuovi lati del suo heritage: Collection Privé, Fendi e Ami Paris sono solo alcuni dei nomi che si sono affiancati all’estetica riconoscibile di K-Way. I casi in cui si può indossare un K-Way, parafrasando nuovamente l'etimologia del brand, sono innumerevoli e continuano a riscrivere le pagine dell’outerwear.

L'eredità del brand sarà inoltre la protagonista di un evento, il prossimo 21 settembre, che presenterà i nuovi headquarter di K-Way. In via dell'Aprica 12, sarà possibile esplorare l'archivio del brand, toccando con mano la storia dell'outerwear più rivoluzionario e iconico degli ultimi anni. con un dj-set esclusivo e installazioni.