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Il senso della polemica su Armine Harutyunyan

Perché, ancora oggi, la bellezza di una donna deve diventare oggetto di discussione?

Il senso della polemica su Armine Harutyunyan Perché, ancora oggi, la bellezza di una donna deve diventare oggetto di discussione?

In queste ultime ore si sta parlando molto di Armine Harutyunyan, modella armena di 23 anni, da diverse stagioni volto caro a Gucci e presenza fissa sulle passerelle degli show del brand guidato da Alessandro Michele. Non è totalmente chiaro il motivo per cui si sta discutendo della modella, pare per una presunta lista stilata da Gucci concernente le 100 modelle più sexy del mondo - lista mai esistita. Durante il weekend, la modella è diventata il bersaglio di insulti e di commenti negativi riguardanti il suo aspetto fisico e persino di foto fake in cui è ritratta mentre fa il saluto romano davanti all'Altare della Patria. 

È bene sottolineare che l'aspetto della giovane modella è diventato oggetto di discussione solo in Italia, a testimonianza di quanto il nostro Paese possa dirsi al passo coi tempi nella concezione della bellezza femminile. Altro aspetto importante della questione è che Harutyunyan non è un volto nuovo nella scuderia Gucci, al contrario, chi è appassionato di moda e segue le sfilate, sa che la modella ha aperto uno degli ultimo show del brand e che il suo aspetto è perfettamente in linea con l'immaginario portato avanti dalla Maison. Come ha scritto bene Jonathan Bazzi, finalista del Premio Strega 2020, ormai da decenni le modelle hanno smesso di (dover) essere bombe sexy, incarnazione delle fantasie erotiche del pubblico, diventando invece puri simboli, rappresentazione finale dei valori, dei riferimenti, e della storia di un brand. A questo tipo di volti - definiti fastidiosamente “particolari” - il mondo della moda è abituato da anni, quanto meno negli ultimi sei anni, quelli di Alessandro Michele da Gucci. Chiunque conosca il brand non è rimasto sorpreso nella scelta di Armine, perché quel suo aspetto spesse volte etichettato come anti convenzionale, antitetico alle regole dell’industria, è esattamente quello a cui Michele ci ha abituato. Dopo gli opulenti anni di Tom Ford - le cui campagne sì vendevano sesso - e quelli poco incisivi di Frida Giannini, il designer romano ha introdotto un’estetica nuova, popolata da freaks, da tutto ciò che non era mai stato definito ‘fashionable’, o semplicemente 'bello', che siano modelli con la sindrome di Down, artisti di nicchia o testimonial gender fluid. 

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Il dibattito su Armine Harutyunyan, la modella scelta da Gucci, è tutto sbagliato. Innanzitutto perché modelle e modelli molto spesso oggi non sono "belli": il sistema moda ha linguaggi che non sono più quelli di venti, trent'anni fa. Caratteri e volti vengono scelti sulla base dei significati e delle atmosfere che interessano ai direttori creativi: non sono più ideali erotici incarnati usati per solleticare le fantasie del pubblico, dando vita a un catalogo di partner potenziali. Questo è semmai quello che fanno i marchi più cheap, a buon mercato. Le modelle non sono etère inaccessibili, ragazze immagine, accompagnatrici troppo costose: devono accendere e rimodulare l'immaginazione collettiva e non per forza la vostra libido. Sono più interpreti, attrici, puntelli narrativi, fisionomie scelte ad hoc per evocare, raccontare una storia. Quindi chi si mette a insultare la modella di Gucci dimostra soprattutto di vivere nel decennio sbagliato, di non capire nulla di contemporaneo. Fa coming out di ignoranza. E pace. Ma sbagliano anche i (finti) progressisti contrari al "regime del politicamente corretto" (ormai sempre di più) che stanno scrivendo cose come: 'Armine oggettivamente non è bella e dobbiamo essere liberi di dirlo' o che affermarlo 'non è affatto bodyshaming'. Perché la moda – e non parliamo di altri campi, tipo la televisione – usa miriadi di uomini "oggettivamente non belli" ma ovviamente non si è finiti a parlare di loro, non si finisce mai a parlare di loro. Ancora oggi un maschio non conforme o proprio brutto (sono gay, posso dirlo: siamo pieni, sommersi) può essere 'un tipo', 'normale' – o perfino 'particolare', 'interessante' –, in ogni caso tutto ciò senza grande risonanza, senza suscitare interesse. Una femmina invece è cessa, e la polis si mobilita indignata, affinché venga emanata la sentenza. È questo che pare immutabile, immortale: che la libido maschile sia misura di tutte le cose, il presupposto accentratore e ineliminabile quando si parla di donne, immagine e scena pubblica. #armineharutyunyan

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Mettiamo caso invece che non siate appassionati di moda, che non sappiate chi è Michele e che cosa abbia fatto da Gucci negli ultimi anni. Bene, questo giustifica i vostri insulti? 
Il dibattito sulla bellezza di Armine è il risultato di una visione della donna totalmente sessualizzata, che più di tutto ha bisogno della validazione da parte dell'uomo - e della sua libido - per potersi sentire bella. Resiste ancora quella mentalità per cui la donna è bella, è valida, è interessante solo se in grado di stuzzicare l’appetito sessuale dell'uomo, altrimenti verrà sempre etichettata con espressioni come "E' un tipo", "E' una bellezza particolare", "Diciamo che punta sulla simpatia". Siamo qui a discutere del concetto di bellezza, un argomento che mai e poi mai potrebbe diventare il soggetto di tanti articoli e dibattiti se si trattasse di un uomo. Come scrive sempre Bazzi, il double standard persiste anche in questo senso. Nella moda, come in tanti altri campi, l'uomo può essere brutto, perché non conta, perché non sarà mai un aspetto rilevante della sua persona, mentre se una donna non è bella - o non conforme ai canoni di bellezza tradizionale - allora subito va sottolineata questa cosa, non solo, va enfatizzata, come a dire "Non è figa, quindi deve essere brava davvero". Non si tratta di emancipazione femminile o di progressisimo poter scrivere esplicitamente che Armine non è bella, ma è un'altra, subdola forma di body shaming, che non apre un dibattito sulla concezione di bellezza oggi, ma fa rientrare la donna in categoria anacronistiche e maschiliste. 

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stars fill my dreams , yes corny

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Ma se il mondo della moda, che per definizione è costruito su estetica e apparenza, ha fatto i conti con Michele, l'ha lodato, elogiato, premiato dal punto di vista delle vendite, e con Armine Harutyunyan, con le sue sopracciglia e con i suoi lineamenti, perché non possiamo farlo anche noi? Perché ancora oggi dobbiamo stare qui a discutere della bellezza femminile come se fosse l'unico aspetto rilevante di una donna, come se fosse ancora uno scoglio insormontabile o requisito necessario per la sua realizzazione personale, nel privato come nella società?
Molte volte è stato detto che il mondo della moda lavora guardando al futuro, facendosi precursore di linguaggi e immaginari. Il fatto che Armine sia stata scelta come volto di Gucci dovrebbe farci capire quanto l'industria della moda (se per convenienza o per puri ideali sta a voi giudicarlo), abbia accolto e si sia fatto rappresentante di un ideale di bellezza, nuovo, fluido, inclusivo. Un ideale utopico per cui non siamo ancora del tutto pronti.