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Le 5 sfilate più iconiche degli anni 2010

Da Chanel Supermarket al manifesto cyborg di Alessandro Michele per Gucci

Le 5 sfilate più iconiche degli anni 2010 Da Chanel Supermarket al manifesto cyborg di Alessandro Michele per Gucci

Per il fashion system il decennio dal 2010 al 2020 è stato l'era del gioco delle sedie musicali che ha visto una pletora di stilisti alternasi e scambiarsi il ruolo alla direzione creativa dei più importanti brand. Raf Simons sperimenta prima da Jil Sander, poi da Dior e infine da Calvin Klein; Phoebe Philo regna da Celine prima di lasciare le tante fan della sua nuova concezione dell’eleganza femminile nelle mani di Hedi Slimane; Riccardo Tisci approda da Givenchy a Burberry; Demna Gvasalia conquista il suo posto sotto i riflettori con il post-soviet style fino a farsi notare da BalenciagaVirgil Abloh diventa il re mida di Louis Vuitton; mentre Alexander McQueen e Karl Lagerfeld ci lasciano per sempre. Sono gli anni nei quali lo streetstyle diventa il nuovo lusso, le sfilate sono sempre più spettacolari e i set sempre più ricercati: prati erbosi, campi di lavanda, musei iconici, razzi, supermercati, iceberg, scale mobili, sale operatorie, caroselli, cimiteri, pareti di fiori, ponti,…

Qui sotto, ecco le 5 sfilate più iconiche degli anni 2010.  

 

Alexander McQueen SS2010 

Il 6 ottobre 2009, in un'arena al coperto del 12° arrondissement di Parigi, Alexander McQueen ha presentato la sua ultima collezione Plato’s Atlantis, ispirata ad un futuro distopico in cui l'umanità, dopo aver seminato il caos sulla terra, torna negli oceani. In passerella delle creature ibride tra alieni ed esseri umani indossano abiti spettacolari, impreziositi da stampe digitali che replicavano coralli, pelle di pesce, squame, gusci di vongole, rievocando gli studi del biologo del XIX secolo Ernst Haeckel sulla vita marina ed il film preferito di McQueen, The Abyss. L’evento entra nella storia, non solo per le famose Armadillo shoes o per l’anteprima di Bad Romance di Lady Gaga, ma perché è la prima sfilata a essere trasmessa in diretta su internet grazie alla collaborazione con SHOWstudio


Chanel FW 2014

Per l'autunno 2014, il Grand Palais si è trasformato nel Chanel Supermarket, un vero e proprio shopping center in cui le modelle indossano tweed scintillanti e scarpe da ginnastica mentre spingono i carrelli della spesa tra chilometri di scaffali pieni di prodotti che rimandano all'heritage della Maison, da The Little Black Tea, a Le oeuf de Chanel, all'olio d'oliva con impresso il ritratto di Mademoiselle, fino ai cereali Coco Flakes. Ogni dettaglio è curato in maniera maniacale. È la surreale, colorata, pop celebrazione del consumismo secondo Karl Lagerfeld.


Rick Owens SS 2014

Per la sua collezione Vicious, Owens regala al pubblico una performance memorabile e, allo stesso tempo, rivoluzionaria. Al posto di modelle professioniste, il designer porta in passerella un gruppo di step-dancers  composto da membri di quattro sorellanze dei collage americani (Dive di Washington, Soul Steppers, The Momentums, The Zetas) che, coreografato da Lauretta Malloy Noble e sua figlia LeeAnet, mescola elementi di break-dance, marcia, tap dance, danze africane e passi Zulu. Il risultato è dirompente. Quelle ragazze così lontane dall’estetica delle classiche modelle, che, avvolte in pelle e drappi di jersey, si muovono con energia e un’espressione arrabbiata, di sfida, su una musica incalzante portano all’estremo il rituale della sfilata e superano ogni cliché culturale legato ad una certa idea di femminilità. 


Louis Vuitton SS 2014

Lo show d’addio di Marc Jacobs dopo 16 come creative director di Louis Vuitton racconta il lato luxury del lutto: nero, abiti, giacche e gonne di tulle incrostato di jas indossati sui jeans, enormi piume in testa. Tra citazioni della regina Vittoria di Inghilterra, di Rei Kawakubo e Miuccia Prada. Il set? Un best-of di tutte le sfilate passate di Jacobs per LV in cui convivono una grande fontana, le Carrousel,  un orologio della stazione, la hall di un hotel e scale mobili. 


Gucci FW 2018

Il manifesto cyborg di Alessandro Michele per Gucci. In un set asettico che riproduce una sala operatoria il designer che ha rivoluzionato Gucci (per la seconda volta dopo l’era di Tom Ford) racconta dualismo e dicotomia d'indentità. Maschile e femminile, normale e alieno, psiche e materia si fondono tra loro dando vita a creature ibride che indossano balaclava, passamontagna, gioielli luccicanti, completi a fiori, pizzi, mantelli, caftani e stringono tra le mani teste mozzate e cuccioli di drago. Tra un calderone di reference che va da D. J. Haraway a Russ Meyer, da Sega e Paramount Pictures, ai manga.