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Fotografia e ribellione: intervista a Oliviero Toscani

Qualche domanda al provocatorio comunicatore in occasione del Future Vintage Festival

Fotografia e ribellione: intervista a Oliviero Toscani Qualche domanda al provocatorio comunicatore in occasione del Future Vintage Festival

Provocatorio. Geniale. Dissacrante. Oliviero Toscani non è solo un fotografo. È un comunicatore.

Cresciuto a pane e fotografia (suo padre, Fedele, è stato reporter per il Corriere della Sera), la sua carriera esplode negli anni Settanta con il celebre scatto del sedere di Donna Jordan in shorts Jesus Jeans con sotto lo slogan "Chi mi ama, mi segua" e da lì continua con marchi importanti e con le più grandi riviste, da Elle a Vogue. Fortunata è la collaborazione con Fiorucci, ma resta iconica quella iniziata negli anni '80 con Benetton. Il loro sodalizio creativo, fatto di immagini nuove e spesso controverse, plasma il mondo della comunicazione trasformando la pubblicità in un mezzo per parlare dei problemi del mondo, di razzismo, fame nel mondo, pena di morte, AIDS, religione, sesso, guerra, violenza. 

Ironico, tagliente e mai banale, Toscani sarà ospite questa sera al Future Vintage Festival per parlare di fotografia e ribellione. Noi di nss magazine ne abbiamo approfittato per fargli qualche domanda, ecco cosa ci ha raccontato. 

 

#1 Con gli standard di bellezza in continuo cambiamento, come si fa a trovare il modello giusto per uno scatto e che valore hanno i concetti di bello e brutto?

Non esiste un modello di bello e di brutto, è più corretto parlare di volti giusti, quelli che raccontano in modo interessante la contemporaneità. E’ come per le news: ci sono le notizie giuste e le fake news.

 

#2 Le fotografie di moda oggi possono ancora essere una forma di ribellione politica come lo sono stati molti dei suoi progetti?

Le cosiddette fotografie “di moda”, se così le vogliamo chiamare, non sono mai state una ribellione. Anzi, sono sempre state l’immagine del suo contrario, dell’omologazione. Le fotografie che affrontano la moda non si trovano nei giornali di moda, almeno per ora, perché è ancora confuso e superficiale ciò che si intende per moda: l’assunzione che un certo prodotto o un certo atteggiamento debba essere consumato in quel momento. Ma ciò che per il sistema della moda è di moda in questo momento, è già fuori moda. Quando per esempio ho fotografato i jeans, non erano un capo di moda, e Jesus Jeans ha segnato un’interruzione e un cambiamento culturale proprio perché non passava dai canali e dai canoni della moda. Così come le modelle nere, che venivano rifiutate all’inizio, quando non erano ancora “di moda”.

#3 Sappiamo che lei non ama il termine “creativo”. Quali personaggi di moda, musica, cinema e arte considera come creativi al giorno d’oggi?

I creativi di questo momento non li possiamo ancora conoscere. La creatività non è che una conseguenza (imprevista) di un’azione che ha creato qualcosa di nuovo, che quindi ancora non c’è. Una volta che l’azione avrà manifestato un cambiamento culturale, cioè una ribellione, sarà davvero riconosciuto come un atto creativo. La creatività é una conseguenza in un atteggiamento e di un atto, arriva dopo, per questo si definisce successo.

 

#4 Come finirebbe questa frase: Instagram ha reso la fotografia…

Bulimica (dal greco βουλιμία, boulimía, propriamente "fame da bue", indica una voracità patologica ed eccessiva associata a malattie di diversa natura). 

 

#5 C’è qualcosa che sente di non aver ancora fotografato?

Il 99,99 periodico di ciò che esiste.