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"Diversity" è il nuovo trend che ha segnato le sfilate FW17

Dopo una mese dalle ultime fashion week abbiamo tirato le somme di quanto visto sulle passerelle

Diversity è il nuovo trend che ha segnato le sfilate FW17 Dopo una mese dalle ultime fashion week abbiamo tirato le somme di quanto visto sulle passerelle

Le sfilate delle collezioni FW17 si sono concluse da meno di un mese ed è giunto il momento di tirare le somme delle ultime quattro settimane della moda che hanno allietato le nostre uggiose giornate. C’è da dire che forse questa stagione non sarà ricordata per un nuovo talento emergente che ha rivoluzionato le sorti della moda e neppure per una collezione avveniristica che detterà legge, eppure le collezioni FW17 hanno comunque segnato una svolta importante per la moda internazionale.  

Ricorderete sicuramente le modelle Over40 che hanno sfilato per Vetements, Dries Van Noten e Simone Rocha, lanciando un velato attacco ai troppo stereotipati canoni di bellezza che vogliono le modelle – ma anche le donne in generale – sempre giovani e impeccabili nonché l'emergere di un altro fenomeno che ha sdoganato definitivamente lo hijab, il velo delle donne islamiche, nella moda grazie anche a Kanye West con la sua modella per YEEZY season 5 Halima Aden e a Nike, che ha lanciato una linea di hijab tecnici per le atlete islamiche. Solo alcuni dei cambiamenti più eclatanti che hanno "sfilato" durante le ultime settimane della moda, ma di certo non gli unici e, per cogliere nel dettaglio questi segni di cambiamento, The Fashion Spot ha realizzato un'accurata ricerca statistica che mostra quanto le collezioni FW17 siano state all'insegna della diversità. Prendendo in esame le principali capitali della moda, New York, Londra, Milano e Parigi, The Fashion Spot ha analizzato ben 241 sfilate e 7.036 modelle dimostrando che le ultime settimane della moda hanno avuto il tasso più alto di modelle di colore – 27.9 % contro il 25.4% della stagione SS17.
Qualche esempio? Durante lo show di Gypsy Sport l'87% delle modelle erano di colore e per Chromat il 77%. 

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La "diversity equality" ha coinvolto anche un altro fenomeno interessante, ovvero l'aumento del numero delle modelle plus-size durante le sfilate che, comunque, restano un 0.43% all’interno dei castings. Si sa, la questione della forma fisica delle modelle e gli standard di "magrezza" per le sfilate sono ancora degli argomenti spinosi, ciclicamente al centro di polemiche, eppure qualcosa, lentamente, sta cambiando. New York si posiziona come la più progressista tra le capitali della moda, facendosi araldo della body diversity con la presenza sulle sue passerelle di 26 modelle plus-size – contro le 16 della stagione SS17 e le 4 della FW16. Purtroppo questa tendenza alla diversificazione non è altrettanto dilagante in Europa fatta eccezione, forse, per il caso di Dolce & Gabbana che ha portato in passerella più di 120 modelle di ogni tipo di silhouette, etnia ed età. Altro dato degno di nota e esplicitato da The Fashion Spot è quello legato alla partecipazione delle modelle transgender, aumentata allo 0.17%, che ha portato alla consacrazione di Valentina Sampaio come nuova cover star di Vogue Paris.

Dunque, ancora una volta la moda si fa specchio della società. La maggiore sensibilità nei confronti delle differenze etniche e personali, nonché la maggior accettazione della diversità da parte della comunità globale, ha influenzato positivamente anche l'industria della moda. È vero, è ancora presto parlare di una rivoluzione avvenuta e definitiva, visto che molti brand ancora si "rifiutano" di adottare modelle multietniche o che gli standard di bellezza sembrano ancora rigidi e tradizionali ma i cambiamenti appena elencati provano che qualcosa si sta muovendo. Forse ci vorranno anni, ma le sfilate delle collezioni FW17 hanno mostrato non solo che la moda vuole davvero rispecchiare il suo pubblico ma che è concretamente in grado di farlo.