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La grande bellezza dei Musei Capitolini

Immortalata dall'obiettivo di Marcello Grassi

La grande bellezza dei Musei Capitolini Immortalata dall'obiettivo di Marcello Grassi

Sottile, pungente, dichiaratamente felliniano, dai toni bruschi, violenti, ma così intensamente vero e attento a cogliere anche i particolari più squallidi e le più diffuse sovrastrutture delle relazioni tra persone e soprattutto in certi contesti sociali, dove a far da passepartout sono determinate etichette, determinati frasari, atteggiamenti, maschere.

"La grande bellezza" di Sorrentino trasuda tutto questo e l'intricato circolo di queste vite e di questi racconti è inserito nel contesto dell'Urbe per eccellenza, l'immensa ed eterna Roma.

Spezza il fiato la parentesi che Sorrentino ritaglia all'interno del film, dedicandola a un giro notturno dei più bei 'palazzi' di Roma, e in questo fugace tour compaiono anche i Musei Capitolini, e alcune opere tra cui il Galata morente, tragico e sofferente nella sua fitta penombra.

I Musei Capitolini sono un vero e proprio scrigno di meraviglie molto spesso trascurate da un pubblico molto più attento a rigide e standardizzate tappe turistiche da pacchetto viaggio.

A tal proposito è da annoverare il progetto fotografico "Anatomia del tempo", dell'artista Marcello Grassi, che coglie nei suoi scatti, tutta la consistenza fredda, candida, liscia del marmo, con le sue venature e scanalature che formano monumentali volumetrie corporee a cui manca solo il sangue nelle vene e scatto dinamico nei tendini, tanto evidenziati dai forti chiaroscuri e contrasti tra luce ed ombra.

La capacità di Marcello Grassi di estrapolare tutta la verità di queste opere, e i loro aspetti più umani è sorprendente, anche attraverso banali ombre che evidenziano o nascondono dei lineamenti, o scorci particolari e tagli violenti delle inquadrature.

Il tutto si riconduce all'ossimoro della distratta società e del patrimonio artistico della città:

"Gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza. E poi lo squallore disgraziato e l'uomo miserabile".