
Come l'architettura liquida sta definendo il 2025 Il futuro del design è effimero
Nel 2025, tra Salone del Mobile e Fuorisalone, oltre 300mila visitatori hanno attraversato la città, partecipando a più di mille eventi diffusi. L’indotto economico stimato ha superato i 270 milioni di euro, ma il dato più interessante non è quello finanziario: è la prova che l’architettura contemporanea non vive più solo nello spazio, ma nel tempo. È liquida, come la nostra società. Il termine architettura liquida non è un’invenzione recente. Già negli anni ’90, il teorico Marcos Novak lo usava per descrivere ambienti flessibili e digitali, in continua mutazione. Oggi quel concetto è tornato fisico, urbano, e perfettamente allineato al nostro modo di abitare le città: in modo transitorio, modulare, reversibile. La sua attrattiva è profondamente psicologica: le architetture liquide non si costruiscono per durare, ma per alimentare il senso di urgenza, la FOMO data dall'esclusività dell'esperienza. Padiglioni pop-up, spazi immersivi, flagship store effimeri, installazioni itineranti - tutto ruota attorno a un’idea semplice: progettare l’esperienza, non la permanenza.
La design week come esempio
Milano è la capitale europea dell'architettura liquida, un laboratorio dove l'incertezza post-pandemica sugli spazi urbani si è trasformata in necessità e sperimentazione. Durante la Design Week, la città diventa una rete di spazi momentari, veri e propri campioni del concetto di temporary urbanism: architettura che riattiva quartieri, ex fabbriche e aree dismesse. Alcova 2025, ad esempio, ha portato il design nelle ex aree industriali della SNIA e nelle serre di Varedo: due luoghi normalmente invisibili, diventati per dieci giorni il cuore pulsante della creatività contemporanea. BASE Milano, con il programma We Will Design, ha invece trasformato un’ex fabbrica in un laboratorio vivo, dove studenti, artisti e designer coesistono per generare nuove forme di comunità temporanea. In questo senso, Milano è un caso di studio globale: una città che ogni anno sperimenta su se stessa un modello urbano temporaneo, dove l’architettura si comporta come un software e si aggiorna, si installa, si cancella.
Il design smontabile a Milano e in giro per il mondo
@ludovica.tomasoni Il programma completo: Tram di Swarovski, previa registrazione si può fare colazione con la patisserie di Swarovski Cafè o assistere ad un workshop floreale il pomeriggio, vi verrà poi dato un voucher da presentare in negozio per avere un bouquet di fiori, il tram parte da Piazza Fontana. Via Spiga, per ammirare gli addobbi di Ralph Lauren e fermarsi a prendere una bevanda calda/ fredda. Portrait Milano in corso Venezia 11, da vedere un'installazione artistica interattiva e robotica tra Audi e Studio Drift. Via Durini promuove l'eccellenza del design in città, qui si possono ammirare le novità 2025 negli showroom dei brand più importanti di design. Università Statale in via Festa del Perdono, ci sono decine di installazioni tra design, architettura e creatività, tempo stimato 1h per vedere bene tutto. Library of Light in Pinacoteca di Brera, i libri come bussola della mente, scultura luminosa e rotante che di giorno riflette la luce e di sera illumina creano giochi d'ombra con il cortile. Ikea in via Vigevano 18, presenta la nuova collezione e offre un programma variegato dal giorno tra laboratori, food e workshop fino alla sera con giochi e musica. Godetevela! #milano #milan #designweek #designweek2025 #fuorisalone #fuorisalone2025 suono originale - Ludovica Tomasoni
Dietro la leggerezza del concetto, l’architettura liquida muove cifre e logiche pesanti. I numeri della Design Week lo dimostrano: oltre 2mila espositori da 37 Paesi, 300mila visitatori, un impatto economico superiore ai 270 milioni di euro (dati Confcommercio). Ma ciò che conta di più è la capacità di queste architetture di trasformare l’immateriale in valore: comunicazione, identità, narrazione. Un padiglione che dura dieci giorni può generare più contenuti, interazioni e collaborazioni di un edificio permanente. È la logica dell’evento come infrastruttura culturale: un ecosistema che unisce brand, istituzioni, designer e pubblico attorno a un’esperienza collettiva.
L’architettura liquida non è solo italiana. Un esempio è il Serpentine Pavilion 2024, progettato da Marina Tabassum nei giardini di Kensington, Londra, una struttura cinetica e smontabile che si comporta come un organismo vivo. Un principio che si ritrova anche nei flagship temporanei di brand di moda noti in tutto il mondo come Louis Vuitton, Jacquemus o Balenciaga, che sono edifici che nascono per sparire, dove il tempo diventa parte del progetto. Nella musica, invece, un altro esempio arriva dal backstage portatile di Travis Scott pensato da Rick Owens.
Gli sprechi dell'architettura liquida
Ma tutta questa leggerezza ha un costo: montare e smontare, trasportare materiali, alimentare eventi a breve durata genera un’impronta ambientale notevole. Secondo alcune ricerche del Politecnico di Milano, gli eventi temporanei possono produrre fino a tre volte più rifiuti rispetto a spazi permanenti di pari dimensione. Il rischio è di dare vita a una nuova forma di spreco estetico al solo fine di creare edifici instagrammabili. Questa consapevolezza sta ridefinendo il ruolo del designer, che ora deve progettare per lo smontaggio e la riusabilità. Non mancano pratiche virtuose: Alcova ha introdotto un protocollo per il riuso integrale dei materiali, e sempre più studi adottano moduli smontabili e strutture riutilizzabili, capaci di viaggiare da un evento all’altro trasformando la catena di fornitura in una catena di riutilizzo. L’architettura liquida funziona quando lascia una traccia, sia essa sociale, culturale o progettuale. Quando un padiglione diventa prototipo, un’installazione si trasforma in spazio pubblico, o un allestimento genera un nuovo modo di pensare la città. Del resto, trasformare l'effimero in eredità è proprio la sfida del nostro tempo. Milano, con la sua capacità di reinventarsi ogni anno, dimostra che l’architettura non deve per forza durare per sempre per essere significativa. Basta che, anche solo per un istante, riesca a cambiare il modo in cui guardiamo il mondo.
















































