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Che cosa si dice di "House of Gucci"

Già disponibile negli Stati Uniti, arriverà il 16 dicembre nei cinema italiani

Che cosa si dice di House of Gucci Già disponibile negli Stati Uniti, arriverà il 16 dicembre nei cinema italiani

A pochi giorni dall'uscita italiana di House of Gucci, nei cinema dal 16 dicembre, è il momento di iniziare a capire quali sono i pareri degli addetti ai lavori sul film di Ridley Scott. I primi commenti arrivano ovviamente dagli Stati Uniti, dove il film è arrivato nelle sale per il Giorno del Ringraziamento, dando la possibilità alla stampa americana di poterlo vedere in anteprima formulando quelle che in gergo vengono chiamate "mixed reviews". Se la maggior parte delle recensioni lodano la performance di Lady Gaga, alcuni commentatori hanno trovato il film eccessivamente carico nei toni, paragonandolo in più di un articolo a una soap opera.

I commenti più feroci sono però arrivati da chi quella storia l'ha vissuta, in particolare Tom Ford, arrivato in Gucci nel 1990 come responsabile dell'abbigliamento donna ready-to-wear prima di intraprende una rapida scalata che l'ha portato in quattro anni a ricoprire il ruolo di Direttore Creativo. Ford, che è presente nel film interpretato da Reeve Carney, ha paragonato il film a Dinasty "con un budget decisamente più alto". "Non sono proprio sicuro di cosa sia, ma mi sono sentito come se fossi sopravvissuto a un uragano quando sono uscito dal cinema. Era una farsa o una avvincente storia sull’avidità? Spesso ho riso ad alta voce, ma era previsto che lo facessi?" ha scrito il designer nella sua recensione pubblicato su Airmail in cui non ha mancato di criticare le interpretazioni di Al Pacino e Jared Leto, rispettivamente Aldo e Paolo Gucci, definite "una parodia del Saturday Night Live di questa storia". "Vedere House of Gucci mi ha rattristato per diversi giorni" ha concluso Ford. "Una reazione che penso abbiano avuto le persone che conoscevano i protagonisti e che hanno vissuto quei fatti. È stata dura vedere l’umorismo camp in una storia così tragica."

A rincarare la dose ci hanno pensato gli eredi di Aldo Gucci, che in una lettera pubblicata da Ansa hanno sottolineato come la produzione non abbia mai interpellato gli eredi della famiglia in fase di sceneggiatura, giudicando ancora più grave il modo in cui la storia e i membri del cast hanno descritto "una donna definitivamente condannata per essere stata la mandante dell'omicidio di Maurizio Gucci'' come una vittima. Nel rigettare le accuse di aver promosso un atteggiamento maschilista all'interno dell'azienda ("Gucci è stata un'azienda inclusiva"), gli eredi Gucci concludono la lettera promettendo di riservarsi "ogni iniziativa a tutela del nome, dell'immagine e della dignità loro e dei loro cari".