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Le principesse Disney sono di nuovo in crisi

Ma stavolta con conseguenze a cascata

Le principesse Disney sono di nuovo in crisi  Ma stavolta con conseguenze a cascata

Le “principesse Disney” sono una cosa seria e ben precisa. Non tutti sanno che sono di fatto un marchio registrato creato tra gli anni Novanta e i Duemila, che identifica una cerchia ristretta di personaggi umani femminili – ad oggi tredici. Se da un lato le “principesse Disney” e le storie ad esse collegate hanno fatto la fortuna della casa di produzione, dall’altro queste tendono ad andare periodicamente in crisi. È capitato ad esempio negli anni Ottanta, quando le pellicole della Disney non rendevano più come un tempo al box office. In quell’occasione si decise di scommettere su storie di “principesse” (anche se non sempre sono effettivamente tali) che si ribellano a una qualche forma di autorità, come nel caso de La Bella e la Bestia o La Sirenetta, virando però la struttura del film verso l’impianto tipico dei musical. L'idea fu un successo: i cartoni entrarono nell’immaginario popolare e si arrivò a parlare di “Rinascimento Disney”. Negli anni Duemila la concorrenza della Pixar spinse la casa di produzione a sperimentare altro, con scarsi risultati, fino a quando lo studio non rinnovò ulteriormente le storie delle sue “principesse”, arrivando a partorire Frozen e Frozen II – i maggiori incassi della Disney, e considerati tra i cartoni più rivoluzionari degli ultimi anni. A poche settimane dall'uscita di Wish, il nuovo film Disney con protagonista una principessa, però, sembra che lo studio sia arrivato di nuovo a un punto-fermo, e sarà necessario ideare nuove strategie di storytelling per uscirne.

I risultati di Wish al botteghino 

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Il momento di crisi dei personaggi e delle storie su cui lo studio aveva fondato il suo più recente rilancio è rappresentato da Wish, l’ultimo film d’animazione della Disney che anche in Italia non ha funzionato. Nelle prime quattro settimane gli incassi della pellicola non sono andati come sperato: si sono fermati a circa 50 milioni di dollari, praticamente un sesto di quanto ottenuto da Frozen II nello stesso periodo di tempo quattro anni fa. L’insuccesso di Wish è ancor più preoccupante se si considera che il film avrebbe dovuto celebrare il centenario della Disney, fondata nel 1923. Ma non si tratta di un caso isolato: questo è solo l’ultimo di una serie di insuccessi per la casa di produzione statunitense. Anche il live action de La Sirenetta ha disatteso le aspettative, come anche cartoni senza "principesse" usciti negli ultimi anni, tra cui Strange World o Lightyear.

 

Le ripercussioni della crisi di Disney


Per effetto di questa crisi si ritiene che la futura produzione Disney sarà più orientata verso i sequel, che solitamente registrano il triplo degli incassi rispetto ai film originali basati su storie inedite. Non è escluso che i prossimi sequel previsti – tra cui quelli di Frozen, Toy Story e Zootropolis – possano riportare in auge la Disney, ma la società non potrà andare avanti a lungo in questo modo: oggi lo studio può permettersi di ricorrere ai sequel delle sue produzioni di maggiore successo perché, a un certo punto, ha realizzato dei film originali e “di rottura” che hanno funzionato. In questo senso la Disney non potrà allontanarsi per troppo tempo dall’ideazione di nuove storie. Intanto, molti temono che la società inizierà a tagliare i costi di realizzazione dei suoi cartoni, dato che di solito costano circa il doppio di quelli degli altri studi. Anche se l’animazione in sé piace al pubblico (e il successo di Spider-Man: Across the Spider-Verse lo dimostra), le alte spese sostenute dalla Disney sembrano eccessive rispetto ai margini di guadagno presenti oggi nel settore. Anche Disney+ potrebbe subire le conseguenze di questo cambio di rotta. Dopo il 2020 sembrava che la società volesse puntare tutto sulla sua nuova piattaforma proprietaria, ma far uscire i film direttamente in streaming si è rivelata essere una strategia meno redditizia del previsto – il debutto in sala, in questi casi, sembra ancora fare la differenza.