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Una partita a scopa con Giotto Calendoli

L'artista ci racconta la sua mostra napoletana Manodopera e la collab con nss

Una partita a scopa con Giotto Calendoli  L'artista ci racconta la sua mostra napoletana Manodopera e la collab con nss

«Ti vedo sciupato / Hai mangiato?» Il nuovo progetto di MUTE, il Museo della tradizione gastronomica, e di Giotto Calendoli racconta Napoli come non l’abbiamo mai vista partendo da un caposaldo della storia della città: il cibo. In collaborazione con J’Adore Napoli, l’iniziativa di nss a sostegno e promozione della cultura partenopea, l’artista ha svelato la mostra Manodopera all’interno degli spazi del Mute in una serata all’insegna della napoletanità. Alla cena di inaugurazione a cura di J’Adore Napoli, le carte da gioco e le maglie disegnate da Calendoli in collaborazione con nss hanno intrattenuto gli ospiti in un agguerritissimo torneo di scopa, mentre l’artista ci ha raccontato qualche dettaglio in più su Manodopera. Per Calendoli, la cena ha incarnato perfettamente la celebrazione della napoletanità, perché prendersi cura delle persone è uno dei valori che ti insegna Napoli. «Una domenica mentale, condividendo attraverso gesti semplici - come un piatto di pasta e patate - il proprio amore nel prendersi cura delle persone facendole sentire a casa anche fuori casa» racconta Calendoli. «Un vero è proprio dono napoletano nel celebrare ogni giorno come se fosse una festa o una domenica.»

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Manodopera unisce arte e cibo immortalando Napoli tramite il fil rouge del cantiere, un’opera in divenire con lo scopo di provocare lo spettatore e accendere dibattiti. Calendoli ha sfruttato gli spazi del Mute rendendoli una tavola imbandita, decorata da tutto ciò che ricorda Napoli e il suo infinito amore per il cibo. «Ho voluto semplicemente raccontare le mie radici» ci ha detto l’artista. «La Manodopera nell’utilizzare la creatività attraverso le mani che si sporcano. Dalla pittura alla cucina, raccontando un’arte che può essere sia guardata con gli occhi, che gustare con la bocca. Il binomio perfetto! Il Mute punta sulla qualità della cultura culinaria ed esalta l’eccellenza campana, per questo motivo ho scelto di essere accompagnato da Pepe in Grani per l’evento di lancio.» Le tradizioni culinarie dei napoletani sono da sempre un argomento sensibile, che se messo discussione potrebbe dar vita a vivaci discussioni. Affrontare questo aspetto nella mostra è stata una sfida per Calendoli, che ha deciso di confrontarsi con il tema proprio per questo motivo. «Volevo proprio contrastare questa sensibilità, più che il piatto deve essere l’armonia del percorso che ti fa sedere a tavola con gli occhi pieni e la pancia vuota, pronta ad essere saziata.» 

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Installazioni, artwork, illustrazioni, merch e stoviglie colorano le pareti e le stanze del Mute trasformando la mostra in un lungo pranzo, un momento di unione tipico delle domeniche dei “figli del Vesuvio”. L’idea della manodopera si abbina a questa metafora tramite il concetto di reinvenzione. «Napoli, oltre ad essere un teatro a cielo aperto, per me è anche un cantiere a cielo aperto» spiega Calendoli. «Il caos, la manualità, il reinventarsi cercando di essere sempre di più. Problem solver: questo è il concetto dal quale sono partito. Non perdere di vista il ruolo dell’operaio (ormai in via di estinzione) perché troppo duro, non considerando che senza di loro non si costruisce la creatività e l’anima di luoghi come in questo caso.» Visitabile gratuitamente fino al 24 dicembre, la mostra del Mute e di Calendoli, con il supporto di Tramandars, sfrutta il caos e il disordine per evocare le emozioni contrastanti di un pranzo in famiglia, un’esposizione suddivisa in diversi piani che include una vera e propria mensa intavolata dalle ceramiche realizzate da Calendoli e dal merchandising di nss e di Handle With Freedom. Durante la cena di inaugurazione, le carte da gioco disegnate da Calendoli in collaborazione con nss hanno colorato le tavole dei commensali. Una collaborazione nata dall’amore profondo che nutrono entrambi per la città di Napoli e le sue tradizioni, il mazzo racconta «ancor di più l’anima napoletana attraverso illustrazioni che urlano episodi, religioni, culti e personaggi che fanno di Napoli la città più affascinante del mondo. » Ma Giotto Calendoli, a scopa, come se la cava? A detta sua, «sono un asso!»