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La sicurezza è diventata un’emergenza anche per la moda Lo conferma una stringa di furti da decine di migliaia di euro

Negli ultimi giorni, specialmente a Milano, ma in realtà in tutta Italia e in tutta Europa, non si fa che parlare dell’emergenza sicurezza. Un numero sempre crescente di rapine, scippi e aggressioni spesso aggravate da crudeltà hanno, più che fatto discutere, terrorizzato i residenti delle principali città italiane: dall’accoltellamento del bocconiano in Corso Como a Milano fino ai molti soprusi filmati a Torino da Said Alì, che hanno poi condotto al suo arresto; passando per Firenze, Roma, Napoli e la Sicilia, il crimine è diventato una presenza insidiosa e terrificante. E la cosa non riguarda solo i privati cittadini, ma anche i brand di moda.

Nel corso del 2025, con l’ultimo caso avvenuto letteralmente tre giorni fa, nel negozio Gucci di Palermo, si sono susseguiti in Europa e in America una serie di furti nelle boutique di lusso. Il pattern è sempre lo stesso: un’automobile usata per sfondare le vetrine come un ariete, decine (se non centinaia) di migliaia di euro in merce ripuliti in pochi minuti e poi una fuga precipitosa che spesso si conclude con l’arresto dei ladri. Anche la moda, come le istituzioni, dovrebbe iniziare a capire che quella di furti e rapine è una “nuova normalità”?

Tutte le rapine alle boutique di moda del 2025

L’annata dei criminali si è aperta tardi quest’anno, con un furto da 15.000 dollari alla boutique di Burberry di San Francisco. A maggio, la boutique Louis Vuitton di Boulevard Saint-Germain è stata rapinata con il metodo dell’auto per la terza volta in nove mesi. A luglio, lo showroom del multi-brand Houlux è stato svaligiato: una refurtiva da 1 milione di euro. Poi, in California, c’è stato il raid contro la boutique di The RealReal. In agosto di nuovo a San Francisco, questa volta però la boutique era di Gucci.

Sempre ad agosto, a Roma, sono state rubate 74 borse dalla boutique di Valentino in via Condotti e poi altra merce per circa 180.000 euro dalla boutique di Dior a Firenze, dove i ladri hanno bucato un muro per introdursi nel negozio. A settembre due rapine a Chicago: quattro rapinatori armati di asce in una boutique Rolex e poi un’altra banda, mai arrestata, ha razziato una boutique di Louis Vuitton.

A ottobre è toccato alla boutique di Chanel in Rue Royale, a Parigi: due sospetti sono stati arrestati dopo aver “prelevato” 575.000 euro di merce e sfondato una vetrina. Un’altra boutique di Chanel, su Avenue Montaigne, è stata vittima di un tentato furto a novembre poi sventato da una guardia di sicurezza. Torniamo poi a Roma, lo scorso 17 novembre, per un furto da oltre 300.000 euro in via Condotti, questa volta da Louis Vuitton e concludiamo venerdì scorso quando, nella notte, un’altra auto ha sfondato le vetrine di Gucci a Palermo per rubare 40.000 di merce.

Questo senza menzionare la stringa di furti con scasso e in strada che si sono moltiplicate in capitali come Parigi o Milano che seguono anch’esse due pattern: il primo è il classico borseggio che colpisce qualche ricco turista che gira con un orologio molto ostentato, spesso un Richard Mille; il secondo è il furto in casa di qualche celebrity o influencer che, sui social, mostra la sua collezione e rivela indirettamente la posizione del proprio domicilio o la camera d’albergo dove si trova. Il problema è diventato particolarmente sensibile a Saint-Tropez, dove turisti inconsapevoli mostrano gioielli e borse e geotaggano il proprio albergo e si è parlato di “ondata di crimine”.  

Le borse come refurtiva perfetta

@lalegge113

Roma Maxi recupero di merce rubata dopo le rapine nelle boutique del lusso Ritrovati accessori Valentino e Louis Vuitton nelle indagini sui colpi vicino a piazza di Spagna

suono originale - squadra mobile

I casi delle rapine nel mondo del lusso sono pochi rispetto ad altri tipi di crimini ma, come si vede a Parigi e in parte in Italia, non solo hanno cadenza quasi semestrale, seguono un copione ben preciso e praticamente sempre identico. Parlando con The Guardian, Pascal Carreau, capo dell'unità crimine organizzato della polizia giudiziaria di Parigi, ha spiegato che i ladri bersagliano le boutique di moda specialmente per le loro borse, ovvero gli ultimi oggetti di grande valore che possono essere rubati, ricettati e rivenduti in una società che fa sempre più a meno dei contanti.

E se i gioielli oggi sono meglio difesi e più difficili da rivendere in fretta, con il boom del mercato secondhand, tra marketplace online e negozi di moda vintage, una borsa è diventata la refurtiva ideale. Solitamente né chi compra per una boutique secondhand, né chi acquista online, si preoccupa troppo della provenienza di una borsa che, in base ai casi, potrebbe essere rivenduta anche senza relativa scatola o documentazione per cifre spesso anche elevate. C’entrano poi i selvaggi aumenti di prezzo nella moda, che hanno portato questa merce relativamente leggera e facile da trasportare a valere diverse migliaia di euro per singola unità. Il che fa gola a molti ladri che, lungi dal lavorare da soli, si organizzano in vere e proprie bande.

Un lavoro di gruppo?

Quando i carabinieri hanno arrestato la banda delle “Millionaire Bag”, come l’ha definita Repubblica, hanno trovato un totale di 166 borse che ancora non erano state fatte sparire: molte delle borse rubate da Valentino, il primo furto, erano già sparite; quasi tutte quelle di Louis Vuitton erano ancora lì mentre si sta ancora cercando (se non è già stata rivenduta) la merce rubata a Firenze da Dior. Della banda, composta da quattro ladri, nessuno dei quali era cittadino italiano, un membro sta ancora sfuggendo alla cattura. Ma anche negli arresti fatti in Francia c’erano sempre bande che andavano dalle tre alle sette persone.

Il proliferare di questi casi e la relativa diminuzione del classico taccheggio fa pensare che contro i brand di moda e le loro mal difese boutique si stia organizzando un nuovo format di criminalità. La moda è solitamente molto discreta nel parlare di questi crimini, sia per non spaventare i clienti che per scoraggiare eventuali emuli. La frequenza di questi furti, però, fa pensare che il tempo di non scoraggiare gli emuli sia ormai passato: se in Italia i tre furti erano dovuti a una banda isolata, i molti casi a Parigi mostrano che bastano un’automobile e un paio di complici per mettere le mani su migliaia di euro in refurtiva. Che sia finalmente giunto il momento, per brand e boutique, di investire in saracinesche blindate e vetrate anti-sfondamento?

Takeaways

- Negli ultimi mesi l'emergenza sicurezza è diventata una triste realtà in Italia e Europa, con un aumento di rapine violente che terrorizzano i cittadini delle grandi città e colpiscono anche le boutique di moda di lusso.

- Nel 2025 si sono susseguite numerose rapine a negozi di brand come Gucci, Louis Vuitton e Chanel, caratterizzate dal pattern di sfondamento con auto usata come ariete e fughe rapide, spesso con arresti successivi.

- Le borse di lusso rappresentano la refurtiva ideale per i ladri, grazie al boom del mercato secondhand, alla facilità di rivendita e agli aumenti di prezzo che ne elevano il valore.

- I furti organizzati da bande richiedono una risposta decisa dai brand, come l'investimento in saracinesche blindate e vetrate anti-sfondamento, per contrastare questa "nuova normalità" criminale.