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Quest’anno mettete del vintage sotto l’albero

Per gli amanti della moda e non solo

Quest’anno mettete del vintage sotto l’albero Per gli amanti della moda e non solo

Per la generazione venuta prima dei Millennial, l’etichetta dei regali natalizi (o dei regali in generale) era abbastanza rigida e precisa: sempre una sorpresa, sempre di prezzo più o meno medio, sempre qualcosa di nuovo. Il più grande tabù erano non solo i regali riciclati, rimasti un tabù ancora oggi, ma anche il vintage e il secondhand. Il secondhand, a dirla tutta, è una categoria che la Gen X aborrisce storicamente: indossare gli abiti smessi di qualcuno, per quanto lussuosi, era un segnale di indigenza e non un orgoglio – e questo sia per motivi sociali che per chissà quali manie igieniche e identitarie. «Una cosa vecchia che non so dove è stata? No grazie», sembrano dire tutti in coro, preferendo spendere più soldi per qualcosa di nuovo piuttosto che indossare o regalare un capo già appartenuto a qualcuno. Le generazioni, però, cambiano e così le considerazioni sui regali. In un recente report di Klarna di nome Holiday Report si identifica un deciso cambio di tendenza: «Dato che il 69% degli italiani afferma che l’aumento generale dei prezzi avrà un impatto sul modo in cui faranno acquisti durante le feste natalizie, non sorprende che i consumatori siano alla ricerca di trucchi e suggerimenti per sfruttare al meglio il proprio budget. Oltre ad acquistare meno articoli (41%) e a cercare articoli economici (40%), molti di loro si tuffano nel fai-da-te e nello shopping di seconda mano. […] Il 24% della fascia 18-26 e il 22% dei 27-42 opterà per articoli di seconda mano, suggerendo un cambiamento nelle abitudini di acquisto dei consumatori». 

Anche secondo uno studio della piattaforma Wallapop citato da Repubblica il 60% degli italiani starebbe considerando un regalo di seconda mano, con una predominanza dei più giovani tra i 25 e i 34 anni, che al 71% sono intenzionati ad acquistare secondhand per il proprio natale. Degli intervistati sulla questione poi, «il 32% sottolinea la possibilità di trovare oggetti unici, mentre il 29% menziona il risparmio economico». Ma un dato interessante che il sondaggio evidenzia è che questo secondhand di cui si parla non riguarda l’abbigliamento ma libri, elettrodomestici e smartphone. Non di meno, secondo un report relativo al 2022 di Osservatorio Second Hand Economy 2022, commissionato da Subito a Bva Doxa, abbigliamento e accessori sono la prima categoria dei prodotti più venduti e comprati online con percentuali che si attestano rispettivamente al 36% e al 34% del totale. Ora, magari i due studi differiscono in ambito, scopo e periodo di tempo considerato ma se per ipotesi li ritenessimo validi entrambi, si potrebbe supporre che l’abbigliamento è la categoria più venduta e comprata ma meno regalata: in altre parole, il tabù dei regali di seconda mano è decaduto ma esiste ancora una certa resistenza nel regalare abbigliamento usato agli altri, preferendo acquistarlo per sé. Parliamo, chiaro di pura speculazione. Spostandoci dai dati italiani a quelli stranieri però il dato cambia. 

Secondo Barron’s, il settimanale di Dow Jones & Co., la piattaforma di resell The RealReal «dice che gli ordini di confezioni regalo sono aumentati del 24% dall'inizio di novembre a metà dicembre, rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Anche gli acquisti di carte regalo sono aumentati di oltre il 20% nello stesso periodo». Aggiungendo che «gli articoli di marchi come Chanel, Louis Vuitton e Hermés sono stati i regali più popolari su RealReal quest'anno, ha dichiarato Rati Sahi Levesque, co-CEO e presidente dell'azienda». Stando a un simile report dell’associazione di Student Beans, «l'80% dei Gen Z statunitensi e britannici prenderà in considerazione l'acquisto di oggetti di seconda mano per i regali» e che «il 69% degli intervistati nel Regno Unito e il 65% degli intervistati negli Stati Uniti desidera articoli di moda». Secondi in classifica sono articoli beauty, seguiti da tecnologia e videogame. Simili dati, mutatis mutandis, vengono dal Canada riportati da Bloomberg

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Cosa ne emerge? Che, con gli opportuni margini di errore derivati dal confronto di questi disparati studi, si nota come anche la Gen Z, in Italia, sia disposta a fare regali secondhand in maniera inferiore rispetto ai coetanei d’oltreceano e oltremanica ma anche ad acquistare categorie più safe, come i libri e il tech – che, come regali, hanno una natura meno fisicamente intima di un abito che si indossa sulla propria pelle. A ben vedere, la cultura della moda d’archivio e la ricerca di pezzi specifici da specifiche collezioni ha meno presa in Italia che altrove. Un altro report, questo di Stylight, ci dice in effetti che «il 40% dei Millennial utilizza queste piattaforme [di moda secondhand] per ottimizzare la reperibilità di articoli di moda e accessori su decine di shop online, rispetto al 26% della Generazione Z» mentre le percentuali di chi acquista effettivamente si equivalgono, con un trascurabile scarto del 5%, tra le due fasce d’età. Il che porta a domandarsi se la Gen Z italiana sia anche meno fashion-savy rispetto a quella dei paesi anglofoni, anche a fronte di budget inferiori spesso inferiori ai 100€: tendenzialmente infatti se si compra abbigliamento secondhand si punta su articoli di lusso o comunque firmati in qualche maniera, nessuno regalerebbe un maglione di Zara di seconda mano a Natale. Gli antichi tabù dei regali, un po’ come tutti i tabù dopotutto, si sconfiggono un passo alla volta – anche se il passo è quello di una lumaca.