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L'ascesa della moda cartoon

Da MSCHF e Astro Boy a Loewe e Studio Ghibli, la passione della moda per gli anime

L'ascesa della moda cartoon Da MSCHF e Astro Boy a Loewe e Studio Ghibli, la passione della moda per gli anime

In un periodo storico denso di preoccupazioni e complessità, la moda ha ancora straordinarie potenzialità di escapismo. E quale modo migliore per evadere da una realtà spiacevole se non attraverso la nostalgia, tramite le rassicuranti immagini che hanno costellato la nostra infanzia? Gli stilisti hanno spesso attinto dall’appeal generazionale dei cartoni animati, ma ultimamente sembra che le ispirazioni cartoonesche siano in crescita, specie se parliamo di anime e manga. Jimmy Choo ha unito le forze con Sailor Moon per una capsule collection composta da stivali al ginocchio baby pink, décolleté con plateau glitter e una pochette decorata con illustrazioni di fumetti. Lo stesso giorno, il collettivo artistico MSCHF ha annunciato il lancio dei "Big Red Boot" (attualmente sold out) ispirati nel design oversize dall’iconico manga giapponese Astro Boy. Il modello ha riscosso un successo immediato: dozzine di celebrità sono state viste indossarli, da Glass Onion a Sarah Synder, tanto da suscitare una valanga di confusione e meme, tra chi li ha definiti assolutamente immettibili e chi invece ha passato ore online nel tentativo di acquistarli. Ma soprattutto, i boots di MSCHF hanno posto l’accento su una tendenza di mercato ben più ampia: la passione della moda (e dei suoi consumatori) per i cartoni animati.

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Da Takashi Murakami e la Poku Culture in Louis Vuitton al sodalizio artistico tra J.W. Anderson e Studio Ghibli, gli anime e i manga nella moda non sono affatto una novità. Nel 2021 Gucci ha reso omaggio a Doraemon, il celebre gatto spaziale protagonista di una capsule esclusiva, quest’anno Loewe ha rilasciato una collezione ispirata al film premio Oscar Spirited Away, mentre Balmain ha scelto di ispirarsi ai Pokemon e in particolare Pikachu. Ma se si scava un po' più a fondo, si può notare come alcune serie anime abbiano avuto un ruolo cruciale nell'influenzare il modo di vestire dei giovani, prima ancora che il lusso si accorgesse del loro potenziale. L'ingresso di Sailor Moon nei media occidentali risale al 1995, quando l'edizione doppiata arrivò per la prima volta in televisione. Crop top cromati, maglioni o gilet preppy sono entrati a far parte del guardaroba quotidiano delle adolescenti con assoluta facilità, tanto da influenzare le animazioni occidentali successive, da Totally Spies a Winx Club.

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La fumettista Naoko Takeuchi ha fatto chiaramente riferimento all'alta moda del suo tempi - dall'ensemble con fiocco nero di Sailor Saturn della collezione AW92 di Mugler all'abito Palladium della Principessa Serenity ispirato a Dior - quasi quanto Ai Yazawa si è ispirata a Vivienne Westwood per i look di Nana. L’intrigo attorno alla ragazza anticonformista che si fa strada nella società giapponese è frutto di corsetti, calze strappate, blazer tartan, Rocking Horse ai piedi, ombretto sbavato e accendini brandizzati. Akira di Katsuhiro Otomo invece, il film d'azione fantascientifico del 1988 pioniere del cyber punk, ha ispirato generazioni di stilisti con l'iconica tuta da motociclista workwear "rosso Akira", una reference imprescindibile, da Comme des Garçons e Supreme all'outfit di Ye per il live di Donda. Moda e cartoni si influenzano vicendevolmente, specie da quando l'interesse per i fumetti non è più ad esclusivo appannaggio dei nerd e persino il fenomeno culturale del cosplay, pratica che vede i fan travestirsi dalla testa ai piedi come personaggi anime, ha raggiunto un appeal mainstream. Dalla moda Harajuku all’estetica kidcore, la nostalgia è un fattorie determinante quando si parla di stile: i cartoni animati non solo evocano ricordi spensierati ma ci invitano anche a ritrovare la gioia di vestirci, o, perché no, travestirci. E ora che i brand di moda l'hanno capito, siamo ufficialmente entrati nell'era dell'anime-core.