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La moda del futuro passa per Copenaghen

Tra sostenibilità e partecipazione, la Fashion Week della capitale danese è il best kept secret della moda

La moda del futuro passa per Copenaghen Tra sostenibilità e partecipazione, la Fashion Week della capitale danese è il best kept secret della moda

Cosa rende una Fashion Week degna di essere chiamata tale? Il programma, sicuramente, la città che le fa da sfondo, ma probabilmente anche l’entusiasmo che la circonda. In una Copenaghen colpita da una “heat wave” inaspettata anche per i locals, la città ha accolto per la quarta stagione la Fashion Week targata Zalando, promotore della grande spinta che sembra animare la settimane della moda danese. Con la sostenibilità come parola d’ordine, il Zalando Sustenaibilty Award ha premiato RANRA come il brand capace di coniugare al meglio le parole d’ordine che faranno parte della moda del futuro. Perché, lontano dalla centralità di Milano e di Parigi, Copenaghen ha trovato il suo ruolo di incubatore creativo, best kept secret della moda di domani in cui la bellezza della città danese apre le porte a una serie di show difficili da dimenticare.

La prima giornata ha visto tra i protagonisti Aeron, brand ungherese fondato da Eszter Áron e “compagno di gruppo” di Sunnei e Nanushka, al suo esordio in terra danese con uno show che, tolto il caldo asfissiante che infestava la location, una splendida serra al centro del Design Museum, ha incantato nel silenzio generale diviso tra l’afa e l’ammirazione per la collezione vista in passerella, uno shapewear basato su layering quasi irreale al tatto. Fidatevi di un re-see. «Sono diversi i motivi per cui abbiamo scelto Copenaghen per il nostro primo show» mi ha raccontato Andrea Martínez, Marketing and Communications Manager del brand. «Il primo è un senso di appartenenza che ha questa città. È stata una decisione naturale per Eszter, ha trovato da subito una connessione con Copenaghen, il secondo è per la sinergia che si è venuta a creare. Quando viaggio per il mondo e parlo ai miei amici di Aeron mi rispondono “darò un’occhiata”, qui è diverso.» «C’è un interesse naturale e curioso per il brand, risuona con l’estetica della città» ha aggiunto Stina Vanessa. Proprio la città ha continuato a essere la protagonista degli show.

A Refshalevej, ci arrivate in barca se volete il brivido del viaggio in mare, Rabens Saloner e (di)vision hanno portato in scena due show diversi negli intenti ma tremendamente simili nello spirito. Perché se da un lato il rosa era l’elemento predominante, dagli ombrelloni che riparavano i presenti da un sole battente ai drink serviti all’ingresso, dall’altro Apocalypse Now è stata l’ispirazione dietro una collezione che ha visto sfilare figli dei fiori e giacche dalla chiara ispirazione militare in un bosco in cui il succo di frutta veniva servito corretto. In comune? L’idea di spazio, di vivere il momento e l’idea di collettività che ha animato alcuni degli show. Non è certo un caso se i momenti più riusciti di questa FW sono stati quelli all’aperto, in cui i luoghi nevralgici della città si sono trasformati nelle location. Wood Wood ha reso Lille Langebro, il ponte vicino il Københavns Havn, la sua passerella nel pieno centro della città, mentre a Frederiksberg Runddel Soulland ha messo in scena uno degli show più divertenti di tutta la Fashion Week le cui vibes, complice anche Lucio Battisti nella colonna sonora, ancora riecheggiano per la piazza. Sunflower ha trasformato il suo show in un concerto con tanto di birre in un cantiere a Vestergade, mentre Holzweiler e Samsoe Samsoe hanno raccontato le proprie collezioni attraverso due modi diversi di mettere l’architettura al centro dello show.

Se però cercate il vero manifesto di questa Copenaghen Fashion Week, la risposta è sicuramente Ganni, protagonista assoluto con uno dei due show di chiusura. Sarà stato il setting, un’Ofelia Plads al tramonto circondato dalle barche, sarà stata la presenza di Emma Chamberlain in veste di Ganni-girl ad honorem, ma il “joyride” promessoci dal brand ha superato qualsiasi aspettativa in quello che è stato l’apice di una tre giorni che ha coinvolto la città, ancora lontana dalla consapevolezza del suo ruolo nel panorama delle FW, ma pronta a prendersi il suo spazio come alternativa capace di attirare quei brand desiderosi di trovare un ruolo di spicco lontano dalle luci parigine o milanesi, ma vicino a una manifestazione destinata a diventare il “cool place” della moda di domani.