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Casual Girls

Un viaggio al femminile tra spalti e pub

Casual Girls Un viaggio al femminile tra spalti e pub

Sugli spalti degli stadi inglesi accanto agli hoolingans c'erano uomini e donne che amavano vestirsi rispettando un'estetica ben definita, quella della cultura Casual.

Il movimento nasce nella zona del Merseyside ed è figlia dell'influenza degli scouser, questo il soprannome degli abitanti di Liverpool. I tifosi dei Reds erano abituati a girare l'Europa per seguire in trasferta la loro squadra del cuore e nello loro frequenti trasferte, soprattutto in Italia, riportavano in Inghilterra i brand di moda nel nostro paese. 
Questa scelta è figlia dell'esigenza di adottare un basso profilo principalmente per distinguersi dagli hooligans che invece erano ben riconoscibili visto che indossavano sempre la maglia della loro squadra. 
Andata pian piano esaurendosi verso la fine degli anni '80, la cultura Casual ritornò in voga in maniera prepotente nel primo decennio degli anni '90 sviluppandosi in tutta Europa. 
Nei 2000 poi le cose cambiano, il movimento si slega dal contesto calcistico assumendo un valore diverso conservandone comunque il retaggio.

Attraverso gli scatti di Vincenzo Schioppa abbiamo fatto un viaggio nel mondo Casual declinato al femminile. 

La cultura Casual nata nelle curve inglesi degli anni '80 ha messo le donne in disparte, a fronte di un'esaltazione della mascolinità virile.
C.P. Company abbatte le barriere di questa cultura, così come a suo tempo fece Massimo Osti con quelle dello sportswear, anche e soprattutto quelle di genere: il brand ha sempre prodotto solo capi da uomini, ma nonostante ciò le ragazze li indossavano, reinterpretandone il design e rivoluzionandone i valori, sia sugli spalti che nella strada. Oggi quelle stesse ragazze ci mostrano sotto una luce diversa, fatta di consapevolezza e forza, un movimento che per troppo tempo non ha goduto del rispetto che invece merita.

 "Sei la fidanzata di qualcuno?" Una delle domande che mi hanno fatto più spesso, allo stadio e fuori. Non per provarci ma chiesto quasi ad affermare una convinzione. Come se io, non potessi semplicemente trovarmi lì da sola per qualcosa che mi piace; dovevo per forza essere la costola di un uomo.

Storie condivise e indissociabili, racconti di intese e di lotte, di cori e di aggregazione culturale, tutti aspetti manifestati sugli spalti attraverso uno stile ben codificato. Uno sguardo al mondo del calcio attraverso le lenti Goggle che Osti in modo visionario scelse di abbinare alle sue giacche, dettando le regole della funzionalità abbinata ad un preciso senso estetico.

D’un tratto i miei vestiti mi stavano definendo. Esprimevano chi ero, erano il mio tratto distintivo, ed era chiaro a tutti. Rispettavo un dress code molto preciso. Tutto aveva un significato e non era per nulla casuale.

Ricordo la prima giacca C.P. Company. Non una semplice giacca, era un simbolo, una scelta estetica che mi definiva.

Le gradinate di un campo di provincia rovinate dal tempo, il fango e la carta da parati calda di un pub esprimono e proiettano l'essenza della terrace culture nei suoi valori positivi. 

Da bambina, insieme a mio papà ho visto la mia squadra giocare sotto il sole cocente, la pioggia, in serie A, in serie B, e persino in C.

Photography Vincenzo Schioppa
Photo Assistant Alessandro Bigi
Stylist Leo Soncini
Grooming Assia Caiazzo
Girls Eva Basola, Julia Lellouche, Marta Giallombardo
Art Direction & Production nss factory
Producer Marta Stella Brienza