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Kim Jones 5 best collections for Louis Vuitton

Dalla FW13 alla popolarissima FW17 che include la collaborazione con Supreme

Kim Jones 5 best collections for Louis Vuitton Dalla FW13 alla popolarissima FW17 che include la collaborazione con Supreme

Kim Jones lascia Louis Vuitton.

Lavorando presso la maison francese il talentuoso inglese si afferma come il designer che ha ridefinito il menswear contemporaneo.

Come? Grazie alla sua capacità di sinergizzare l’immagine classica e sartoriale di un brand di lusso con il viaggio e, soprattutto, con lo streetwear.

Niente male per un ragazzo cresciuto in giro per il mondo al seguito del padre idrogeologo, lo stesso che, quando studiava alla Central Saint Martins, era riuscito a vendere la sua collezione di laurea a John Galliano.

Nss ripercorre le sue 5 collezioni più interessanti realizzate per Louis Vuitton.

 

Louis Vuitton FW13

 

Kim Jones porta Louis Vuitton in viaggio nelle misteriose montagne del Bhutan, tra tigri siberiane e leopardi delle nevi.

Protagonisti della collezione sono i capospalla, i cappotti doppiopetto oversize, i blouson, i piumini, i parka tecnici realizzati anche in materiali pregiati come astrakan, montone, visone, volpe, cachemire, ma anche lane caldissime .

Tra i pezzi proposti c’è anche la serie di capi d’abbigliamento da sera caratterizzata dall’accattivante stampa "Garden in Hell", realizzata in collaborazione con gli artisti Jake e Dinos Chapman.

La collezione diventa una smash-hit.

 

Louis Vuitton SS14

 

«La collezione parla della libertà della strada e quella stessa libertà è lussuosa. L'abbigliamento dovrebbe avere quell'atteggiamento da “fai ciò che vuoi”, è un road trip sui classici elementi della cultura americana, dall'abbigliamento, dalla musica ai souvenir: è l'ambiente che cambia dalla città alla foresta al deserto, quel viaggio in un giorno dalle montagne coperte di neve ai cactus nel deserto che solo l’America sembra davvero avere.» 

Kim Jones descrive così una collezione di una rara eleganza e modernità.

 

Louis Vuitton FW15

 

«Penso che Christopher Nemeth sia il designer più importante uscito da Londra al fianco di Vivienne Westwood. È Savile Row, è la strada, è il club ... i suoi progetti definiscono Londra. Si è formato come un bravo artista ed è arrivato alla moda dall'essere un illustratore, e questo è conforme al modo in cui ho iniziato. Riesco a vedere l'influenza del suo lavoro in così tante collezioni, eppure non è spesso riconosciuto e sembra ancora sconosciuto a molti.»

Kim Jones esprime tutta la sua stima nei confronti di Nemeth, non solo con queste parole, ma, soprattutto, dedicandogli la collezione FW15.

L’influenza di questo designer, famoso per realizzare abiti con materiali di recupero come i sacchi postali, è ovunque dalle stampe alla scelta dei tessuti.

La stampa a corda è il leitmotiv che unisce i capi fra loro e compare su borsoni, maglioni, montgomery e cappotti. 

Nel front row Kate Moss e Michael Stype applaudono.

 

Louis Vuitton SS17

 

«Compare sempre qualcosa di una Londra nascosta da qualche parte. Questa volta è l’influenza del punk che attraversa l’Africa, come nella serie di ritratti di Frank Marshall “Renegades” che, ritraendo le gang di motociclisti intrisi di cultura heavy metal in Botswana, fonde due estetiche diverse. Aggiungetene una terza: l’eleganza francese di Louis Vuitton».

Con queste parole Kim Jones introduce la collezione di Louis Vuitton per la SS17.

Tra gli abiti, infatti, è costantemente presente l’Africa, evocata attraverso complesse lavorazioni dei tessuti e stampe che cercano di riprodurre la pelliccia dei suoi animali, ma è combinata con l’eleganza francese e il Punk londinese che emerge nei dettagli grintosi, nell’uso della gomma trasparente, delle zip e delle cinghie.

Louis Vuitton collabora per la seconda volta con Jake e Dinos Chapman.

 

Louis Vuitton FW17

 

Se c’è una collezione per la quale il lavoro di Kim Jones da LV verrà ricordato, questa è sicuramente quella FW17 che include la iper popolare collaborazione con Supreme.

Ogni capo è incarna perfettamente la capacità del designer inglese di unire lusso e street style.

L’ispirazione? La cultura newyorkese degli anni ’70, ’80 e ’90 con le sue icone di riferimento, gente come Jean-Michel Basquiat, Keith Haring, Robert Mapplethorpe e Andy Warhol.