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The Young Pope's Anatomy

Tutte le ispirazioni dietro la serie del momento

The Young Pope's Anatomy Tutte le ispirazioni dietro la serie del momento

Paolo Sorrentino arriva in tv con un progetto ambizioso da lui scritto e diretto, una co-produzione internazionale da 40 milioni di euro tra Sky Italia, Canal + ed HBO, che racchiude tutta la sua poetica: la musica elettronica ambientale, il perfezionismo tecnico, l'attenta composizione delle inquadrature, le derive oniriche, il senso di straniamento, il forte impatto visivo e le trame disturbanti.

È proprio il regista a raccontare la genesi del suo ultimo lavoro, una nuova stilosa forma di intrattenimento pop: “L'idea di raccontare il Vaticano è molto antica, risale a quando avevo 25, 26 anni. A quell'epoca il mondo delle serie non era così bello, popolare e diffuso. Allora non sapevo neanche se sarei diventato mai un regista di cinema. Però l’idea principale era la stessa. [...] La possibilità di sperimentare in libertà lungo l’arco di una storia così complessa e sfaccettata mi è parsa un’enorme occasione di spaziare con la fantasia senza rinunciare a tutti quegli elementi narrativi che per ragioni di tempo e di spazio, nel racconto cinematografico, spesso invece vengono sacrificati”.

Nasce così The Young Pope, show televisivo in dieci episodi ambientato nel cuore della chiesa, nel Vaticano, tra giochi di potere e manovre nascoste, presto paragonato dalla stampa ad House of Cards o meglio House of Cardinals. Il protagonista, novello Frank Underwood è Lenny Belardo (Jude Law) appena nominato Papa Pio XIII, il primo papa americano della storia. Proveniente da New York è diventato capo della chiesa a soli 47 anni, eletto perché ritenuto, a torto, facilmente condizionabile.

Ma chi è Lenny? “Sono una contraddizione” risponde lui.

È scaltro e ingenuo, ironico e pedante, antico e modernissimo, dubbioso e risoluto, addolorato e spietato, edonista ed intransigente, controverso ed indecifrabile. Il suo personaggio fa colazione con Cherry Coke Zero, fuma, accumula beni e regali, parla ai canguri, vieta immagini di se stesso e cita Salinger, Kubrick, Banksy e i Daft Punk, tutte star iconiche famose per non mostrarsi, come massimo esempio di marketing perché “solo Dio esiste e di lui non ci sono foto”. “Il Vaticano”, dice, “sopravvive grazie alle iperboli: anche noi dobbiamo generare l’iperbole, ma questa volta rovesciata. Io non esisto."

Lenny non è un eroe, non è ammantato di autorevolezza né santità, è un villain giovane e affascinante, un adolescente dispotico che sogna di gridare ad alta voce alla folla di San Pietro che non bisogna dimenticarsi “di masturbarci, di usare contraccettivi, dell’aborto, della possibilità di celebrare anche i matrimoni gay, della possibilità per i sacerdoti di sposarsi, del divorzio, di poter far dire la messa alle suore, di giocare e di essere felici”, ma nella realtà dichiara nessuna simpatia per l’omosessualità o per l’emancipazione delle donne e una posizione durissima e reazionaria per il futuro della chiesa.

Accanto a lui c'è Suor Mary (Diane Keaton), la suora americana che l’ha cresciuto quando era in orfanotrofio, nominata suo segretario particolare, mentre contro c'è il Cardinal Voiello (Silvio Orlando), segretario di stato con una spiccata somiglianza con Andreotti.

 

FEEL LIKE: Raffaello Sanzio

Lo hanno chiamato genio del mutamento, dell'assimilazione e della sperimentazione, persino il "divino". Raffaello Sanzio, marchigiano, figlio di un pittore, rimasto orfano all'età di undici anni, è il pittore rinascimentale per eccellenza ed è anche quello che più rivive nelle scene di The Young Pope.

Poco importa che sia l'opposto del protagonista, artista solare interprete d'un ideale bellezza classica e canonica il primo, dispotico ed ambiguo il secondo. E non conta nemmeno che sia molto diverso da quel Banksy citato da Lenny Belardo.

Nelle stanze del Vaticano riecheggia, grazie alla protezione di Papa Giulio II, l'eco della sua presenza, delle sue opere: le sue Madonne, i ritratti, La Scuola di Atene, i cicli degli affreschi. Con la sua arte ha portato la pittura ai livelli massimi di bellezza e armonia.

Sulla sua tomba, nel Pantheon di Roma, si legge: "Qui giace Raffaello, da lui, quando visse, la natura temette di essere vinta; ma ora che egli è morto teme di morire", una frase che sarebbe piaciuta anche al giovane papa di Sorrentino.

 

DRESS LIKE: John Galliano for Dior, Nicomede Talavera, Damir Doma

"Per ogni mantello ci abbiamo messo almeno un mese, tutte le pietre sono cucite a mano, abbiamo cercato di farlo nel modo più tradizionale possibile così come venivano fatte le cose per i Papi" racconta Carlo Poggioli, già costumista per Paolo Sorrentino di Youth-La Giovinezza. L'uomo, ex assistente del trio Pescucci, Tosi, Millenotti, è cresciuto professionalmente alla sartoria Tirelli di Roma, storico atelier che ha firmato i costumi di numerosissime produzioni, dall'ultimo film di Woody AllenCafé Society, a serie tv culto come Games of Thrones, Penny Dreadful o lo stesso The Young Pope.

Gli abiti dello show sono un mix di creazioni realizzate ad hoc e capi d'antan. Alcuni, risalenti anche al Settecento, rispecchiano bene il dualismo della chiesa, da un lato la sobrietà castigata di suore e preti, ripresa recentemente nelle collezioni di designers come Nicomede Talavera e Damir Doma, mentre dall'altro l'edonismo e il lusso di vescovi e papa ben rappresentato da John Galliano per Dior nella Couture Fall del 2000 con un look che sembra provenire direttamente dal guardaroba di Pio XIII.

La moda nel nuovo progetto di Sorrentino ha un forte impatto visivo, come dirompente è quello di Lenny Belardo, un papa bellissimo, fin troppo consapevole del proprio aspetto. Edonista, eccessivo, col portamento da divo assoluto ha l'attitudine da monarca assoluto, perfettamente a proprio agio mentre in una scena culto sulle note di "Sexy and I know it!" degli LMFAO, tra stoffe preziose e gioielli pazzeschi, sceglie per sé gli abiti più opulenti, in un tripudio di rosso, bianco e oro accessoriato con cappelli a falda larga già diventai iconici. Meno confortevoli si sono rivelate nella realtà tutte queste scelte stilistiche per Jude Law, tanto sfiancato dal peso consistente dei barocchi paramenti papali da sembrargli di avere addosso due tappeti.

Detto ciò l'elemento più cool della serie non è una tunica o il paio di scarpe rosse che spunta sotto di essa, ma la tee bianca indossata da suor Mary con la scritta "I'm a virgin but this is an old shirt".

 

THINK LIKE: Apocalissi. Ventidue modi di leggere i libri della Bibbia

 
Negli anni '90 la casa editrice scozzese Canongate realizzò un progetto ambizioso ed interessante: pubblicare uno alla volta tutti i singoli libri che compongono la Bibbia accompagnati da una breve prefazione nella quale celebri personaggi mondiali raccontano, partendo da esperienze personali, il loro rapporto con le sacre scritture.

Recentemente, nella versione italiana edita da ISBN, queste introduzioni sono racchiuse in Apocalissi. Ventidue modi di leggere i libri della Bibbia.

Vangeli, Esodo, Genesi, Apocalisse, Salmi (e gli altri) riletti da Dalai Lama, Pier Paolo Pasolini, Bono Vox, Nick Cave, Will Self e David Grossman diventano più di un testo religioso, più di un'opera letteraria, si trasformano in testimonianza della saggezza umana, in un "caleidoscopio morale, filosofico, umano".

Sono una rilettura alternativa, laica e contemporanea che, come The Young Pope, permette di avvicinarsi a fede e chiesa con una prospettiva unica e moderna, che affonda le radici nei ricordi e nel passato. La prefazione più cool? Quella di Nick Cave al Vangelo di San Marco, che, da sempre fortemente influenzato dall'Antico Testamento nella composizione delle sue canzoni, cita il testo come fonte di ispirazione del suo secondo romanzo La Morte di Bunny Munro.

 

SOUND LIKE: Nada "Senza un perché", LMFAO "Sexy and I know it!"

"E tutta la vita gira infinita / senza un perché / e tutto viene dal niente / niente rimane senza di te" canta malinconica Nada dal giradischi al centro della stanza delle udienze papale mentre Pio XIII, perso in una visione onirica e sensuale, vede la prima ministra della Groenlandia ballare da sola. È una scena dall'effetto straniante, tipicamente sorrentiniana, tanto affascinante da aver riportato in pochi giorni la cantante con "Senza un perché" ai primi posti della classifica dei brani più venduti su iTunes. Così un brano minore, tratto dall’album del 2004 "Tutto l’amore che mi manca", grazie all'effetto televisivo (ma vale anche nel cinema, ad esempio con Tarantino) diventa moda, trend come è accaduto con i waffles Eggo di Stranger Things.

Il pezzo di Nada è solo uno degli elementi evocativi ed interessanti racchiusi nella colonna sonora di The Young Pope, curata dal compositore Lele Marchitelli, già collaboratore di Sorrentino in La Grande Bellezza. Si inizia dal riff in do minore di "All Along The Watchtower" suonato da Jimi Hendrix qui nella versione del rapper britannico Devlin, pochi secondi di chitarra elettrica nella sigla di apertura che lasciano spazio ad un mixtape di citazioni pop, brani religiosi, indie rock ed elettronica.

C'è "Hallelujah" di Cohen che, diegetica, entra in scena dalla tv cantata da una concorrente di X Factor, ma anche "Blues from an Airplane" dei Jefferson Airplane che accompagna il ricordo di una giovane Suor Mary che gioca a basket. I canti gregoriani convivono in armonia con l' "Ave Maria" di Franz Schubert e il minimalismo di Arvo Pärt, immergendo gli spettatori in un'atmosfera cupa, quasi eterea, spirituale che a tratti stride con il Vaticano abitato da falsità e giochi di potere raccontato dal regista napoletano. Poi ci sono i protagonisti dell’elettronica, come Trentemøller o Recondite, ma anche il musicista indie statunitense Andrew Bird e gli italianissimi Domenico Modugno e Roberto Murolo.

La sorpresa? "Sexy and I know it!" degli LMFAO, ascoltata da Lenny Belardo mentre, vanitoso ed eccessivo, sceglie gli abiti, i più ricchi e sfarzosi, che lo trasformeranno in Pio XIII, più un moderno Re Sole, più una rockstar che un papa.

Megalomane, spocchioso, sfrenato e bellissimo il nuovo papa si veste al ritmo di questo successo dance toccando i vertici dell'ironia sorrentiniana.

 

TASTE LIKE: Cherry Coke Zero for breakfast

 

LOVE LIKE: Jude Law

Se Sorrentino concepisce e realizza una serie accattivante, definita da molti un capolavoro, gran parte del successo è merito degli attori, tutti bravissimi da Diane Keaton a Silvio Orlando, forse per tanti la vera sorpresa di stagione.

E poi c'è Jude Law, che con quel viso dannatamente affascinante e un talento prepotente interpreta in maniera sublime un papa quasi bipolare, in bilico tra desiderio di potere e la solitudine derivante dall'abbandono dei genitori.

È così bravo da trasformare un antieroe antipatico e volubile in una creatura fragile con un grande vuoto da colmare per il quale lo spettatore si concede di tifare.

Iconico e gigione quando, rivolgendosi al premiere della Groenlandia, dice: "Lo so, sono molto bello. Ma la prego, ora cerchiamo di non pensarci."