
Il Black Friday è cambiato Le campagne di sconti sono sempre più lunghe, mentre il potere d'acquisto diminuisce
Non tutti sanno che il Black Friday nasce negli Stati Uniti all’inizio degli anni Sessanta, come giornata immediatamente successiva al Giorno del Ringraziamento, e solo a partire dai primi anni Duemila la ricorrenza commerciale si è diffusa nel resto dei Paesi occidentali. L’evento storicamente indicava l’inizio della stagione degli acquisti natalizi e si è affermata grazie alle forti promozioni proposte su iniziativa dei singoli punti vendita. Se in origine il Black Friday faceva notizia soprattutto per l’accesa competizione tra i clienti nei negozi (in particolare quelli di elettronica, dove molti consumatori si ingegnavano per accaparrarsi i prodotti più richiesti), con la diffusione degli e-commerce e l’evoluzione delle abitudini di consumo l’evento ha progressivamente cambiato natura, diventando sempre più legato alla dimensione digitale.
Il periodo di sconti del Black Friday, inoltre, si è notevolmente ampliato negli ultimi anni: molti negozi, sia online che fisici, avviano le promozioni già prima della data ufficiale, con iniziative come la Black Week; le offerte, poi, non di rado proseguono nei giorni successivi. Molti store, spinti dalla crescente domanda, hanno finito per ampliare così tanto la durata della campagna di sconti che da diversi anni, anche in Europa, si parla addirittura di Black November.
Come viene vissuto oggi il Black Friday
Il cambiamento in atto non riguarda solo le modalità con cui i consumatori fanno compere o il rispettivo periodo di riferimento, ma anche il potere d'acquisto. Secondo un report, oggi 50 dollari valgono poco più della metà rispetto a venticinque anni fa, quando permettevano di acquistare molti più articoli. La riduzione del potere d’acquisto influisce anche sulla percezione delle offerte. All’inizio degli anni Duemila, 50 dollari erano sufficienti per comprare diversi articoli, alimentando l’entusiasmo per il Black Friday, mentre oggi la stessa cifra spesso permette di acquistare non più di un prodotto. Questa contrazione economica non riguarda solo la quantità di beni acquistabili, ma ha anche un impatto sul modo in cui le persone vivono psicologicamente l’esperienza dello shopping.
Una ricerca condotta da The Social Hub, un’organizzazione che tra le altre cose gestisce residenze studentesche, insieme all’istituto di sondaggi YouGov, aiuta a mettere a fuoco la questione. Lo studio ha coinvolto oltre duemila italiani e mostra che nel Paese più della metà degli intervistati teme che la giornata possa finire per incoraggiare un rapporto compulsivo con lo shopping. I più giovani, in particolare chi ha tra i 18 e i 24 anni, sembrano vivere il Black Friday con maggiore pressione psicologica – sottolinea lo studio. Secondo la ricerca, quasi una persona su cinque appartenente a questa fascia d’età sostiene che l’evento abbia conseguenze negative sulla salute mentale, in maniera più o meno impattante – soprattutto in relazione alla vulnerabilità economica.
Le critiche al Black Friday
@melissakristintv When you realize how much Black Friday has changed since the #90s & #2000s …Now most people have calmly done all their Black Friday shopping before the day even comes. #90skids #nostalgia #millennial #boomer #genx #blackfriday #fyp Peer Gynt "In the Hall of the Mountain King"(1480595) - 314P
Resta il fatto che il Black Friday è ormai da anni considerato un fenomeno piuttosto controverso: grazie agli sconti diffusi, molti consumatori finiscono per acquistare prodotti di cui non sempre hanno reale necessità, in un momento storico in cui – per ragioni ambientali – sarebbe più opportuno promuovere la riduzione degli sprechi. Inoltre, in vari Paesi, la ricorrenza commerciale è spesso accompagnata da polemiche sulle condizioni lavorative dei dipendenti nei magazzini, i cui ritmi si intensificano in occasione di questo evento. Non a caso, le società che ottengono maggiori guadagni dal periodo di sconti sono le grandi piattaforme dedicate allo shopping, come Amazon, che hanno avuto un ruolo cruciale nel contribuire a introdurre questa usanza anche in Europa.
Queste evidenze suggeriscono un bisogno crescente di iniziative che permettano di vivere la ricorrenza commerciale in modo meno frenetico. Di fronte a tale contesto, i progetti che favoriscono esperienze di acquisto più autentiche – così come rapporti diretti con i territori, gli artigiani o i punti vendita locali – offrendo un’alternativa alla pressione dello shopping online stanno ottenendo maggiore rilevanza e considerazione.














































