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Come “Holly e Benji” è diventato un’icona per i Millennial

Cosa resterà della serie ora che ne è stata annunciata la fine

Come “Holly e Benji” è diventato un’icona per i Millennial Cosa resterà della serie ora che ne è stata annunciata la fine

Dopo 43 anni di pubblicazioni, uscirà l’ultimo numero della rivista che ospita la serie conosciuta e commercializzata in Italia come Holly e Benji. Il rispettivo cartone animato tra gli anni Ottanta e Novanta ottenne un enorme successo, diventando un prodotto di culto tra i Millennial e non solo. Il motivo era semplice: era uno dei pochi cartoni incentrati interamente sullo sport più praticato in assoluto, il calcio – trattato con un approccio sensazionalistico ed eroico. Ma in Holly e Benji venivano esasperati anche i tipici valori della cultura giapponese – come il senso del sacrificio – e forse era proprio questo che rendeva la serie così amata: i singoli personaggi, infatti, pur di vincere erano pronti a rischiare la propria salute – se non addirittura la propria vita. Lo dimostra ad esempio il caso di Jun Misugi, uno dei personaggi principali della serie, che nonostante soffrisse di una malattia al cuore sceglie di non lasciare il campo durante un importante incontro, rischiando di morire. Le stesse partite, in questo senso, non venivano veicolate come normali competizioni sportive, ma più come delle "battaglie". La serie, poi, sfruttava a proprio favore l’esagerazione, tra tiri in porta capaci di bucare la rete, portieri che saltano sui pali e campi che sembrano lunghi chilometri. Tutti aspetti, questi, che hanno fatto la fortuna anche del cartone animato, e che sono tra gli elementi più citati – a tal punto da aver fatto diventare la Holly e Benji quasi un genere a sé.

L’accoglienza di Holly e Benji in Italia

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Holly e Benji fu trasmessa per la prima volta su Italia Uno nel 1986, mentre il seguito – Che campioni Holly e Benji!!! – andò in onda sulla stessa rete a partire dal 1999. La storia raccontata dal cartone riprende quella del manga originale, pubblicato anche in Italia e chiamato Captain Tsubasa, dove il talentuoso calciatore giapponese Tsubasa Ozora – dopo essersi fatto notare nel campionato di calcio locale – va a giocare in Brasile e poi in Europa, diventando un fuoriclasse. Nella versione italiana Tsubasa si chiama Oliver Hutton (da qui l’abbreviazione "Holly"), mentre "Benji" deriva dal nome del portiere Genzo Wakabayashi.  Inizialmente rivali, in seguito i due stringono amicizia e insieme contribuiscono prima alle vittorie della New Team, la formazione che riunisce tutti i migliori giocatori della città, e poi della nazionale di calcio giapponese. L’ultimo capitolo della serie, che sarà pubblicato entro la fine di aprile, è incentrato sulla partecipazione della squadra alle Olimpiadi – e Holly è il capitano della divisione under 23. Il manga si compone in tutto di cinque capitoli: Capitan Tsubasa, World Youth, Road to 2002 (pensato per celebrare i mondiali in Giappone e Corea del Sud), Golden-23 e Rising Sun – che è quello in corso. Sono poi stati pubblicati numerosi speciali; mentre sulla storia in sé sono stati realizzati quattro film. Nel 2020 Star Comics, la società che ha curato l'adattamento italiano del manga, ha lanciato una versione collection del manga di Holly e Benji composta da cinque cofanetti.

Chi c’è dietro Holly e Benji

@psg Yōichi Takahashi -

 

Disegnata da Yōichi Takahashi, la prima serie di Captain Tsubasa fu pubblicata tra il 1981 e il 1988 – quando il fumettista giapponese non aveva ancora trent’anni. Takahashi si era appassionato al calcio guardando i mondiali del 1978, e per la storia di quello che poi in Italia sarebbe diventato Holly e Benji disse di essersi ispirato al percorso del calciatore giapponese Musashi Mizushima – che giocava in Brasile. Successivamente Takahashi ha continuato a espandere l’universo narrativo del manga, rimandando sempre il finale della serie. A inizio anno, però, il fumettista aveva annunciato che avrebbe smesso di dedicarsi in maniera continuativa a Captain Tsubasa, a causa di un peggioramento delle sue condizioni fisiche – e in particolare della sua vista. Anche se il manga – o meglio: lo spokon, cioè il termine con cui vengono definiti i manga sportivi in Giappone – non avrà più una sua edizione cartacea, Takahashi ha confermato che continuerà a pubblicare brevi storie legate all’universo narrativo di Holly e Benji: troveranno spazio su un apposito portale online, chiamato Captain Tsubasa World,  e saranno di fatto dei bozzetti. Il manga e i rispettivi sottoprodotti, nel complesso, hanno contribuito a diffondere la cultura del calcio in Giappone, a tal punto che si ritiene sia stato uno dei fattori che hanno portato a un miglioramento, nel tempo, delle prestazioni della nazionale. Alcuni calciatori molto noti e amati – come il giapponese Hidetoshi Nakata (che ha giocato per diversi anni in Italia) o lo stesso Alessandro Del Piero – in passato hanno detto che la serie ha contribuito a far nascere in loro la passione per il calcio.