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Le app di dating creano dipendenza?

Forse sono progettate anche per questo

Le app di dating creano dipendenza? Forse sono progettate anche per questo

Secondo un sondaggio condotto nel 2022, in Italia circa il 30% delle persone single dice di utilizzare app di dating. Anche se negli ultimi anni sono nati diverse piattaforme che rispondono a desideri e orientamenti sessuali diversi, la più popolare rimane Tinder, usata da circa il 60 % degli italiani che fanno uso di applicazioni per incontri. A Tinder si deve la diffusione del concetto di “match” ma anche della feature che ancora oggi è alla base della maggior parte delle dating app: lo “swipe” dei profili. Qualche anno dopo il lancio dell'app, l’edizione statunitense di Wired ha parlato direttamente con i progettisti di Tinder per raccontare la nascita di questa funzionalità, la vera fortuna della stessa azienda. «Una mattina stavo uscendo dalla doccia, strofinando lo specchio con le mani perché il bagno era pieno di vapore [...]. Poi ho strofinato in senso contrario. E all’improvviso ho capito», ha detto il co-fondatore dell’app Jonathan Badeen. Il funzionamento di Tinder, spiega, «imita il mondo reale, in cui puoi prendere una cosa e metterla da parte». «Le persone vengono presentate come un mazzo di carte da sistemare e la prospettiva di arrivare in fondo al mazzo è allettante», spiega a Dazed Natasha McKeever, docente di etica applicata presso l'Università di Leeds, nel Regno Unito. Gli utenti continuano a “fare swipe” anche se sono consapevoli che non è possibile raggiungere veramente «il fondo del mazzo». Questo punto di vista concorda con quello dell’antropologa culturale Natasha Dow Schüll, autrice del libro Addiction by Design, che ha paragonato l’esperienza di utilizzo delle dating app a quella tipica delle slot machine

 

Perché rimaniamo incollati alle app

@fentifriedchicken Get ready to swipe forever! #Dating #DatingApps #FourplayPartner original sound - Joe Fenti

È forse per questo che sei persone hanno fatto causa a Match Group, la società che controlla Tinder e Hinge, sostenendo di sfruttare caratteristiche di gamification per incoraggiare l'uso compulsivo delle loro piattaforme. È un caso insolito ed è improbabile che abbia successo in tribunale, ma il fatto che sia stata intentata una causa del genere mostra quanto «le persone si sentano sempre più a disagio rispetto al loro rapporto con le app di dating». La dipendenza da queste piattaforme «è un fenomeno nuovo, ma apparentemente comune», spiega la giornalista Serena Smith su Dazed. Secondo quanto riporta il magazine britannico, circa il 90% delle persone single si sentirebbe dipendente dalle app di dating, mentre più o meno il 70% ritiene che l’uso di queste piattaforme contribuisca a danneggiare la propria salute mentale.

Le app di dating non sono le uniche a sfruttare feature che tendono a “catturare” l'attenzione degli utenti: anche piattaforme come Facebook, TikTok o Instagram progettano il design delle loro interfacce al fine di mantenere l'utente sul feed. Ad esempio, in certe app spesso il “refresh” serve solo a dare alle persone l’illusione del controllo, dato che le bacheche si aggiornano costantemente a prescindere. In generale, molti utenti accusano il fatto che le app più popolari finiscano spesso per somigliarsi, anche se trattano contenuti molto diversi tra loro. O meglio, tendono a essere sempre più simili a TikTok. Era accaduto nel 2022 a Instagram, quando annunciò che avrebbe cominciato a puntare sui video verticali, e lo scorso anno è successo lo stesso a Spotify – che ha stravolto la propria homepage inserendo una lista molto lunga di “suggerimenti per te”, da fruire facendo “swipe-up”. Più recentemente, l'app di Mark Zuckerberg ha annunciato il lancio della Friends Map, una feature estremamente simile alla geolocalizzazione di Snapchat. Tinder, dal canto suo, per rendere meno frustrante e alienante l’esperienza-utente, ha introdotto dei piani di abbonamento (Plus, Gold o Platinum), attraverso i quali si ha accesso a maggiori funzionalità dell’app. Si può ad esempio vedere a chi è piaciuto il proprio profilo, o segnalare interesse senza aspettare che l’altra persona faccia lo stesso. Il problema, sostengono diversi utenti, è che con le app di dating non si ha a che fare con contenuti più o meno frivoli, ma con persone vere e proprie – perciò applicare su di esse le logiche di fruizione tipiche di TikTok e altre piattaforme può essere una pratica controversa.