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È possibile arrivare a Natale senza sentire “Last Christmas”?

La sfida collettiva Whamageddon ci prova da dieci anni

È possibile arrivare a Natale senza sentire “Last Christmas”? La sfida collettiva Whamageddon ci prova da dieci anni

Il Whamageddon è un gioco collettivo a eliminazione che si basa sul tentare di evitare di ascoltare la celebre – e ormai insopportabile? – canzone natalizia Last Christmas dei Wham!. La sfida si conclude il 25 dicembre, e quando una persona viene colpita può comunicarlo sui social con l'hashtag #whamageddon. Cominciato una decina di anni fa, il gioco nato nel Regno Unito è diventato un fenomeno internazionale solo di recente. Oggi presenta un sito ufficiale - al pari del Fantasanremoin cui sono elencate le regole della sfida e dov’è persino possibile acquistare il relativo merchandising. Last Christmas fu pubblicata il 3 dicembre 1984 dal duo pop formato da Andrew Ridgeley e George Michael. Arrivata al secondo posto delle classifiche britanniche, la canzone – che uscì in concomitanza con Do They Know It’s Christmas? della Band Aid a cui partecipò lo stesso Michael – negli anni acquisì grande popolarità: ancora oggi, a distanza di quattro decenni, è una delle canzoni natalizie più conosciute e riproposte di sempre, assieme ad altre come All I Want for Christmas Is You di Mariah Carey. Last Christmas fu registrata nell’agosto – sì, ad agosto – del 1984, quando George Michael aveva 21 anni, in uno studio di Londra addobbato per l'occasione con decorazioni natalizie. Il videoclip venne girato in una località sciistica in Svizzera, a novembre. Finite le riprese, Michael andò direttamente a registrare Do They Know It’s Christmas?, insieme ad altri cantanti molto noti, tra cui Bono e Sting. Quel Natale, Michael si ritrovò con due canzoni ai primi posti in classifica, e dal momento che i proventi di Do They Know It’s Christmas? andarono in beneficenza, decise di fare lo stesso anche per quelli di Last Christmas.

 

La reazioni delle persone a Last Christmas

Last Christmas è così celebre e inflazionata durante il periodo natalizio da essere diventata per molti fastidiosa, a tal punto da volerla per quanto possibile evitare – e proprio su questo aspetto si basa il Whamageddon. Il fenomeno è tornato a far parlare di sé dopo il caso che ha coinvolto un dj britannico, che per lavoro seleziona musica durante le partite del Northampton Town – una squadra di calcio della League One, la terza categoria inglese. Tra il primo e il secondo tempo di un incontro ha proposto Last Christmas. Alla partita erano presenti migliaia di persone. Il dj, parlando successivamente con la BBC, ha detto di aver lanciato il pezzo pensando proprio al Whamageddon, e che secondo lui «sarebbe stato divertente eliminare dal gioco 7mila persone in un colpo solo». Il gesto ha però generato molte critiche ed insulti sui social network, che a suo dire sono stati comunque «più gentili» rispetto a quelli ricevuti allo stadio. «Non credevo che le persone prendessero la sfida così tanto sul serio». «Penso che sia un peccato che chi fa un lavoro come il mio non possa mettere i Wham! fino a fine dicembre», ha aggiunto, «ma è un gioco e quindi tutti devono stare al gioco». Il dj si è dovuto scusare pubblicamente: «È evidente che il gesto non sia stato divertente. [...] Perciò mi scuso ufficialmente con tutti coloro a cui ho rovinato il Natale».

 

Perché non sopportiamo le canzoni natalizie


Vari esperti hanno provato a spiegare come mai la musica di Natale susciti emozioni negative in alcune persone. Non tutte le canzoni natalizie sono uguali: ci sono certe strutture armoniche e suoni tendenzialmente ricorrenti che consentono di percepire quasi immediatamente se si sta ascoltando qualcosa appartenente al genere. È grazie a queste caratteristiche che le canzoni natalizie, e in particolare i loro ritornelli, diventano quelli che in inglese vengono definiti “earworms” (letteralmente “tarli nell’orecchio”), cioè melodie che si trasformano in dei tormentoni per la nostra mente. Dal momento che per circa un mese all’anno le canzoni di Natale si sentono quasi ovunque, diventa difficile ignorarle, al punto da generare un malessere. Qualsiasi motivetto che viene percepito come eccessivo o ripetitivo può in effetti diventare al limite del fastidioso per il nostro cervello, ha precisato al sito di news CBC uno psicologo canadese intervistato sull'argomento. Questo tipo di pezzi in alcuni casi può far emergere una sensazione di nostalgia, che se da un lato può essere di conforto, dall’altro può trasformarsi in malinconia, evocando sentimenti negativi – ulteriormente accentuati dalla continua esposizione alla stessa fonte sonora che li genera. La musica natalizia, infine, può essere anche interpretata dal nostro cervello come uno stimolo che in un modo o nell’altro suscita pressioni e aspettative – soprattutto se correlate a convenzioni sociali (come magari quella di dover fare i regali) che non si condividono del tutto.