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A cosa servono i fashion council?

Velatamente filantropici, un aiuto per i designer emergenti

A cosa servono i fashion council?  Velatamente filantropici, un aiuto per i designer emergenti

Lanciare il proprio brand dopo il diploma: una storia che si ripete ogni anno nelle capitali della moda, da Londra a Milano. In tempi in cui il settore è dettato dall'ipercapitalismo, dai conglomerati del lusso e da un approccio al lavoro 24 ore su 24, l'indipendenza sembra un'opzione piuttosto attraente. Sebbene il detto «vendi l'anima al sistema o prova a fare di testa tua», tuffarsi in un'impresa freelance è la scelta più costosa, almeno dal punto di vista finanziario. Per fortuna, in alcuni Paesi come il Regno Unito, la Germania o persino l'Austria, esistono i Fashion Council, una forza dall'interno che aiuta i piccoli designer. Se sei un giovane stilista che sta cercando di ottenere finanziamenti, oggi puoi provare a contattare il Fashion Council, anche se non è così facile come alzare la cornetta.

Finanziamenti

I Fashion Council sono organizzazioni no-profit create per promuovere lo sviluppo dell'industria della moda del loro Paese. Che si tratti di mettere in contatto creativi, creare fondi o promuovere l'istruzione, il loro unico scopo è quello di dare una mano. Spesso venduti al pubblico con un approccio filantropico, a prima vista sembrano molto utili, ma se li si guarda più da vicino, vale la pena di chiedersi in che modo sostengano effettivamente l'attuale sistema moda. In Europa esistono diversi Fashion Council, uno dei quali è quello della Germania. «Sono molto gentili e cercano di stare al tuo fianco nello sviluppo del brand. Naturalmente, qui non c'è questo immenso potere della moda come a Parigi o a Londra, quindi la cerchia è molto più ristretta», dice una designer che desidera rimanere anonima. Attualmente fa parte del programma Fashion X Craft, che le permette di esporre i suoi lavori alla Berlin Fashion Week e di essere invitata a eventi con opportunità di networking. Il Council, dice la stilista, non finanzia il suo marchio, non le dà i soldi per procurarsi materiali sostenibili, e non le assicura fondi sufficienti per pagare il personale e garantire condizioni di lavoro stabili. «Pagano solo le spese di viaggio e l'alloggio durante la residenza e i workshop», afferma l'artista. Potrebbero sponsorizzare una mostra per lei, ma per ora le è consentito solo di utilizzare gratuitamente una stanza dei loro uffici come showroom. «È possibile richiedere un finanziamento per una mostra, ma non l'ho ancora fatto. Per questo dovrei avere una sede a Berlino con il mio brand», aggiunge. Con questo punto, l'attrice mette in luce uno dei tanti problemi del German Fashion Council, che sta cercando di far conoscere Berlino come città globale della moda, quindi concede fondi sufficienti solo ai marchi con sede nella capitale.

Consulenza aziendale

Luis Dobbelgarden ha fondato il brand No Faith Studios nella campagna tedesca, vicino a Colonia, e ora espone a Parigi. Sarebbe bello se i Fashion Council sostenessero anche i talenti che non risiedono nelle capitali, perché è evidente che in questo modo si perdono una grande quantità di talento. Avviare un proprio brand costa molto, e sarebbe finanziariamente più sostenibile se i Council si concentrassero su questo aspetto, piuttosto che spingere i giovani a trasferirsi in città costose. Ciononostante, molti Fashion Council offrono consulenza aziendale, il che è ottimo. Questo è stato confermato da due stilisti che hanno lavorato con il German e con il British Fashion Council. Nella gestione di un brand, è assolutamente necessario avere qualcuno che possa dare supporto sul lato commerciale, un aspetto sottovalutato dai designer alle prime armi che spesso si ritrovano costretti ad operare sulle spalle di stagisti non pagati. La maggior parte delle piccole aziende di moda guadagna a malapena il denaro necessario per pagare tutto il personale: un problema sistematico enorme che potrebbe essere affrontato dai Council della moda. Una studentessa che ha ricevuto una borsa di studio dal British Fashion Council dice che sono stati molto disponibili. Le hanno dato dei soldi per l'ultimo anno di scuola, ma non le è stato permesso di rivelare l'importo. Dopo aver parlato con i suoi compagni, ha scoperto che la maggior parte di loro ha ricevuto importi diversi. 

Proteggere le nuove generazioni di creativi

Se il mondo della moda è un campo di battaglia, i Fashion Council sono la rete di sicurezza che protegge i designer freelance da tutte le potenziali minacce, dal rischio di fallire a quello di diventare irrilevante, anche se molti di questi Council si concentrano solamente sui giovani. Ma lanciare un marchio senza avere competenze manageriali è sostenibile? Certo, il Council può aiutare, ma solo fino a un certo punto. Se si guarda al Regno Unito e ai brand inglesi nati grazie all'iniziativa BFC Newgen, si scopre subito che molti di essi hanno già dovuto chiudere i battenti. Perché? I Fashion Council sono un soggetto estremamente difficile e precario, e malgrado il loro scopo principale possa essere filantropico, essendo stati fondati con l'intenzione di rompere il soffitto di vetro esclusivo e classista del fashion system, le difficoltà economiche che stiamo attraversando stanno ostacolando il loro progresso. Gli stilisti devono fare i conti con l'aumento dei costi di produzione e con la sempre minore disponibilità dei consumatori a fare acquisti. Ovviamente non esiste una soluzione chiara al problema. Ma per cominciare, i Council potrebbero smettere di spingere i giovani stilisti nel baratro, perché il lancio di un brand di moda dovrebbe essere un processo lento e costante, piuttosto che un tuffo libero nell'ignoto.