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Il mondo della moda è alla ricerca di artigiani

È uno dei dati emersi dalla ricerca “Osservatorio sul comparto moda e futuri scenari professionali”

Il mondo della moda è alla ricerca di artigiani  È uno dei dati emersi dalla ricerca “Osservatorio sul comparto moda e futuri scenari professionali”

Quanto è cambiato il lavoro nel mondo della moda? È la domanda alla base della ricerca “Osservatorio sul comparto moda e futuri scenari professionali” promossa da Pambianco insieme a Accademia del Lusso per tracciare l’evoluzione del mercato del lavoro all’interno della fashion industry. Nel 2022 il campione delle 17 aziende della moda e del lusso preso in analisi ha impiegato 447mila dipendenti  con una crescita del 2% rispetto al 2018, mentre gli under 30 sono passati dal 45% di quattro anni fa al 39% dell’anno corrente. In questo ampio quadro, l’Italia rappresenta il 12% (52mila dipendenti) con una crescita di 9mila dipendenti in quattro anni nonostante la pandemia. Ma quali sono i settori che creano più posti di lavoro? Il retail è la divisione che impiega il maggior numero di dipendenti (69%), seguita dal corporate (20%) e dall’industriale (11%). Proprio su questa ultima categoria si concentrerà la prossima sfida per il settore moda, alla prese con un ricambio generazionale che ha già generato 300mila posti vacanti soprattutto nell’artigianato.

Quali sono i lavori più cercati nella moda?

Complici il reshoring e la crescita dei brand di lusso, la richiesta di profili nelle divisioni industriali è in costante crescita. Figure come artigiani, sarti, prototipisti e ricamatori sono tra le più ricercate, ma al tempo stesso anche le più difficili da individuare. Per ovviare al problema, molte aziende e gruppi si sono attivati per creare delle accademie utili a formare gli artigiani del futuro. Figure junior da affiancare a quelle già presenti in azienda per creare un vero e proprio passaggio generazionale. Come detto, l’area retail è quella che assorbe il maggior numero di ricerche grazie al continuo turnover nei dipendenti (stimato intorno al 25% e superiore rispetto alle altre aree) e al potenziamento dei canali monomarca da parte dei brand. Nonostante le possibilità lavorative offerte, l’area viene considerata comunque poco attrattiva da parte di chi si approccia al lavoro nella moda al punto che le aziende sono spesso costrette a selezionare candidati provenienti dalle scuole alberghiere o a formarli tramite corsi specifici in assenza di scuole specializzate. Nell’area corporate è da segnalare invece una vera e propria evoluzione del settore, indicata in parte anche dalla richiesta di profili con un taglio digital. Cresce la richiesta di analisti dei big data, così come quella di profili tecnici in ambito IT che le aziende della moda e del lusso fanno però fatica ad attirare.

Quali sono le offerte delle scuole di moda?

Preso atto dello scenario professionale offerto dal settore moda, qual è l'offerta formativa delle scuole di settore? Analizzando otto scuole tra cui IED, Polimoda e Naba, nell’anno accademico corrente sono stati individuati 1065 corsi divisi tra fashion (54%), design (33%) e altro (13%). Se il mercato della moda e del lusso è alla ricerca di figure industriali, l’offerta formativa preferisce corsi di Fashion Design, Business e Marketing e Comunicazione che ad oggi rappresentano il 70% dell’offerta totale. Il Fashion Design, in particolare, rappresenta il 39% dei corsi offerti, seguito da Fashion Business (20%), M&C (17%) e Styling (14%). Un quadro che offre spunti di riflessione non solo per il settore moda stesso, ma anche per chiunque volesse farne parte iniziando un percorso formativo che, ad oggi, sembra sbilanciato al punto da lasciare scoperte aree e professioni che potrebbero offrire sbocchi lavorativi fin troppo sottovalutati.