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Lo sciopero di Hollywood avrà un impatto anche sulla moda?

Diciamo momentaneamente addio ai red carpet pieni di celebrities

Lo sciopero di Hollywood avrà un impatto anche sulla moda?  Diciamo momentaneamente addio ai red carpet pieni di celebrities

Con una conferenza stampa indetta nella serata di ieri, la SAG-AFTRA ha ufficializzato il suo sciopero contro AMPTP, l’associazione dei produttori americani che rappresenta le grandi major di Hollywood e i servizi streaming come Netflix, Amazon e Apple. Una decisione epocale, che segue di pochi mesi quella del WGA, il sindacato degli sceneggiatori americani, che lo scorso maggio aveva incrociato le braccia dopo la fumata nera nelle trattative per un nuovo contratto che ne regolasse il lavoro. L’ultima volta che attori e sceneggiatori avevano indetto uno sciopero insieme era il 1960, molte cose erano diverse e soprattutto il cinema e la moda non avevano un rapporto stretto come quello che hanno oggi e che, inevitabilmente, verrà toccato dallo sciopero. Da ieri sera infatti ai membri del sindacato, che rappresenta oltre 160 mila attori di Hollywood, sarà vietato girare film e serie televisive, ma soprattutto sarà vietato promuoverle in qualsiasi forma: dalle interviste alla presenza nei festival e nelle convention. Per questo, quando ieri sera è stato ufficializzato lo sciopero, il cast di Oppenheimer ha abbandonato la premiere londinese del film, mentre sempre per lo stesso motivo Margot Robbie e gli altri interpreti di Barbie sono stati al centro di un press tour estenuante conclusosi poco prima che iniziasse la protesta. Nei giorni scorsi molti studios hanno scelto di anticipare i junket dei film in uscita nelle prossime settimane per evitare di trovarsi senza materiale promozionale.

Ma cosa succederà adesso? Difficile dire quando finirà lo sciopero, alcuni sperano in una risoluzione dopo l’estate, mentre altri ipotizzano possa andare avanti fino a Natale. Con la messa in pausa delle attività promozionali, i numerosi stylist abituati a lavorare con le celebrities di Hollywood si troveranno privi di una delle loro principali fonti di guadagno. In un’intervista del 2015 di The Cut pubblicata da Business Insider, la celebrity stylist Jessica Paster, che ha vestito nomi del calibro di Cate Blanchett, Emily Blunt e Rachel McAdams, aveva rivelato alcune delle cifre che i brand sono disposti a pagare per vedere uno dei loro abiti su una celebrity: «Può trattarsi di pagare solo lo stylist, e noi prendiamo dai 30.000 ai 50.000 dollari. Oppure pagare l'attrice tra i 100.000 e i 250.000 dollari.» Il primo esempio potrebbe arrivare con il Festival di Venezia in programma a settembre dove, con molte probabilità, non ci sarà la parata di celebrities a cui eravamo ormai abituati. Challengers ad esempio, il film di apertura diretto da Luca Guadagnino, non potrebbe contare sulla presenza delle sue star Zendaya e Josh O’Connor, entrambi membri del SAG-AFTRA. Ma se lo sciopero rappresenta uno stop al lavoro di molti stylist, lo stesso sarà in parte per tutti quei contratti che vincolano le celebrities ai brand in occasione delle apparizioni pubbliche legate alla promozione di film e serie tv.

Negli ultimi anni i red carpet sono diventati quasi speculari alle passerelle delle Fashion Week, soprattutto grazie alla quantità di celebrities vestite con capi visti poche settimane prima a Milano o a Parigi. Un rapporto che subirà uno stop indefinito che potrebbe portare sul lungo periodo a uno slittamento di molti di quelli appuntamenti ormai diventati importantissimi per il rapporto tra Hollywood e l’industria della moda, in primis gli Emmy Awards. Previsti per il prossimo 18 settembre, secondo Deadline la Television Academy potrebbe essere costretta a posticipare la cerimonia di premiazione a novembre se non addirittura a gennaio in attesa di una risoluzione del conflitto tra le parti. Diverso invece il discorso per tutte quelle apparizioni pubbliche esterne al cinema, come nel caso di “influencer agreement” e “cameo for business agreement”, consentite secondo quanto riportato dal vademecum pubblicato da SAG-AFTRA. Se la discesa in campo di star del calibro di Matt Damon e Cillian Murphy, che ieri sera dal red carpet di Oppenheimer hanno manifestato il loro sostegno alla causa, potrebbe portare a un’accelerata nella trattativa, chissà se anche gruppi come LVMH o Kering diranno la loro adesso che non potranno più contare su un output diventato ormai essenziale per la onnipresenza della moda nelle noste vite.