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Creare cappelli come atto di resistenza

Intervista al designer ucraino Ruslan Baginskiy

Creare cappelli come atto di resistenza Intervista al designer ucraino Ruslan Baginskiy

Il brand di cappelli di Ruslan Baginskiy nasce nel 2015 con uno scopo ben preciso: rendere i copricapi protagonisti, fare in modo che siano di nuovo parte essenziale del guardaroba maschile e femminile, traendo ispirazioni da un passato in cui bastava un accessorio per determinare il mestiere, la classe sociale, l'assetto culturale persino, di un individuo. In sette anni quella che era nata a Leopoli, una cittadina dell’Ucraina occidentale, come una piccola attività a conduzione familiare è riuscita a  guadagnarsi il seguito di celebrity del calibro di Madonna, Bella e Gigi Hadid, Kaia Gerber, Taylor Swift, Pamela Anderson, Rosie Huntington-Whiteley, Anna Dello Russo, Miley Cyrus, Alicia Keys, quelle che Baginskiy chiama affettuosamente RB family, arrivando a vendere i proprio prodotti sui principali e-commerce internazionali: Browns, Farfetch, Moda Operandi, Mytheresa. L'offerta spazia tra berretti, Bucket, Sailor, Gambler e Cowboy Hat in paglia, crochet, satin e lana, oltre a sciarpe e foulard in pied de poule, decorati da safety pin, monogram, perle e piercing. «Gli accessori sono spesso un mezzo di espressione personale, sono l'accento luminoso che crea l'atmosfera, a volte l'ispirazione per un inizio, a volte il tocco finale che dà forma allo stile personale. Mi piace il modo in cui i cappelli cambiano la silhouette generale, il modo in cui esaltano il carattere delle persone e spesso aprono nuovi orizzonti» ci racconta Ruslan, di ritorno da un rocambolesco viaggio Parigi - Lviv insieme al suo team a causa della guerra che da un anno a questa parte ha sconvolto il Paese.

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Quando gli chiedo quando è nata la sua passione per gli accessori, Ruslan fa subito riferimento alla sua famiglia, che oggi è anche il suo team: «Mia madre e mia nonna sono sempre state amanti dei cappelli e questo oggetto mi ha affascinato fin dall'infanzia. Quando ho iniziato a lavorare come stylist, volevo inserire sempre dei cappelli, ma non ne trovavo molti disponibili, così ho iniziato a crearne di miei». Dopo 10 anni da stylist, Baginskiy ha deciso di sopperire lui stesso al vuoto di mercato, lasciandosi trasportare dal processo di progettazione e realizzazione dei cappelli, dalle tecniche di produzione tradizionali. Ispirato dall'arte, dai costumi nazionali ucraini, dalle foto di famiglia d'archivio e dai servizi di moda vintage, Ruslan sperimenta audacemente con le forme del passato per creare cappelli contemporanei: comodi, utilitaristici, alla moda. Tra i prodotti più venduti spicca il Baker Boy, ispirato ai «copricapi vintage da capotreno francese, e poi qualche anno dopo ho trovato una foto di mia madre che indossava un berretto da baker boy negli anni '90. Sembra che anche lei faccia sempre parte della mia ispirazione. Ho iniziato a rielaborare la forma secondo il mio modo di vedere e questa è diventata la nostra firma che ritorna ogni stagione in una nuova interpretazione.»

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I Ruslan Baginskiy Hats sono ormai una realtà consolidata a livello internazionale, ma lo stilista sottolinea sempre la sua origine ucraina, specie in un periodo storico in cui l'identità stessa della sua nazione d’origine è sotto attacco. La prima presentazione della collezione couture presso l'hotel Crillon è stata dedicata alla natura autoctona, all'artigianato locale e alle tradizionali decorazioni nuziali dell'Ucraina occidentale. L'azienda sostiene la produzione locale, quindi ogni cappello del marchio è Made in Ukraine, vanto di sostenibilità e di un’identità che condiziona fortemente il brand, dal design dei prodotti al modus operandi con cui vengono realizzati: «È parte integrante di me e di ciò che il marchio rappresenta. Mio fratello lavora con me, mia madre è a capo della produzione, ma l'intero team si sente come una famiglia a questo punto, soprattutto dopo il trasferimento da Kyiv a Lviv e i momenti difficili che abbiamo dovuto affrontare individualmente e come team nell'ultimo anno di guerra totale.» Nonostante il conflitto infatti, con grandi sforzi il serrato calendario di uscite del brand continua così come la produzione, perché «creare ci mantiene umani mentre la guerra cerca di disumanizzarci. Un modo di resistere, di lottare, di continuare a vivere.»