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La fine di Vogue Russia

Con l'inasprirsi della censura, Condé Nast dichiara la cessazione definitiva delle pubblicazioni

La fine di Vogue Russia Con l'inasprirsi della censura, Condé Nast dichiara la cessazione definitiva delle pubblicazioni

Quando lo scorso febbraio le truppe di Putin hanno invaso l'Ucraina, sin da subito è stato chiaro che le conseguenze sarebbero state irreversibile e che il mondo circostante non sarebbe stato fermo a guardare. Complice il protrarsi e l'escalation degli scontri, il mondo della moda ha preso soluzioni sempre più significative per dimostrare la propria solidarietà al paese assediato. Tra tutti il gruppo Condé Nast, che aveva già annunciato un'ingente donazione a favore del popolo ucraino, ha sospeso le pubblicazioni in Russia a marzo per poi dichiarare che «l'escalation nella severità delle leggi sulla censura, che hanno significativamente ridotto la libertà di parola e punito i giornalisti semplicemente per aver fatto il loro lavoro, ha reso il nostro lavoro in Russia insostenibile». In una dichiarazione inviata via e-mail ai dipendenti globali di Condé Nast, l'amministratore delegato Roger Lynch ha dunque dichiarato la cessazione definitiva delle pubblicazioni del gruppo sul suolo russo dopo un operato di oltre 20 anni con titoli come Vogue Russia e le edizioni russe di GQ, GQ Style, Tatler, Glamour e AD

Circa il 10% del personale russo rimarrà per adempiere agli obblighi in sospeso, mentre al resto dello staff saranno offerti una liquidazione, benefici, assistenza, programmi di ricollocamento e una guida per candidarsi a posizioni aperte in altri mercati. Anche Hearst Magazines, che possiede Elle, Esquire, Harper's Bazaar e Cosmopolitan, ha terminato i suoi accordi di licenza per le sue pubblicazioni russe un giorno dopo che Condé Nast ha annunciato la sua sospensione a marzo. 

Il conflitto non ha dunque coinvolto solo i brand, che, dal fast fashion al lusso, hanno deciso di ritirarsi dal suolo russo non solo per problemi logistici ma anche in segno di protesta rispetto al conflitto in corso, ancor più forte è stato l'impatto sull'editoria e la stampa, da sempre in rapporti difficile con il repressivo governo russo e che ora anche nell'ambito della moda e della mass culture si ritrova impossibilitato nello svolgere le mansioni più banali a causa dell'aggravarsi delle leggi di censura.