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Che cos’è diventato Off-White™ dopo Virgil Abloh

La creatura del grande designer, anche priva del suo creatore, è pronta a spiccare il volo

Che cos’è diventato Off-White™ dopo Virgil Abloh La creatura del grande designer, anche priva del suo creatore, è pronta a spiccare il volo

Lo show di Off-White™ tenutosi ieri al Palais Brongniart di Parigi in apertura della fashion week, è stato un momento abbastanza sentimentale. Una delle più attese sfilate postume di Virgil Abloh, spentosi a Novembre dopo aver lasciato ai team dei propri brand una enorme quantità di informazioni, bozzetti, idee e concept, quella di Off-White™ avrebbe dovuto rispondere all’annosa domanda «Who’s next?» che ha circolato all’interno degli ambienti di moda per mesi dopo l’improvvisa scomparsa del designer. La risposta a quella domanda non è ancora arrivata, si pensa che, probabilmente, come nel caso di Margiela o di Ann Demeulemeester, il team del brand firmerà collettivamente le collezioni finché non arriverà un direttore creativo capace di calcare le enormi orme di Abloh e di mettere mano sulla sua legacy. Al di là dello show, comunque, (o precisamente a proposito dello show) la parte più commovente, per certi versi, è che la sfilata FW22 vista ieri ha segnato un momento importantissimo per il brand, che ha risposto alla domanda «What’s next?» annunciando la sua espansione con una nuova linea high fashion di nome >Than a Bride «creata per scombussolare il savoir faire dell'Alta Moda», il lancio di una linea di beauty di nome Paperwork in arrivo in primavera, una capsule di skiwear e una collaborazione con Church’s – oltre che il landing su TikTok.

Questo tipo di espansione è abbastanza normale, in realtà, per qualunque brand di lusso lanciato come Off-White™ ma allo stesso tempo marca il passaggio della creatura di Virgil Abloh da hype brand a powerhouse culturale che si alimenta non solo del lascito culturale del suo fondatore, del suo approccio alle collaborazioni, del suo mindset nella progettazione, della sua intera forma mentis a dire il vero, conservata in un flusso enorme di messaggi Whatsapp, archivi personali e non presenti su varie piattaforme per «definire un linguaggio universale che trascenda i parametri culturali e apra la conversazione a tutti». Prima della sua tragica scomparsa, Abloh era uno dei creativi più potenti della moda, seduto a un tavolo molto alto nella gerarchia interna di LVMH che lo scorso luglio aveva anche rilevato il 60% del suo brand. Off-White™, però, pur giunto ad avere una posizione di rilievo nella programmazione della Paris Fashion Week, e pur avendo già presentato collaborazioni lifestyle di grande successo non si era ancora espanso a impero commerciale globale come suggerisce il doppio riposizionamento nell’high fashion e nel beauty. In aggiunta, la collaborazione con Church’s aggiunge un nuovo layer al lavoro di Abloh – quasi come a dire che, oltre alle classiche sneaker, l’estetica del designer può includere senza soluzione di continuità anche prodotti più altolocati come le scarpe formali inglesi o le ceramiche di un brand come Ginori (come abbiamo visto in una recente collaborazione).

Il motivo per cui Off-White™ può sopravvivere oggi, anche priva del suo direttore creativo, è proprio perché il brand funziona come un’emanazione diretta di Abloh, rappresenta una dimostrazione pratica del suo metodo: Virgil è sempre stato molto “autoriale” ma ha sempre evitato di essere l’unico e solo demiurgo delle sue collezioni, preferendo invece un approccio aperto e collaborativo che portasse i suoi creativi e i suoi altri team in posizioni tali, e con idee e spunti tali, da poter sviluppare da sé la propria immaginazione, lavorare con la propria personalità su un mindframe più ampio. La possibilità del dialogo e della collaborazione, oltre che una curiosità sempre accesa ed eclettica, sono le vere legacy del brand di Abloh che con questo show ha dichiarato al mondo di poter sopravvivere al suo creatore, oltre che di potere superare se stesso, portando l’estetica di Abloh verso nuovi territori e continuare a raccontare, con voce fiduciosa e sicura, e forse anche corale, la storia che Virgil aveva iniziato a Milano tanti anni fa. Un messaggio ripetuto anche dal frammento di intervista a Pharrell del 2020 in cui si diceva:

«Condividi i codici, condividi i trucchi del gioco. Molti di noi li abbiamo dovuto capire da soli ed è qui che abbiamo sbagliato».