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Villa "La Saracena": primordiale emozione architettonica

Il tentativo di Luigi Moretti di esplorare col suo lavoro i meccanismi umani

Villa La Saracena: primordiale emozione architettonica  Il tentativo di Luigi Moretti di esplorare col suo lavoro i meccanismi umani

Casa come primordiale emozione architettonica, luogo racchiuso da muri potenti, “che possa astrarre dalla vita quotidiana e dalle sue avventure grandi e meschine”, difendendo gli affetti, i pensieri e le persone che la abitano. Parafrasando il designer e accademico italiano Giò Ponti, è questo il nobile ideale che guida Luigi Moretti nella progettazione di villa “La Saracena” a Santa Marinella, sul litorale romano.

L’uomo, protagonista dell’architettura del ‘900 e famoso, tra l’altro, per aver progettato il complesso residenziale Watergate di Washington, dove è nato lo scandalo politico più famoso della storia americana, da tempo cerca un’occasione che gli dia la possibilità di esplorare col suo lavoro i meccanismi umani e l'espressione delle composizioni di Michelangelo e Borromini. La trova quando Francesco Malgieri, giornalista del Corriere della Sera, gli commissiona una villa nella provincia di Roma per la figlia Luciana Pignatelli d'Aragona Cortez. Sebbene inizialmente parte del cosiddetto “trittico incompiuto di Santa Marinella”, comprendente le ville Califfa e Moresca, l’opera, che ne è il fulcro, è completamente indipendente e si sviluppa per 800 mq in un lotto caratterizzato da una forma allungata ed irregolare.

L’elemento principe della costruzione sono le murature che, con la loro gravità, sembrano avere una loro emotività. Le mura esterne trattate con intonaco grezzo su un struttura portante in telaio di cemento armato, si serrano nel lato del patio, rivolta verso la strada, per "contrastare la pressione del mondo esterno" e si dilatano sempre più verso il mare, quasi alla ricerca di un contatto visivo con il paesaggio mediterraneo. La materia si addensa seguendo la stessa direzione anche all’interno, come ad esempio si nota osservando le finestre che nella “torre” della scala (dove sono racchiuse alcune stanze da letto), sottili ferite che lasciano filtrare la luce naturale attraverso le pareti e diventano più ampie man mano che si attraversano le camere da letto e il lungo salone-promenade, fino ad invitare la vista a perdersi nell’orizzonte. Tutto nella casa è giocato su questa contrapposizione tra chiusura e apertura, anche la disposizione della casa che è suddivisa in due spazi uniti da una ampia galleria aperta su due giardini, da un lato uno grande, dall'altro uno piccolo ed intimo: sulla costa sono affacciati soggiorno e sala pranzo, mentre le stanze per il riposo invece sono poste più indietro, lontane dal mare. L’accesso alla villa dall’asse stradale è mediato da un ristretto ingresso che lo stesso Moretti definiva “fauci”, mentre quello dal mare  è il cosiddetto “grottone”, un basamento su cui poggia la terrazza antistante la sala di soggiorno sigillato da uno splendido ed intricato cancello di Claire Falkenstein, già ideatrice nel 1960 delle cancellate del palazzo di Peggy Guggenheim a Venezia. Purtroppo, col tempo, Villa “La Saracena” è caduta nell’abbandono ,nell’incuria ed è attualmente in restauro.