FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

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I 5 migliori show della Stockholm Fashion Week SS26 La moda scandinava, tra oscurità e romanticismo

Il Nord Europa, forse più di ogni altra regione del nostro continente, possiede un proprio gusto e un proprio linguaggio. Se l’associazione più veloce che tutti fanno pensando alla Scandinavia e al suo stile è quella con il minimalismo e il normcore, negli ultimi anni sono stati diversi i brand che hanno fatto capire al mondo come mai il Nord Europa sia, oltre che un luogo di ordine e pulizia, anche una delle patrie del death metal – con una città svedese, Gothenburg, che ha letteralmente dato il nome a un preciso sottogenere di questo tipo di musica. Oggi però parliamo di un'altra città svedese, ovviamente Stoccolma, dove ieri si è conclusa una breve fashion week locale dove un gran numero di brand giovanissimi (e se non giovanissimi, come minimo, freschissimi) ha mostrato una serie di collezioni forse meno abbaglianti di quelle che si vedono a Milano e Parigi ma sicuramente molto più degne di nota per coerenza di visione e puro, incontaminato stile. Per portare la loro storia anche oltre i confini forse troppo stretti del fashion discourse del Sud Europa, abbiamo scelto di raccontare i cinque migliori di questi brand con le loro collezioni.

Questi sono i 5 migliori show della  Stockholm Fashion Week SS26.

1. Past Tense Studio

Brand nato da appena due anni, e fondato da Victor Lindh e Adrien Forray, rispettivamente direttore creativo e direttore operativo, Past Tense è forse il più “classico” dei brand presenti in questa lista. Il direttore creativo Lindh ha un pedigree non da poco: ruoli da Menswear Designer in Neil Barrett e Axel Arigato, la direzione creativa di Norse Projects mantenuta per due anni e, adesso, il progetto co-fondato con Forray, suo partner in affari. La collezione SS26, intitolata At Least the Sun Shines, è un piccolo capolavoro di semplicità e visione: sia la palette di colori che gli abiti portati in passerella sono molto essenziali, ma dotati di stupende proporzioni insieme strutturate e rilassate; i sandali presentati nello show, poi, sorta di fusione tra un mule e una rilettura post-industriale del modello fisherman sono di una modernità vagamente rude ma assai convincente. Volando più alto quando è più radicale, Past Tense è un’ottima addizione alla squadra dei minimalisti grunge che stanno rendendo la Scandinavia così interessante negli ultimi anni.

2. Imaskopi

L’ultima collezione di Imaskopi potrebbe essere descritta come un incontro tra i personaggi di Where the Wild Things Are con l’estetica di un rave. Immaginate copricapi cornuti da diavolo triste, scaldamuscoli e spessi maglioni infeltriti dalle maglie che si dilatano e cascano; veli e cappe indossati su outfit che sarebbero stati benissimo addosso a Kate Moss a Glastonbury. Fondato nel 2020 da Nelly Skog, e incentrato interamente su abiti fatti a maglia manualmente, tutti genderless ma soprattutto dall’aria così stupendamente oscura e decadente, le collezioni del brand rievocano un mondo quasi infantile, ingenuo ma indubbiamente notturno e ribelle. Sul piano del prodotto, i lavori di Skog presentano un’inventiva assolutamente notevole: le sue sciarpe-maglione, le longsleeve in cashmere impalpabili come ragnatele e i suoi accessori hanno qualcosa di ipnotico e suggeriscono storie che vanno ben al di là delle loro caratteristiche materiali.

3. SEAMS

Brand fondato nell’ottobre del 2023 dal giovanissimo Dustin Glickman, che ne è anche il direttore creativo, SEAMS nasce nel mondo della gioielleria e pone la domanda: Cosa succederebbe se i White Walkers di Game of Thrones o i Nazgul de Il Signore degli Anelli producessero gioielli? Quest’anno la trama si è fatta più fitta per Glickman, che ha presentato la sua prima collezione di abbigliamento con ottimi risultati. La visione creativa di Glickman è focalizzata al massimo: due o tre motivi ricorrenti, attitudine stupendamente punk, un tocco deciso e tagliente che è magnifico vedere espresso con tanta onestà e soprattutto senza pretensione. Il brand ha un’aura fortemente giovanile, e dunque ha qualcosa di idealistico e forse ingenuo, ma proprio questa genuinità fa percepire tutto l’entusiasmo di Glickman e la sua misuratezza nel lasciar correre la creatività senza farsela sfuggire di mano e uscire dal seminato.

4. Jennifer Blom

Passando dalle collezioni co-ed al womanswear “puro”, troviamo Jennifer Blom, designer che ha vestito in diverse occasioni la principessa Vittoria di Svezia, solo per citare la più illustre delle sue clienti. Uscendo per un attimo dal mondo gotico o minimalistico di cui abbiamo parlato finora, Blom ha presentato una collezione che era tutta leggerezza e romanticismo, con fluenti e leggeri abiti dai colori brillanti, costruzioni interessantissime e dotate di una rara nonchalanche e una serie di stampe, decorazioni e dettagli che fanno quasi emozionare. Essendo forse il brand più storico di questa lista, con 15 anni alle spalle, Blom è una designer dalla visione più matura e internazionale e potrebbe senza timore figurare nella programmazione di Parigi. Sicuramente, un brand che anche da questo lato d’Europa dovremmo riscoprire.

5. Fayette/Norling

Torniamo nuovamente nel mondo un po’ oscuro del punk con Fayette/Norling, brand fondato da Lovisa Norling e specializzato in giacche di pelle vegana dalle proporzioni a dir poco fantasiose: alcune cortissime con baveri alti e dritti come muri; altre con spalle che farebbero impallidire ogni power suit anni ’80; hoodie di pelliccia combinate a body in pizzo da Lolita; bomber con maniche tirate in alto che vestono un personaggio a metà tra il pugile e la ballerina; combo di caban e maxi-gonne neri come i vestiti di Nosferatu. Insomma, l’anima metal è fortissima, il dramma è totale e sicuramente il cuore è nel posto giusto – la parte migliore è che il brand non vende semplicemente queste giacche (volendo le affitta anche) ma le personalizza pure. Immaginate un atelier di couture ma per giacche con cui andare a un rave. Chi resisterebbe?