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Hello Berlin #6 - Black Anaar è il nuovo brand che mischia Berlino e Bahrain

La perfetta fusione tra lo spirito culturale e la storia del Bahrain e gli elementi techno e street-style propri di Berlino

Hello Berlin #6 - Black Anaar è il nuovo brand che mischia Berlino e Bahrain La perfetta fusione tra lo spirito culturale e la storia del Bahrain e gli elementi techno e street-style propri di Berlino

Una delle cose migliori del vivere e creare a Berlino è il fatto che diversi stili e culture riescano a trovare un modo nuovo di unirsi ed esprimersi. Un esempio perfetto di questa creatività è l’etichetta Black Anaar. Un brand che combina lo spirito culturale e la storia del Bahrain con gli elementi techno e street-style propri di Berlino. Perché, una cosa è ben chiara: se si vuole sfondare in questa città bisogna sfidare i canoni convenzionali. E questo è quello che fa Frances Stanford, canadese con origini ucraine fa con il suo brand autoprodotto. 

Il suo stile anticonvenzionale viene indossato ovunque, dai festival fino alle serate del Berghain - persino in Bahran dove ha vissuto negli ultimi sei anni. Noi l’abbiamo incontrata ed ecco cosa è successo.

#1 Che cosa è Black Anaar? Che cosa significa questo nome per te?

Black Anaar è un brand creato tra Berlino e il Bahrain. È un'espressione del mio gusto unico e personale in fatto di moda ... ma più di ogni altra cosa è un sbocco creativo. Amo la storia del frutto proibito e la conseguente "vestizione" di Adamo ed Eva. In Bahrain c’è un mito estremamente famoso in cui si dice che l’isola fosse in realtà il vero Paradiso e ci sono riferimenti a questo fatto anche in antichi testi sumeri, come i Racconti di Gilgamesh. È così che sono venuta a conoscenza del fatto che il frutto proibito avesse grossolanamente le sembianze di un melograno o Anaar in Farsi, Hindi e Urdu. Sono molto incuriosita da come queste storie, questi miti e i vari stili di vestizione cambino in base a dove ti trovi. Il melograno è anche simbolo di femminilità, purezza e persino vita ma sentivo il bisogno di inserire riferimenti binari al profano e sovversivo… così Black, “nero”. Un colore che non solo è potente ma che caratterizza Berlino, il suo stile e la sua potente scena techno. Una purezza più moderna, in un certo senso. Black Anaar è un nome che rappresenta sia la mia idea sia i luoghi che l’hanno ispirata.

#2 Come è nata l’idea di questo progetto?

Black Anaar è iniziato con il primo pezzo che ho prodotto, un gilet lungo con pantaloni sartoriali ricavati da due sciarpe del Kashmir. Stavo lavorando per il Ministero della Cultura in Bahrain e dirigevo un grande progetto pubblico chiamato Little India, volto a presentare le connessioni tra le due comunità. Ero stata molto ispirata dai sarti che avevano i negozi lungo tutto il souk. Durante il mercato i vari venditori si lamentavano che non ci fossero acquirenti e ci tenevo a dimostrare il potere dell’innovazione così…  ecco il mio primo modello. Ho ricevuto moltissimi complimenti così ho iniziato a produrre i primi capi. Una volta trasferita a Berlino ho trovato una comunità  volenterosa di sperimentare così sono partita dagli Abayas - un capo tradizionalmente musulmano portato dalle donne del Bahrain - e l’ho sdoganato dal suo significato religioso trasformandolo in un capo moderno et voilà, la mia prima collezione.  

#3 Qual’è la parte più difficile del lavorare in quest’industria?

Tutto costa davvero tantissimo! (ride). Produrre costa tantissimo, creare costa tantissimo… è assurdo. Quindi beh, direi il costo della vita.

#4 Per quanto riguarda l’ambiente della moda credi che il genere sia importante?

Per i tempi in cui viviamo non sopporto come tutt’ora venga il gusto di un individuo venga limitato da concezioni arcaiche e binarie. Insomma, è così noioso. Questo è un altro grande punto dietro il progetto: voglio sradicare queste norme di genere. Gli abiti che produco potrebbero sembrare femminili ma in realtà sono unisex. Voglio promuovere la libera scelta. 

#5 Che cos’è per te lo stile?

Un’espressione completamente unica di te stesso. 

#6 Descriveresti la moda come una forma d’arte?

Certamente! Per me è una forma d’arte assoluta. Ogni notte, prima di addormentarmi, immagino vestiti ed abiti e spesso devo abbozzarli prima di perderli per sempre. Ad essere onesti, quello che vedo nella mia mente è parte di un tutto un altro mondo, dove la moda trasgredisce molti aspetti della realtà e dove gli elementi di produzione come il denaro, e le normali leggi del "fashion system" non sembrano avere importanza…. In fin dei conti, in ogni forma d'arte gli aspetti più innovativi sono sempre quelli che confondono i confini tra  le varie discipline e la loro estetica. 

#7 Da dove trai ispirazione?

Moltissime cose. I posti in cui ho vissuto, ovviamente. Faccio anche moltissima ricerca… sono una persona molto visuale. Un’altra cosa che mi affascina sono le culture antiche e le loro forme d’arte. In un altro tempo il modo di vestire rappresentava chi eravamo,  come "sono una ragazza per bene che viene dall’ucraina", mentre ora è più legato alla nostra professione, "sono un avvocato".. capisci cosa intendo? 

#8 Il tuo sogno nel cassetto è… 

Ho sempre voluto realizzare una sfilata ma lo vorrei fare in maniera unica e in grande stile. Qualcosa di più che un semplice passerella, qualcosa di più esperenziale, a cavallo tra moda e performance… forse addirittura una nuova forma d’arte.

Credits
Photographer Jaber Alhashimi
Model Tabea Lutz