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Cosa vuol dire lavorare come assistente durante la fashion week?

Oggi come un tempo, straordinari e stipendi non pagati

Cosa vuol dire lavorare come assistente durante la fashion week?  Oggi come un tempo, straordinari e stipendi non pagati

Una sfilata di moda non è fatta solo di modelle che camminano in linea retta: moltissime persone sono coinvolte sia dietro le quinte il giorno dell'evento, sia nelle settimane precedenti il Fashion Month. C'è molto da fare in quello che sembra sempre pochissimo tempo, spesso un lavoro pesante che i senior della industry non vogliono fare. Il tutto finisce per ricadere sulle spalle stanchissime di stagisti e assistenti non pagati, o quasi. Tra i lavori più sottovalutati c'è sicuramente il ruolo di fashion assistant, mansione caratterizzata da lunghi turni, dal trascinarsi di valigie pesanti e dal ritiro di infinite ordinazioni di caffè. La professione di per sé è romanticizzata, in quanto la gente associa sempre il ruolo ai giochi d'infanzia, al travestirsi con abiti e accessori, ma in realtà il percorso per diventare stylist è un'impresa non da poco. «Mi è venuta l'orticaria per lo stress», racconta un'anonima assistente di Londra che ha lavorato al casting di una sfilata durante la Fashion Week. Nell'industria, lavorare ore extra è normalizzato e nessuno osa equipararlo a una cattiva gestione del proprio tempo, ma piuttosto a un sintomo di produttività. È un circolo vizioso: si inizia a lavorare nella moda come assistenti sottopagati, si fa carriera e si impara dai propri manager tossici per poi ricadere nella stessa trappola o ripetere lo stesso pattern. 

Nel suo recente articolo per The Cut, la giornalista di moda Cathy Horyn descrive la sua esperienza come modella per l'ultima sfilata di Demna per Balenciaga. Una testimonianza in cui l'autrice accompagna il lettore attraverso il processo di un fashion show, dal casting ai minuti che precedono  la sfilata. Descrive i numerosi fitting a cui ha dovuto partecipare nominando i diversi assistenti che ha trovato nel backstage. «Il team ha trasformato l'enorme showroom in mini camerini e c'era un guazzabuglio di assistenti. Era stranamente intimidatorio, perché non ero una modella», scrive. Poi continua a descrivere la scena e in ogni frase aggiunge altri assistenti al quadro della situazione. Curiosamente, anche se sono tra i meno pagati nella catena alimentare della moda, erano loro quelli che tenevano in piedi il tutto, svolgendo mansioni che molte persone non vogliono fare, senza prendersi alcun merito.

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Molti marchi, soprattutto quelli più piccoli, si avvalgono di stagisti non pagati o di assistenti a basso costo. Nel suo libro Il lavoro più bello del mondo, l'antropologa italiana Giulia Mensitieri descrive la sua esperienza di stagista non retribuita in un intero capitolo. Come parte del suo processo di ricerca, Mensitieri decide di fare uno stage non retribuito per un piccolo stilista belga senza nome durante il periodo che precede la Paris Fashion Week. Il marchio ha molti giovani lavoratori come lei che devono dare il massimo per il brand e la sua visione, pur potendosi permettere a malapena un pasto. Lo fanno perché credono nel sogno, nell'illusione che un apprendistato non retribuito possa portare a un'opportunità di avanzamento di carriera. Potenzialmente potrebbe, ma poter accettare di lavorare non pagati è un privilegio in sé. L'autrice sottolinea che durante la sua ricerca, solo una stagista ha osato mettere in discussione la retribuzione inesistente. Voleva essere pagata ma quando l'azienda si è rifiutata di farlo, si è licenziata - un comportamento legittimo ma raro nel settore.

Il sistema non si basa solo sul lavoro non retribuito, ma anche su una struttura gerarchica molto conservatrice. La persona al vertice, il direttore creativo di un brand, di solito riceve tutto il merito, indipendentemente da quanto abbia lavorato. Se nella collezione sfilano capi creativi, sarà lui a essere lodato per questo, non l'assistente che l'ha sviluppata. Gli assistenti di design, styling e PR sono la spina dorsale della settimana della moda. Sono i più laboriosi, perché sono all'inizio della loro carriera, pieni di entusiasmo, e trovano ancora tutto eccitante: è un momento unico nella loro carriera, in cui il fascino della fashion industry è ancora in grado di ingannarli, facendogli credere che tutto il loro duro lavoro alla fine sarà ripagato. Se consideriamo il mese della moda come un costrutto, molte cose devono ancora cambiare. Esiste tuttora una distinzione tra le persone dietro le quinte, che in tutta onestà fanno funzionare lo spettacolo, e le persone sotto i riflettori, che fanno l'inchino finale. In futuro, si potrebbe iniziare a rompere il circolo vizioso dello sfruttamento creditando gli assistenti per il lavoro che fanno, invece di dare per scontato il loro operato.