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Da dove nasce il mito delle Stan Smith di adidas

Dalle origini negli anni Sessanta fino alle collaborazioni più recenti

Da dove nasce il mito delle Stan Smith di adidas Dalle origini negli anni Sessanta fino alle collaborazioni più recenti

Quando si parla di un’icona si fa riferimento a qualcosa che viene riconosciuto con immediatezza, senza bisogno di troppe spiegazioni, a prescindere dalla latitudine alla quale ci si trova. Sicuramente questo è il caso delle celeberrime Stan Smith di adidas, sneakers che si vedono ormai in ogni angolo della strada, ai piedi di chiunque, anche a quelli del presidente della FIFA Gianni Infantino durante la premiazione degli ultimi Mondiali in Qatar; un incredibile passepartout che con la sua estrema semplicità è stato capace di inserirsi – e di affermarsi – nel vastissimo pantheon delle scarpe sportive. L’origine di questo modello è legata in modo indissolubile al tennis, così come a un’intuizione a dir poco geniale di Horst Dassler (che nel 1973 fonderà anche Arena), figlio di Adolph Dassler (detto “Adi”) uno dei fondatori di adidas.

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Negli anni Sessanta, infatti, le sneaker erano realizzate in canvas e l’idea, di Horst appunto, di sostituire questo materiale con il cuoio per la costruzione della tomaia da applicare poi a una suola di gomma, risultò brillante. Inizialmente il modello fu chiamato “adidas Robert Haillet”, in quanto dedicato all’omonimo tennista francese di fama internazionale che all’epoca incarnava perfettamente il concetto di icona tanto ricercato dal brand. Questa scelta rese le future Stan Smith un successo globale, indossate dai tennisti di tutto il mondo. Negli anni Settanta, però, Haillet si ritirò dalle scene e così adidas dovette trovare un altrettanto “iconico” sostituto, individuato nella figura di Stanley Roger Smith, che la leggenda del tennis Jack Kramer ha definito tra i ventuno migliori giocatori nella storia di questo sport. Fu questo il momento in cui le celebri sneaker assunsero l’aspetto che hanno ancora oggi, in particolar modo caratterizzate dal ritratto stilizzato dello sportivo di cui portano il nome sulla linguetta e dal tallone verde logato. Se provaste a googlare il nome Stan Smith tutti i primi risultati sarebbero immediatamente legati a queste sneaker e solo aggiungendo la parola “tennista” sarebbe possibile leggere qualcosa sul giocatore, entrato parimenti nel mito. Nel 2018, infatti, Smith pubblicò il libro “Some People Think I’m a Shoe” proprio a riprova dell’impatto assolutamente dirompente che queste scarpe hanno avuto fin dalla loro ideazione.

Il passaggio dai campi da tennis alle strade si è avuto solo negli anni Ottanta, quando cominciarono a essere indossate per pure ragioni estetiche e non più per il loro grado di comodità e innovazione, ormai superato da tanti punti di vista, parlando di performance sportiva. Ma a quel punto le Stan Smith avevano trasceso ampiamente la loro originaria funzione, assurgendo, di fatto, a icona senza tempo, ma anche senza sesso, età e categorizzazione stilistica alcuna. A riprova di tutto questo successo, non solo le vendite che al 2016 si aggiravano intorno ai cinquanta milioni di paia, ma anche la passione delle celebrities che le hanno da sempre indossate, abbinandole a tutti i possibili look e sfoggiandole anche in una versione personalizzata, come è avvenuto, per esempio, per Ellen DeGeneres con tanto di ritratto dedicato sulla linguetta. Oppure la celebre cover story di Vogue Paris del 2013 firmata da Inez & Vinoodh che immortala la super modella Gisele Bündchen con solo le scarpe bianche e verdi ai piedi, rappresentandone un altro grandioso momento celebrativo. Oltre a questa diffusione tra i personaggi famosi, c’è anche una continua incursione della moda che non può non essere menzionata. Partendo dalla prima collaborazione di Pharrell Williams che propose un set di Stan Smith dipinte a mano e vendute da Colette per raccogliere fondi a scopo di beneficenza o le più recenti “Pastel Pack” che vedono il tennista comparire nella campagna al fianco del cantante e producer. Ma anche la versione ecologica di Stella McCartney con lacci rainbow e micro stelle a sostituire la caratteristica foratura laterale, passando per gli innumerevoli rework da parte del maestro Yohji Yamamoto che con il suo Y-3 le rielabora con costanza, aggiungendo elementi che le possano rinnovare senza sovvertirne l’essenza. Per arrivare alle Stan Smith riviste da Raf Simons e caratterizzate da una R forata posta sul lato esterno quale firma essenziale del suo tocco altrettanto essenziale, celebrazione della “youth culture” tanto amata dal designer belga.

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Questi sono solo alcuni esempi che provano l’incredibile versatilità di questo modello evergreen che viene arricchito dalla creatività di grandi designer, ma anche dalle influenze derivanti dal pop, come le collabo con Disney, i Simpson e Lego, oppure dalla visione di creativi di nicchia come Thebe Magugu, fino alle sperimentazioni più ardite di Craig Green, come le recentissime “CG Scuba Stan”. Le più celebri del momento sono sicuramente la riedizione di Balenciaga, che le ha presentate con il lancio della collezione Resort 2023 della Maison presso la borsa di New York. Grazie al tipico tocco di Demna sono consumate e private della struttura interna, assumendo l’aspetto di objets trouvés. Una storia, quindi, davvero molto ricca che non accenna ad alcun minimo rallentamento, ma che anzi conferma un successo a dir poco iperbolico e in costante crescita.