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5 volte in cui i designer si sono ispirati al mondo del cinema

Dalle citazioni di McQueen a Hitchcock al mondo di Kubrick secondo Jun Takahashi

5 volte in cui i designer si sono ispirati al mondo del cinema Dalle citazioni di McQueen a Hitchcock al mondo di Kubrick secondo Jun Takahashi

«I film mi ispirano sempre... Li ho usati come fondali visivi nelle mie sfilate, perché creano un'incredibile atmosfera densa di emozioni», ha detto una volta Alexander McQueen. Per le loro collezioni, i grandi designer si sono sempre ispirati alle scene, alle ambientazioni e ai costumi dei loro film preferiti, anche se alcuni in modo più esplicito di altri. I fotogrammi cinematografici sono stati reinventati attraverso gli occhi degli stilisti in un numero enorme di collezioni e, trattandosi di settori in cui dare vita alle proprie visioni è una priorità assoluta, i registi e gli stilisti sono profondamente legati da tempo immemorabile. In definitiva, momenti come questi sono indicatori della reciproca influenza della moda e del cinema, ma non del tutto: sono anche indicativi del talento degli stilisti nell'incorporare diverse forme d'arte nelle collezioni per creare un mondo e una visione del tutto nuovi.

1. Ferragamo SS21 /Gattaca (Andrew Niccol, 1997) 

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Dopo aver lavorato con Luca Guadagnino la stagione precedente, l’allora direttore creativo Paul Andrew si era interessato al mondo del cinema. Per la Ferragamo SS21, ha preso in mano la situazione e si è "trasformato" in un regista, creando la propria versione di un film di fantascienza. Lo spazio della sfilata era un tour in realtà virtuale vagamente basato sul film cult distopico Gattaca, con tunnel illuminati che ricordavano le famose scene con Uma Thurman. Lo spazio comprendeva anche astronavi che volavano davanti a finestre che si aprivano su una città futuristica mentre gli abiti possedevano un forte tocco fantascientifico: uniformi elevate e sottili, impreziosite da un abbagliante gioco di colori fluorescenti, body bionici e tute intere ispirate alle tute da motociclista e le ha fatte stratificare sotto cappotti di pelle lavorata a caldo e priva di cromo. Erano presenti anche pantaloni o poncho in PVC trasparente biodegradabile - un riferimento a Blade Runner, un altro classico di culto! - e proposte di tute in lana gommata.

2. Undercover FW19 / Arancia Meccanica (Stanley Kubrick, 1971)

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Da sempre appassionato collezionista di reference cinematografiche, Jun Takahashi ha ripreso la sua nostalgia di Kubrick per la collezione FW19 di Undercover. Rimasta a oggi una delle collezioni più memorabili del brand, Takahashi portò in passerella le bombette e i bastoni da passeggio dei Drughi e anche molti dei fotogrammi di Arancia Meccanica, creando dei riferimenti più sottili con, ad esempio, la stampa del volto di Beethoven su una felpa. Altro riferimento al film è la maschera veneziana – che però qui viene riletta in chiave storica creando un parallelismo tra il protagonista del film, Alex de Large, e l’artista Caravaggio, citato sia attraverso l’invito che attraverso i drappeggi rossi o rossastri presenti in tutta la collezione – quasi a dire che la follia del criminale e la vocazione dell’artista sono due lati della stessa, problematica medaglia.

3. Prada FW14 / The Bitters Tears of Petra Von Kant (Rainer Werner Fassbinder, 1972) 

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Per Miuccia Prada, fare riferimento al passato (o anche semplicemente a se stessa) è diventato uno degli assi fondamentali della sua filosofia di design, e la Prada FW14 non ha fatto eccezione. Intitolata Atto II, la collezione di Prada è stata una cupa lettera d'amore di Miuccia all'immaginario d'essai del regista new wave Rainer Werner Fassbinder e al suo masochistico film Le lacrime amare di Petra von Kant uscito nel 1972. Seguendo il tormentato abbandono di un'altezzosa stilista, il film è uno studio spietato delle dinamiche relazionali di Petra con le altre donne, che ritrae il suo stato d'animo, suggerito visivamente dai suoi abiti e dai suoi capelli. La collezione era il più semplice possibile: bordi in shearling in cambio di abbellimenti appariscenti, rasi larghi simili a quelli degli abiti delle flapper degli anni Venti, maglioni chevron oversize e un unico cappotto rosso senza colletto. In movimento, i montoni oversize con spalline squadrate sopra le sottovesti di organza solidificavano la nozione di costume che la collezione intendeva realizzare. Era il pezzo teatrale perfetto per la quintessenza della donna Prada: dura e sensibile; drammatica, ma mai arbitraria.

4. Alexander McQueen SS95 / Gli Uccelli (Alfred Hitchcock, 1963)

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Alexander McQueen ha dimostrato di essere da sempre affascinato dalle opere del film Gli Uccelli di Alfred Hitchcock. Pare che il film fosse uno dei preferiti di McQueen che, da bambino, lo guardava a  casa di sua zia. Proprio come il regista de Gli uccelli, Alexander McQueen ha fatto sì che le donne che indossavano i suoi abiti apparissero in equilibrio e allo stesso tempo sorprendenti in mezzo al caos del mistero e della violenza. Sono stati utilizzati cappotti con stampe di merli e piume, così come abiti costruiti con nastro adesivo e ricoperti di segni di pneumatici, dando l'impressione di essere stati investiti da un'auto. La protagonista astuta e sfuggente, alias Melanie Daniel, è stata resa vulnerabile attraverso l'effetto dei suoi abiti nel film: «Questa bella donna [è stata] inserita in un ambiente sconosciuto e messa a rischio estremo, ma alla fine [ha] vinto. Tutto ciò è in pieno stile McQueen», afferma Simon Ungless, compagno di studi e amico di lunga data di McQueen alla Central Saint Martins. 

5. Raf Simons SS18 / Blade Runner (Ridley Scott, 1982) 

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«Ci sono accostamenti diversi e fuori contesto, fondamentalmente; si tratta di film, di Blade Runner, di culture che scivolano insieme: questo è il messaggio più importante per me», ha detto Simons all'epoca. Per la sua collezione SS18, Simons ha voluto tornare alle origini: ai giovani e alle loro subculture, i punk, le new wave e i nuovi romantici - ma in modo più estremo. Non sarebbe stato Raf se fosse stato estremo. L'ispirazione era chiara come il sole, nonostante l'oscurità della passerella: dalle lanterne di carta stampate con grafiche dei New Order e dei Joy Division da Peter Saville, alle insegne al neon scorrevoli che recitavano Replicants, in omaggio al cult di fantascienza Blade Runner.