Livia Mazzocchetti
IED Roma
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Interior Design, II anno
22 anni
Città Sant'Angelo (Pescara)
Le scuole sono state fra le prime strutture ad adeguarsi alle nuove misure di emergenza. Quali sono i pro e i contro delle lezioni da casa?
Il mio istituto, IED Roma, ha subito messo in pratica le nuove modalità di svolgimento delle lezioni tramite piattaforma virtuale. A mio avviso la riuscita dell’apprendimento a distanza è variabile, perché qualsiasi riscontro è filtrato da uno schermo che diventa una finestra che attraversa realtà differenti con caratteristiche autonome, ma necessariamente in relazione. Nonostante ciò, alcuni corsi online mi hanno appassionata quasi quanto quelli reali. La capacità di concentrazione dello studente deve essere maggiore e l’attitudine dell’insegnante di coinvolgere è ancor più determinante che nella realtà: i contesti casalinghi possono risultare sfavorevoli - connessione scarsa, coinquilini chiassosi, divani che invitano al sonno – ma logisticamente anche vantaggiosi. Proprio per questo, spero che in situazioni eccezionali possa rimanere aperta la possibilità di seguire le lezioni online. L’esperienza diretta, lo scambio di opinioni, il confronto e la possibilità di guardare negli occhi chi parla mi mancano molto, ma non sono opportunità completamente assenti: devono solamente essere vissute, per adesso, tramite spazi e tempi virtuali.
Le industrie del fashion e del design sono state fra le più colpite dall’isolamento. In qualità di consumatore e di futuro addetto ai lavori, quali saranno le conseguenze peggiori di questa crisi?
Tra tutte le tipologie di aziende, sicuramente quella legata al mondo della moda e del design rimarrà particolarmente colpita. Al di sotto di questi settori, esistono realtà umane che vivono di questo tipo di creatività. Non facendo parte dei beni primari, il mondo del design certamente subirà un de-potenziamento forte della produzione e della vendita, ma credo anche che sarà chiamato a rinnovarsi, a capire quali saranno le esigenze che un mondo irreversibilmente cambiato porrà. Credo che, in campo architettonico, sarà necessario andare a intervenire il più possibile sugli spazi meno popolosi e restituire una densità più consona al nostro territorio italiano. Borghi, paesi, campagne potranno diventare una risorsa territoriale ed economica. Nelle città, invece, credo sarà fondamentale il ruolo degli interior designer: mai come ora ci siamo resi conto di come uno spazio esterno integrato nella casa possa risultare vitale nelle nostre giornate. Dopo questo periodo storico, penso che l’attenzione di noi progettisti dovrà essere rivolta in modo più rigoroso a questo tema.
Il tuo lavoro si nutre di creatività. Qual è la soluzione per continuare ad essere creativi?
I miei stimoli non sono cambiati, piuttosto si sono adattati. Nonostante l’esperienza diretta abbia per me un ruolo di primaria importanza per la crescita personale e lavorativa, in cui cerco il confronto e mi piace ascoltare le realtà che mi circondano, non si può di certo dire che siamo a corto di immagini e informazioni. Anzi, in questo momento più che in altri potremmo sentirci virtualmente sovra-stimolati. Forse per questo ho spontaneamente dato peso al mondo virtuale tanto quanto alla riflessione, al silenzio, all’osservazione di tipo più contemplativo. Ho sempre fotografato forme e colori della realtà che mi attraggono e, proprio per questo motivo, l’idea di avere sempre le stesse quattro mura davanti agli occhi mi ha inizialmente sconfortata. Ho fotografato meno soggetti, ma mi sono soffermata più tempo ad osservarli. Penso alla mattinata di pioggia in cui i grigi e i verdi dell’esterno si mescolavano in layer sovrapposti; a come sono cambiati i fasci di luce sul bianco dei muri da marzo a maggio, fotografati per due mesi; all’accorgersi che alcuni uccelli cantano a mezzogiorno ed altri al tramonto; a come è cambiata la percezione degli spazi domestici, costretti ad assolvere più funzioni rispetto alla normalità. L’osservazione porta alla riflessione; che a sua volta porta, anche senza accorgerci, ad avere un approccio più libero nella produzione. Ho sicuramente guardato più film del solito, cercando di recuperare delle lacune accumulate nel tempo, spesso mettendomi d’accordo con amici più esperti di me per guardarli simultaneamente nelle rispettive case per non rinunciare ai commenti post film. Pensavo di divorare decine di libri, invece ho letto come sempre. E questo si ricollega all’accettazione serena di approfittare certamente di questo periodo per cercare stimoli nuovi, per recuperare ciò che abbiamo rimandato, ma senza sviluppare un horror vacui rispetto alla necessità del fare, del produrre.