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È vero che la Gen Z non vuole scene di sesso al cinema?

Diamo un’occhiata ai dati

È vero che la Gen Z non vuole scene di sesso al cinema? Diamo un’occhiata ai dati

I risultati di un recente sondaggio condotto dal Dipartimento di Psicologia dell'UCLA, chiamato Teens & Screens, sta facendo i giri di numerosi giornali in questi giorni. Il takeaway principale a cui tutti paiono guardare riguarda il rapporto della Gen Z con le rappresentazioni di romanticismo e le scene di sesso sullo schermo. Secondo lo studio, infatti, o la maniera in cui i media lo hanno interpretato, la Gen Z odierebbe le scene di sesso in tv. E persino lo studio stesso sottolinea come «il 56% della Gen Z americana afferma: "Sto notando che sempre più persone nella mia cerchia scelgono deliberatamente di essere single", a dimostrazione della loro convinzione che "essere single non è qualcosa da risolvere - è il proprio lieto fine". In effetti, alcuni sono persino respinti dal pensiero degli appuntamenti online» creando un parallelismo tra la ritrosia nel ricercare rapporti di coppia tradizionali e una specie di presunto moralismo di cui molti tacciano la generazione. Eppure i dati dicono altro: il 51,5% degli adolescenti intervistati ha espresso un forte desiderio di contenuti mediatici incentrati sull'amicizia e sulle relazioni platoniche; un considerevole 44,3% dei partecipanti ritiene che il romanticismo nei media sia sovrautilizzato, mentre il 39% cerca attivamente l'inclusione di personaggi aromantici e/o asessuali sullo schermo; infine, il 47,5% degli adolescenti indicano che le scene di sesso non sono necessarie nell’avanzamento della trama di film e serie tv. Proviamo a capire cosa significa.

Dalla natura delle domande poste, si può capire che il sondaggio riguarda meno le scene di sesso in sé per sé e più la natura delle storie e la loro costruzione. All’interno del sondaggio, infatti, si insiste molto su quel topos narrativo per cui se due personaggi del sesso opposto si trovano in una storia devono, obbligatoriamente, innamorarsi alla fine. La convenzione è, in effetti, una delle più antiche in termini di narratologia – e già per i contemporanei di Flaubert risultava spesso scontata e banale. Ancora più significativo è il rifiuto delle relazioni eteronormative stereotipate da parte degli adolescenti, che vedono la rappresentazione delle relazioni romantiche spesso come innaturale, forzata o tossica. Ma non immaginatevi una pruderie moralistica o un’ansia di censura: lo studio si riferisce a quelle volte in cui lo sviluppo di una relazione romantica sullo schermo promuove comportamenti estremi che sono romantici sullo schermo ma risultano pienamente disapprovabili nella vita vera. Un esempio su tutti? Le pagine della nostra vita, che parla di una storia d’amore sicuramente passionale ma in cui, a ben vedere, i due innamorati si stanno insultando, aggredendo e anche ricattando emotivamente per la maggior parte del tempo. E chi tra i lettori non ha provato almeno un po’ di cringe di fronte al romanticismo mieloso e veramente moralistico di Twilight? Lì la storia d’amore era parte della trama, ma analizzando il rapporto tra Bella ed Edward il loro “romanticismo” includeva diversi aspetti problematici, tra cui lo stalking, che non venivano analizzati ma giustificati in maniera riduttiva come passione amorosa che tutto travolge, mettendo il drama al di sopra della plausibilità e facendo di Bella una specie di oggetto passivo dell’amore di tutti. 

@dwiz_0 I came to relax and eat not to watch some meat #foryou #netflix #smh IM NOT WATCHING THIS - KENNEDYYY

Lo stesso vale per il resto dei dati: la Gen Z rivela una chiara preferenza per i contenuti che riflettono le proprie vite personali e che risuonano con le loro esperienze e dunque semplicemente non si riflettono nella semplificazione e banalizzazione delle dinamiche romantiche sullo schermo. Quando si dichiara che il romanticismo nei media è sovrautilizzato si vuole dire che in tantissimi film e serie lo si usa come riempitivo per trame ben più esili – e che anche quel riempitivo è poco plausibile. Quando invece si legge che si vorrebbero più personaggi aromantici o asessuali sullo schermo, non si sta invocando a una purga dell’amore dagli schermi ma al desiderio di vedere personaggi che mostrino che anche chi sceglie di rimanere solo romanticamente non farà una fine triste e disperata. Insomma, ci può essere anche un lieto fine che riecheggi quello iconico di Casablanca in cui Ingrid Bergman sta già volando via sul suo aereo, e Humphrey Bogart dice a Claude Rains: «Louis, credo che questo sia l'inizio di una bella amicizia». Altro magnifico esempio, guardando a Marvel, sono i Guardiani della Galassia, in cui la storia d’amore tra Star-lord e Gamora potrebbe essere asportata dalla storia senza alterarla. Insomma viva l’amore, purché non sia obbligatorio. Infine si arriva al nodo della questione: le scene di sesso non necessarie. Quando nel 2011 uscì Game of Thrones tutti parlavano solo di quanto sesso fosse presente nelle scene: col tempo le scene di sesso sono via via sparite, ma la funzione che servivano all’epoca, oltre a rendere più piccante e realistico lo show, era descrivere un mondo dove la lussuria gioca un ruolo nelle dinamiche di potere e nello sviluppo della trama. Il sesso serviva a segnalare che non si era nel medioevo infiocchettato di Robin Hood e della Disney, ma di un mondo narrativo assai più crudo. In questo senso, numerose scene di sesso nei film e nelle serie moderne non fanno parte del worldbuilding e nemmeno risultano utili alla trama – basti pensare a Euphoria, a Outlander o a Shameless

@trevorwallace.ytb when there€™s a seggs scene on ur flight #Shorts original sound - Trevor Wallace

Non è un caso se molti definiscono Elite un porno dato che, con una media di 3,5 scene di sesso ogni puntata, sembra la trama un supporto delle scene e non queste ultime un supporto alla trama: la logica è la stessa di quei film erotici softcore che vent’anni fa si compravano in VHS. Se però fino agli inizi del 2010 uno show era trasgressivo e irriverente mettendo in mostra il sesso (pensiamo a True Blood, che si poneva come anti-Twilight proprio per la libertà nell’uso di sesso e violenza) oggi quella “fame” si è molto placata: quando Sex & The City debuttò, ad esempio, vedere un contenuto sessuale sullo schermo era una novità, le immagini di nudo non erano così a portata di mano. Oggi, nell’era del porno sullo smartphone, si vive il sesso in maniera abbastanza immersiva da provare quasi fastidio di fronte a una scena di sesso non necessaria. Anche nella TV italiana valeva la stessa regola: una certa categoria di film comici anni ’80, ad esempio, includeva spesso la nudità dato che gli spettatori di quel tipo di film non ne vedevano molta e un seno nudo bastava per alimentare mesi di fantasie. Oggi abbiamo non solo una quantità immensa di porno per le mani attraverso gli smartphone ma lo stesso discorso sul sesso si è molto liberalizzato rispetto a vent’anni fa, la sua presenza è ancora rilevante ma raramente è qualcosa di proibito o segreto: il passaggio dalla piccantezza di Sex & The City alla dolcezza di Sex Education è grandioso per la Gen Z, meno entusiasmante per quei Millennial a cui il senso di proibito piaceva. Ma ce ne faremo una ragione.